Basket / I Robin dello scudetto relativo (Milano al 27°)
Martedì 14 Giugno 2016
di OSCAR ELENI
Vincendo in gara 6 al PalaBigi (74-70) Milano supera Reggio Emilia e colleziona il suo 27° scudetto. E’ già storia o c’è dell’altro?
Anche il campionato italiano di basket è finito. Finalmente, sospira Petrucci che al Messina titubante sul dopo preolimpico, speriamo dopo l’Olimpiade, presenta i campioni di casa, quindi il Cinciarini rivisitato dagli spettri e liberato sul campo della passata gloria e l’Alessandro Gentile che ora farà sospirare perché esiste chi potrebbe dargli più del milione di euro della casa Armani nella Europa granda, o, come dicono i moltissimi estimatori a voce alta, magari la stessa Houston di Mike D’Antoni. Glieli porterà insieme agli “ espatriati” per scelta di vita che pure hanno vinto il titolo nei posti dove li hanno adottati: Gigi Datome, che a Milano ci sarebbe stato benissimo, MVP con i campioni del Fenerbahce; Nicolò Melli, ah che sbaglio lasciarlo andar via perché con Repesa avrebbe fatto i progressi visti nella splendida gestione del Trinchieri che ha rivinto il titolo tedesco col Bamberg e ora potrebbe anche essere interessato alle offerte del Maccabi che punta anche sul Pianigiani; Daniel Hackett maritato e vincitore del titolo greco con l’Olympiakos.
Canottaggio / In memoria di un olimpionico: Franco Faggi
Lunedì 13 Giugno 2016
di FERRUCCIO CALEGARI
Franco Faggi, il prodiere del celebre Quattro senza della Canottieri Moto Guzzi che vinse l'oro olimpico a Londra nel 1948 è morto nella nottata tra sabato e domenica. Si trovava a Rapallo, in casa della figlia. A marzo aveva compiuto 90 anni, ed era sempre vivacissimo nei suoi ricordi. Ricordi ricchi: una vita remiera intensa, che iniziava a farsi conoscere nei duri tempi della guerra. Nel “1943 poteva emergere nelle poche gare del periodo col titolo di Campione Juniores Alta Italia” – si legge nel libro storico della Moto Guzzi – “A 17 anni la gioia di un podio importante, e nella ripresa postbellica sotto la guida di Angelo Alippi si impegnava intensamente vincendo a settembre del 1945, all'Idroscalo di Milano, il titolo di Campione Alta Italia del Quattro senza, per poi passare dal 1946 ai successivi obiettivi nazionali e internazionali di maggiore spessore, scattando sul traguardo europeo del 1947 a Lucerna, sino al trionfo olimpico a Londra nel 1948”.
Atletica / Marta Zenoni, giovane talento del mezzofondo
Sabato 11 Giugno 2016
di DANIELE PERBONI
La ragazza è un vero e proprio “animale da gara”. Così la definisce il suo allenatore, Rosario Naso detto “Saro”. La ragazza, diciassette anni compiuti nel marzo scorso, risponde al nome di Marta Zenoni (foto Colombo/Fidal). Bergamasca, famiglia sportiva (madre e sorella maggiore mezzofondiste), è un gioiellino che l’atletica italiana attendeva da tempo, forse troppo. Da quando era nella categoria “cadette” macina vittorie e record a profusione. Nel 2015 si è piazzata terza au Campionati mondiali allievi (al limite dei 18 anni) e non era certo contenta del risultato. Il 2016 è iniziato ancora meglio. Oltre al doppio titolo italiano indoor, 800 e 1500 metri, dei tricolori assoluti, lunedì 6 luglio ha sbriciolato l’ennesimo record: 2’01”91 sugli 800. Ma non basta.
Calcio / Cominciano gli Europei, ma l'allenatore resta a casa
Venedì 10 Giugno 2016
Ha firmato, ha firmato, … esultavano ieri i maggiori fogli sportivi, e non solo. Si riferivano a Giampiero Ventura che lascia il Torino dell’editore Urbano Cairo per andare ad allenare la nazionale maggiore, pupilla di Carlo Tavecchio. Un paradosso, almeno temporale, visto che così la squadra azzurra - mai tanto dimessa come adesso - si trova ad avere due allenatori. Uno in entrata, Ventura, l'altro in uscita, Conte: per lui addio fissato alla conclusione degli Europei, vada come vada. Ma il calcio ci ha abituato a tutto: non per nulla, proprio l'altroieri in TV, il premier Matteo Renzi, sempre parco di parole, ha detto che tutta l'organizzazione calcistica italiana ha fallito e andrebbe rifondata (smentendo di aver sostenuto il recupero di Montella).
Persone&Storie / "Io non ci sto": due chiacchiere con Pietro Pastorini
Giovedì 9 Giugno 2016
di DANIELE PERBONI
Quando ci siamo visti a Roma, dopo la Coppa del Mondo di marcia, il “vecchio” non era dell’umore giusto. Non aveva affatto digerito tutto il clamore che si era sviluppato attorno alla famosa vicenda Schwazer. Poche settimane dopo ci siamo reincontrati dalle nostre parti a Lomello, profonda Lomellina, il suo regno incontrastato. Sono bastate poche parole e altrettanti veloci sguardi per intenderci. “Ok Pietro, dimmi cosa ti sta sullo stomaco”. “Non ora, vediamoci con più calma”. Detto e fatto. Ora siamo qui, nella penombra della sua cucina e circondati dal silenzio del giardino. La prende alla larga il “vecchio”. Parte da lontano. “Hai già visto il mio orto? Ho finito. Tutte le verdure sono state seminate. Peccato per i grafion (ciliege da mettere sotto spirito), le poche maturate se le sono mangiate quei maledetti storni. Non ne è rimasta una”. (nella foto, Pastorini assieme al rimpianto direttore della Gazzetta, Candido Cannavò).
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