Saro' greve / La storia vera del mitico record di Mennea
Lunedì 11 Settembre 2017
di Vanni Lòriga
Il giorno 12 settembre 1979 Pietro Paolo Mennea stabiliva sulla pista dell’Olimpic Stadium di Città del Messico il primato mondiale sui 200 metri, coprendo il mezzo giro di pista in 19 secondi 72 centesimi. Prima di esaminare tutti i dettagli tecnici di quella storica impresa, tuttora record europeo, espongo il singolare rapporto personale che ho avuto con Mennea. Approdo al Corriere dello Sport (chiamato da Antonio Ghirelli) nell’aprile del 1967. I miei primi articoli riguardano i primati italiani di Simeon (disco a 57.88, 57.90, 59.96 in successione) il 16 aprile a Milano. Nello stesso giorno un giovanissimo Mennea partecipa a Foggia ad una gara di velocità: prima trasferta di una carriera che lo avrebbe portato a girare il mondo. E a dominarlo. Nel 1968 nel campionato allievi del 29 settembre all’Arena di Milano si classifica al quarto posto (9"4) nella finale vinta dall’iglesiente Angelo Cherchi (9"2).
Piste&Pedane / Ma a prevalere e' il pessimismo della ragione
Lunedì 11 Settembre 2017
di Daniele Perboni
Continuano gli incontri fra il vecchio e disilluso cronista e l’asfissiante frequentatore di bar, consumatore feroce di pagine rosa, specialista di tutto un po’…
Come dice, scusi? Che ci ristoriamo ancora una volta davanti allo stesso bancone con una consumazione veloce? Purtroppo dice il vero, anche se non è un incontro voluto e cercato. Come dice? Che le sembro un cicinin velenoso? Ha perfettamente ragione. Oggi, poi, non è giornata. Se le chiedo di lasciarmi in pace riesce ad esaudire il desiderio di chi cerca solo un attimo di solitudine? Come dice, scusi? Che sì, mi lascerà nel tormento solo e soletto. Ripeta prego che non ho compreso l’ultima parte del discorso! Capito, una sola domanda e poi se ne volerà via. Bene, dica pure. Come? Che vorrebbe sapere come è finita la faccenda della crisi nera in cui versano i corridori italiani? Porti pazienza, ma di quali corridori parla?
Atletica / Si vuotano gli stadi, si punta sulle piazze
Domenica 10 Settembre 2017
di Carlo Santi
Spariscono i meeting che hanno fatto la storia della nostra atletica, dalla Notturna di Milano al meeting di Formia per non parlare di Rieti (nella foto: giusto tre giorni fa ricorreva il decennale del record del mondo di Asafa Powell nei 100 metri con il suo 9"74) mentre nascono tante piccole competizioni. Ognuna di queste vuole proporre la formula magica per rilanciare il movimento. Dimenticano, però, questi organizzatori, che per raggiungere la vetta occorrono sudore, determinazione, volontà e grande applicazione. Non basta l'inglese. Chivasso ha riproposto giusto ieri "Jump Experience" (l’esordio di questa nuova invenzione due anni fa a Chieri), una gara di salto in alto in piazza che ha visto lo svizzero Loich Gasch ed Elena Vallortigara vincere rispettivamente con 2.18 e 1.85. Salti e musica per intrattenere il pubblico, proprio quello che accadrà il 20 settembre a Roma in piazza del Popolo con "Fly Europe".
I sentieri di Cimbricus / Ma cos'e' questo streaming?
Sabato 9 Settembre 2017
di Giorgio Cimbrico
Non c’è soltanto l’uso scemo delle parole inglesi da parte di chi di solito l’inglese non lo sa e ignora che in italiano c’è il corrispettivo. Location uguale posto, luogo, località; seasonal best, miglior risultato di stagione. Ma mi è capitato di sentire anche “stagional best”. Quanto alle run, sarebbe bene chiarire una volta per tutte che in atletica esistono le batterie e le serie. Le run non so cosa siano. O meglio, mi pare che si corrano nello skateboard, un passatempo finito a furor di potenti nel programma dei Giochi Olimpici a vantaggio di chi produce quello strumento.
Opinioni / La crisi dell'atletica e' proprio irreversibile?
Giovedì 8 Settembre 2017
Pubblichiamo con piacere l'intervento dell'ambasciatore De Mohr (nel 2005 ad Helsinki) sollecitato dall'articolo di Candido Cannavò che abbiamo riproposto nei giorni scorsi.
di Ugo G. de Mohr
Caro direttore, non mi sarei sognato di intervenire nel corrente dibattito sui mali, o meglio la quasi inesistenza dell'Atletica Leggera italiana (sono ormai troppo, e da troppo tempo “fuori” da una realtà che, pur non smettendo di affascinarmi, ritengo non mi legittimi a proporre opinioni ed ancor meno a trinciare giudizi) se il vecchio articolo di Candido Cannavò che hai avuto la saggezza di pubblicare non mi avesse catapultato all'indietro di una dozzina d'anni, a rivivere una personale, intima sofferenza patita nel 2005, quando il sostanziale disastro della spedizione italiana guastò in modo irrimediabile la vera e propria festa che mi ero predisposto a vivere e celebrare ad Helsinki dove, all'immediata vigilia del mondiale, in un simbolico abbraccio accolsi in Residenza con infinito entusiasmo l'intera delegazione italiana.
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