Italian Graffiti / In morte (annunciata) di un grande impianto
Giovedì 8 Febbraio 2018
Storie di ordinaria civiltà sportiva. Mentre a Roma muore il Flaminio, a Berlino rilanciano il parco olimpico del 1936 e a Los Angeles rinnovano il Coliseum costruito nel 1923.
di Gianfranco Colasante
Se mantenere in efficienza e, soprattutto, trattare con rispetto i propri impianti sportivi costituisce un parametro per valutare la civiltà di un paese, direi che noi siamo messi piuttosto maluccio. Sto parlando dello Stadio Flaminio e del suo inarrestabile degrado, tornato in questi giorni ai fasti della cronaca (si fa per dire) per il ritrovamento, al suo interno, del cadavere di un senza tetto che, assieme ad altre decine, vi aveva trovato rifugio. Dopo che l'intero impianto, abbandonato da anni dalle istituzioni che dovrebbero prendersene cura, sta seguendo una china che lo porterà all'inevitabile demolizione. Auguriamoci solo che questa non avvenga risolvendo tutto con il tritolo del Genio Militare, come capitò nell'estate del 2008 al Velodromo dell'EUR. Anche quello un gioiello architettonico costruito per Roma 1960 la cui memoria, alla stessa stregua del Flaminio di Pier Luigi Nervi, continuerà ad esistere solo nei testi universitari di architettura.
I sentieri di Cimbricus / United, il giorno che spense il sorriso
Giovedì 8 Febbraio 2018
di Giorgio Cimbrico
Sessant’anni fa, appena nove dopo Superga, un’altra tragedia spazzò una grande squadra. Del Toro, rosso come il sangue e il barbera (Giovanni Arpino), non rimase nessuno; del Manchester United, un nucleo di sopravvissuti che, come disse Bobby Charlton, “quel giorno perse gli amici e il sorriso”. Charlton aveva 20 anni: lui e Harry Gregg, il portiere, sono gli unici rimasti. Voci da una tragedia. “Voli cancellati: arrivo domani”, telegrafa a casa Duncan Edwards prima che li richiamino per il terzo tentativo di decollo. “Qui c’è da morire: bene, sono pronto”, mormora Liam Whelan salendo a bordo e leggendo il proprio destino. “Andiamo in fondo, è più sicuro”, invita Frank Swift, il vecchio portiere della Nazionale e del City, diventato commentatore per News of the World. “Cristo, non lo tiriamo su”, grida Ken Rayment, secondo pilota, a James Thain, il comandante. La velocità cala, l’Elisabethan della Bea, volo 609, piega sulla sinistra, esce dalla pista, investe alberi, entra in una casa, inizia a bruciare.
Fatti&Misfatti / Crepuscolo del basket sotto la Mole
Mercoledì 7 Febbraio 2018
di Oscar Eleni
Nascosto fra la gente di Cuneo che ascoltava estasiata Nicola Roggero reduce dal Super Bowl, cantore di uno sport che sembra estinto, incantato dalla vita di Alberto Merlati al tempo del vino e delle rose. Perché Cuneo, perché il Piemonte, perché Alberto Merlati universitario azzurro che a Napoli sul terrazzo dell’albergo fingeva di fare miracoli indossando un peplo bianco da Gesù dei canestri? Perché, cari amici, siamo seduti per protesta davanti alla Mole: indignazione antonelliana. Ci piaceva tanto la Torino di De Stefano, di Gamba, che, fino a prova contraria è l’allenatore più vincente d’Italia e non lo diciamo adesso che siamo un po’ irritati con Recalcati, in arte Micione Charlie, eravamo attratti da quella del professor Guerrieri che ha generato Romeo Sacchetti. Adesso, dobbiamo confessarlo, siamo soltanto indignati e preoccupati.
Fatti&Misfatti / Sempre aperta la fabbrica delle campane
Martedì 6 Febbraio 2018
di Oscar Eleni
Con l’elmetto d’ordinanza al seguito dei “presidenti increduli”, un nuovo partito per il 4 marzo, che a Minneapolis hanno visto vincere gli sfavoriti nella finale del football americano. Trionfo degli Eagles di Filadelfia sui plurigioiellati New England Patriots. Era dai tempi di Vince Papale e Dick Vermeil che la città non si sentiva più degna di Rocky. Passata la festa e la sbornia via sul volo di ritorno per andare in un altro posto gradito ai “presidenti increduli”, un borgo meraviglioso che si chiama Ripalta Cremasca. Ci sono otto artigiani che mandano avanti l’ultima officina dove si costruiscono campane poi vendute in tutto il mondo e a molte redazioni di giornali. Al corteo presidenziale non poteva mancare il Malagò uno e trino che in questi giorni divide e comanda, dal calcio degno di spelacchio, al comitato olimpico nazionale, alla spedizione che da venerdì in Corea cercherà di alleggerirgli le casse per i sacrosanti premi olimpici, anche se chi sperpera e ruba su tutto finge di essere indignato perché l’oro azzurro vale 150 mila euro mentre le altre nazioni (Germania 20 mila, USA 38 mila) pagheranno molto meno. Una volta tanto saremmo contenti se il CONI tornasse dai Giochi invernali con le casse vuote.
Saro' greve / Indianapolis, la capitale dei miei ricordi
Lunedì 5 Febbraio 2018
Giuseppe La Mura, l'allenatore dei trionfi azzurri nel Canottaggio.
di Vanni Lòriga
Questi primi giorni del febbraio 2018 ci propongono una serie di celebrazioni, ricorrenze, anniversari e genetliaci per cui non potrò essere né “greve” né breve. Ieri mattina, allo Stadio Moretti-Della Marta di Civitavecchia, si è disputata per la sesta volta la manifestazione podistica “Semplicemente ricordando Oscar”, dedicata ovviamente ad Oscar Barletta. Racconterò, con i doverosi riferimenti storico cronistici, chi sia stato per me (e per l’atletica nazionale) il famoso “bella fata…” Stamane all’Università La Sapienza ci sarà l’ultima lectio magistralis di Enzo D’Arcangelo. Poche ore più tardi ci riuniremo, in limitata ma pregiata compagnia, attorno al desco approntato per festeggiare i primi 80 anni di Augusto Frasca.
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