ALL-TIME (U/D)
Non poteva mancare (e non volevo farmelo mancare …) un angolino riservato a pochi intimi. Un ritaglio dove potranno scorrazzare a loro piacere gli ultimi cultori di un “vezzo” che ha accompagnato l’atletica sin dai suoi primordi, ma che ormai sembra appartenere a un passato remoto e non rimpianto: la raccolta, l’elaborazione e lo studio dei dati statistici. Proprio per questa montante disaffezione, dai 500 risultati per gara da cui ero partito, ho ritenuto opportuno scendere a 100/130.
Ecco, quindi, le “Migliori prestazioni All-time” italiane per le 51 specialità più praticate: le 47 gare del programma olimpico (24 maschili e 23 femminili non considerando la staffetta "mista"), più 3000 m e Marcia 10.000 m per gli uomini, 3000 m e Marcia 5000 m per le donne.
In tempi di generale e consolidato regresso dell’interesse per l'atletica, la consultazione sarà una buona occasione per ricordare e apprezzare i risultati di un passato neppure tanto lontano.
Tabella di riepilogo statistico
100 m - 200 m - 400 m – 800 m – 1500 m/Miglio – 3000 m – 3000 m Siepi –
5000 m – 10.000 m – Maratona
110 m ost. – 400 m ost.– 4x100m - 4x400m
Marcia 10.000 m – Marcia 20 km – Marcia 50 km
Alto – Asta – Lungo – Triplo
Peso – Disco – Martello – Giavellotto
Decathlon
Tabella di riepilogo statistico
100 m – 200 m - 400 m – 800 m – 1500 m/Miglio – 3000 m – 3000 m Siepi –
5000 m – 10.000 m – Maratona
100 m ost. – 400 m ost. – 4x100 m – 4x400 m
Marcia 5000 m – Marcia 20 km -
Alto – Asta – Lungo – Triplo
Peso – Disco – Martello – Giavellotto
Eptathlon
UNA NECESSARIA PREMESSA
(gfc) Per qualunque graduatoria “All-time” – risultati assoluti o prestazioni che siano – va tenuta presente una osservazione che finisce col mettere in dubbio l’utilità stessa della loro stesura. Le cosiddette “graduatorie di sempre” nascono infatti con un imperdonabile peccato originale: la pretesa di voler accostare, su un medesimo piano temporale e soprattutto tecnico, prestazioni ottenute in condizioni ambientali notevolmente difformi.
Ma non basta. Ci si chiede: come è, infatti, credibilmente possibile (o utile) confrontare un risultato ottenuto, mettiamo, ai Giochi Olimpici con uno analogo conseguito in una riunione a carattere regionale? Ma, pur con tutti i distinguo, non sembra esistere altro metro di confronto cui riferirsi per valutare, se non altro, il “valore facciale” di ogni singolo risultato.
UN PO' DI STORIA.
Questo "gusto" per le cifre in atletica ha seguito uno sviluppo nel tempo, costante almeno fino alla fine del secolo scorso. Doveroso ricordare il contributo del fiorentino “d’altre epoche” Roberto L. Quercetani [Firenze, 1922-2019] con i suoi lavori sull’atletica internazionale avviati – sul finire degli anni Quaranta – in sintonia con il californiano Don H. Potts [Seattle, 1921 - Santa Barbara, 2001] e, in ambito europeo, con lo svizzero Fulvio Regli [Genova, 1924 - Lugano, 1997].
Lavori culminati – il 26 agosto 1950, in occasione degli Europei di Bruxelles – nella costituzione dell’ATFS (Association of Track & Field Statisticians) della quale Roberto fu eletto primo presidente (incarico, il suo, retto fino ai Giochi del Messico) e nel varo del primo “International Athletic Annual” sopravvissuto, pur tra alternanza di compilatori e di formule, fino ad oggi e attualmente affidato alle cure dell’inglese Peter Matthews. Dell’ATFS ho fatto parte – quinto membro italiano in ordine di tempo dopo RLQ, Bonomelli, Mengoni e Massara –, dal 1963 al 1984, quando, a mio modo di vedere, si erano ormai esauriti gli scopi originali dell’associazione e s'annunciava l'era spersonalizzata e un po' meccanica e fredda del computer.
COME E' ANDATA IN ITALIA
Nel nostro Paese le prime stesure sono dovute, inizialmente, al veneziano Lamberto Heinz [1890-1961] e, nella seconda metà degli anni Venti del Novecento, ad un giovane Bruno Zauli (sua anche la compilazione del primo Annuario federale uscito a Bologna nel 1932 per i tipi de Il Littoriale, giornale per il quale lavorava). Zauli pubblicò, sempre nel 1932, l’opuscolo “L’Atletismo Italiano attraverso le cifre della Statistica” nel quale prendeva in esame i “primi 10” dal 1927 al 1932, introducendo anche una prima elaborazione grafica dei risultati.
Un filone ripreso e proseguito, nel dopoguerra, con l’irruenza del suo carattere, dal bresciano Bruno Bonomelli [1910-1993] – l'altro italiano, con RLQ, ad aver figurato tra i fondatori dell’ATFS – con preziosi volumetti annuali e “All-time” apparsi tra il 1949 e il 1956. Una doverosa citazione è infine dovuta per il marchigiano d'origine pescarese Luigi Mengoni e per i fratelli calabresi Massimo e Salvatore Massara [1932-2004], pionieri in Italia della ricerca statistica in chiave femminile. Dal mio canto, all'inizio degli anni Sessanta, cercai di colmare il vuoto seguito ai lavori di Bonomelli con una serie di opuscoli annuali, la cui veste grafica era diametralmente opposta alla passione che li ispirava.
Tutti gli opuscoli e libretti di quel tempo (compreso il rarissimo ciclostile con le liste europee diffuso nel 1948 da Quercetani e Regli) conservo raccolto e ordinato con rispetto in un angolo della mia vasta biblioteca dedicata agli scritti di atletica. Anche se devo convenire che da molti anni nessuno appare più interessato alla loro consultazione.
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