Kenya & Doping / Un nuovo tipo di "colonizzazione"?
Sabato 7 Febbraio 2015
LUCIANO BARRA
Nel recente articolo sulle candidature di Coe e Bubka alla presidenza della IAAF, ho indicato il problema del Doping come uno dei più gravi che il futuro Presidente dovrà risolvere. In particolare ho scritto (e scusate l’autocitazione, ma assolutamente necessaria): ”Il vero problema è il ‘modello di atletica’ che negli ultimi venti anni si è perseguito: record e dollari a tutti i costi. Fino a quando non si cambia questo modello il problema del doping non si risolverà. Così come fino a quando non verranno introdotte norme chiare per investigare e squalificare tutti coloro che sono intorno agli atleti (medici, tecnici, manager, e quanto altro) il bubbone non si estirperà. Chi crede che siano gli atleti a doparsi solo per il risultato, non ha capito nulla.” Alcuni fatti accaduti in Kenya in questi giorni mi autorizzano ad entrare in maniera più precisa nel problema e vedere di scoperchiare alcune pentole. Anche quanto accaduto in Russia è ormai arcinoto, non tanto per la quantità di casi doping, ma soprattutto per quanto accaduto intorno a una campionessa della Maratona con accuse corruzione a dirigenti nazionali ed internazionali. Per mia salvaguardia, come dice Maurizio Crozza, “io non ci credo” (!)
IAAF / Tra Bubka e Coe chi sara' il nuovo presidente?
Martedì 3 Febbraio 2015
La lotta tra due grandi ex-atleti per governare uno sport che ha molti problemi e che necessita di una rapida rifondazione
LUCIANO BARRA
Con il recente annuncio di Sergey Bubka, che segue quello di alcuni mesi fa di Sebastian Coe, la corsa alla presidenza della IAAF è incominciata sul serio. Non è prevedibile un terzo candidato, anzi ce ne è sempre stato solo uno, e va ricordato come in 103 anni di storia il nuovo eletto sarà solamente il sesto presidente della federazione internazionale di atletica, a sottolineare quanto questa federazione sia stata nel tempo molto “conservatrice”. Prima di iniziare, merita un breve excursus su quanto accaduto in questi 103 anni, anche per meglio capire cosa ci attende. Vediamo. Tre giorni dopo la conclusione dei Giochi Olimpici di Stoccolma 1912, Siegfrid Edström – velocista svedese di livello nazionale – forte dal successo dei Giochi di cui era stato presidente, fu l’artefice della fondazione della IAAF diventandone presidente, scettro tenuto per ben 34 e lasciato solo per andare a presiedere il CIO. Rimane famoso per aver impedito a Paavo Nurmi la partecipazione ai Giochi di Los Angeles del 1932 con l’accusa di professionismo. Ciò creò una dolorosa frattura fra Svezia e Finlandia che fu rimarginata solo nel 1952, quando a Nurmi fu dato l’onore di accedere il tripode all’apertura dei Giochi di Helsinki.
Piste&Pedane (1) / Fassinotti e tre nuove ragazze nella Top Ten
Lunedì 2 Febbraio 2015
Nella scarna vetrina di gennaio, spot per Marco Fassinotti che a Hustopece sale a 2.34i battendo l’ucraino Andriy Protsenko, argento europeo e 2.40 di personale. Ed eguagliando il limite assoluto nazionale, già raggiunto lo scorso anno agli Assoluti indoor di Ancona. Per Marco – miglior italiano 2014 secondo T&FN – che vive a Birmingham dove si allena con Fuzz Ahmed, era la seconda gara dell’anno: quindici giorni prima, all’esordio, aveva saltato 2.32i. Buon terzo posto, con 2.30i, di Silvano Chesani, al rientro dopo aver mancato per infortunio l’intera stagione all’aperto 2014. Nella stessa serata di Hustopece, Alessia Trost riparte da 1.96i riprendendo il dialogo con l’alto livello internazionale, dopo un 2014 alquanto deludente. Problemi che sembrano superati grazie a una nuova rincorsa aumentata a otto passi. Per restare ai saltatori in alto, miglioramento di Desiree Rossit, sua compagna di allenamento con Gianfranco Chessa, salita a Pordenone al nuovo personale: 1.91i e ingresso nella Top Ten di sempre.
CONI / Sul fronte doping scendono in campo i carabinieri, ...
Venerdì 30 Gennaio 2015
(gfc) Tutto il doping ai carabinieri? Sarà perché fatico a prendere sul serio i “dirigenti” dello sport italiano (di ieri e di oggi), ma il nuovo annuncio di Giovanni Malagò, mi ha sollecitato qualche riflessione. Allora, riepiloghiamo. Intervendo all’Istituto Superiore di Sanità, il presidente itinerante del CONI ha anticipato che il prossimo 9 febbraio verrà data contezza di un accordo quadro tra il CONI e i NAS dei carabinieri “per una svolta epocale” sulla lotta al doping. Come è noto, la materia è regolamentata dalla legge 376/2000, ancora in attesa di una piena applicazione (per Torino 2006 venne addirittura “sospesa”, bizzarria tutta italiana, …). Quindi le indagini restano affidate ai tribunali e ai carabinieri che ne sono parte attiva. Di contro, sin dal 2007 il CONI ha sottoscritto un accordo con l’esecutivo riservandosi i controlli sull’alto livello (Schwazer e compagnia, per capirci, … ma poi è dovuta intervenire la WADA) e lasciando a una commissione ministeriale quelli sugli amatori, anche se resta imprecisata la linea grigia che separa i due settori. A completare il quadro, ecco il laboratorio anti-doping dell’Acquacetosa che però va per conto suo, affidato com’è alla federazione medico-sportiva. Poi, sullo sfondo, incombono la WADA, l’onnipotente agenzia mondiale anti-doping, e il CIO che vorrebbe leggi dello Stato più incisive. Quindi, …
Roma 2024 / L'incontro di Davos: si continua a sognare, ...
Giovedì 22 Gennaio 2015
Resta, sovrano, un certo imbarazzo a leggere i resoconti dell’incontro a tre tenuto ieri, sotto la neve di Davos, tra Matteo Renzi (Governo), Thomas Bach (CIO) e Giovanni Malagò (CONI). Mezz’ora in tutto per dire, in conclusione, poco più che nulla sulla candidatura di Roma 2024. Buone intenzioni, certo, frasi di circostanza, ovvio, ma niente di più oltre la cortesia e il bon ton. Il solo dato certo che emerge alla fine è il rinvio a fine febbraio della data di presentazione della “squadra”: era invece previsto che i nomi eccellenti sarebbero stati svelati proprio a Davos. Segno che c’è più di una difficoltà e che si guarda con una certa apprensione al “fuoco amico”, come sospetta Malagò. Al momento sappiamo che si tratterà di una “candidatura low cost”, sempre copyright Malagò, “come non se n’è mai vista una in Italia” (ma Malagò non era in squadra già per Roma 2020?). Per il resto, la solita invocazione al diritto di sognare, “specie per i giovani”. E qui l’imbarazzo si fa palpabile: in un paese che vanta (si fa per dire) una disoccupazione giovanile al 44%, l’elenco dei sogni si riduce a un posto di lavoro. Tanto per rimettere i piedi in terra, altro che “fuoco amico”. Intendiamoci, ...
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