Opinioni / Il caso Zaytsev e la follia di un paio di scarpe
Mercoledì 18 Luglio 2017
di Carlo Santi
Con questo articolo inizia la sua collaborazione a sportolimpico.it Carlo Santi, già inviato del Messaggero e autore di numerose opere sulle Olimpiadi
Un paio di scarpe da non calzare, con tutto quello che ne consegue in termini economici perché di soldi si parla, cambia lo sport. O meglio, cambia troppe regole. Il caso di Ivan Zaytsev, il pallavolista azzurro che non vuole calzare le Mizuno, che sono le scarpe dello sponsor della Federazione, ma le Adidas, rappresenta una vicenda che sa di follia. E di questa follia se ne occupa addirittura il vertice dello sport italiano. Giovanni Malagò, che del CONI è il presidente, tra una riunione di Giunta e un Consiglio nazionale trova il tempo di parlare di scarpe. La Federvolley appare bloccata per Zaytsev, prima cacciato dal ritiro della nazionale prima di tentare un altro disperato modo di farlo tornare.Tutto chiaro, tutto davvero chiaro. Ogni atleta ha il suo sponsor e nelle occasioni che contano - l’azzurro in primis - vuole indossare quell’abbigliamento. Ci sono contratti da rispettare e la squadra passa in secondo piano. Parliamo di squadra per ogni disciplina, anche quelle individuali poiché quando si è in azzurro c’è un team unico e di quel team tutti ne fanno parte.
Piste&Pedane / Baldini: "si poteva fare anche meglio"
Martedì 18 Luglio 2017
di Daniele Perboni
Permettete un paradosso? Due argenti e un bronzo. Sarebbe allora questo il bottino della giovane Italia ai Campionati Europei under 23 di Bydgoszcz (Polonia). Stupiti? Pensate ad un errore dello scrivente o che, sempre l’articolista in questione, abbia preso un abbaglio, sia andato improvvisamente fuori di melone? Niente di tutto questo. Le nude e fredde statistiche stanno lì, a dimostrare che abbiamo pienamente ragione. Facciamo i nomi dunque dei medagliati made in Italy. Argento: Christian Falocchi (alto), Filippo Randazzo (lungo); bronzo: Sebastiano Bianchetti (peso). Stop. Gli altri, tutti a casa con qualche rammarico. Ma come, e il resto della squadra? Quale resto? Questi sono i nostri migliori rappresentanti saliti sul podio. Gli altri, molti altri, hanno raggiunto la finale ma non hanno contribuito a mettere medaglie nel carniere.
Opinioni / Come sopravvivere ad un'estate torrida
Martedì 18 Luglio 2017
di Luciano Barra
L’unica maniera per sopportare l‘estate torrida che stiamo subendo è avere un minimo di aria condizionata ed un buon televisore, oltre che un computer a portata di mano. Questo è quello che ho fatto questo week-end battendo tutti i record di ascolti televisivi sportivi contemporanei. Prima Wimbledon. Chi non è mai stato a fisicamente a Wimbledon – come a Twickenam per una partita di Rugby – non sa cosa è “cultura sportiva”. In questo caso, oltre all’icona del magico impianto di Church Road, SW 19, si è aggiunta la magia di Roger Federer. Bravo Fausto Narducci sulla Gazzetta di lunedì scorso a dipingere gli aspetti umani e morali di questo campione. La Gazzetta ha così cancellato (in parte) le stucchevoli paginate sulla campagna acquisti, sul “closing” del Milan e sulle imprese morali del “Giggio nazionale”.
Fatti&Misfatti / Tra api e alghe l'estate di Milano
Lunedì 17 Luglio 2017
di Oscar Eleni
Felice di passare la povera estate nella Milano gambe aperte, fra universitari che cercano col rugby, al Giuriati, una via d’uscita dalla schifosa teoria che licenziare è bello, fra volontari che cercano di salvare le api nascoste in città, dopo essere scappate dai pesticidi della campagna, mimetizzato sotto una panchina fatiscente cercando di capire se le alghe dell’Idroscalo sono peggio delle case bianche lasciate degenerare prima e dopo la visita di Papa Bergoglio. Oh Milano gambe aperte come cantavano Gino Paoli e Ricky Gianco. Sei davvero così bella come dicono i tanti visitatori fra Duomo, Cenacolo e Brera? Diciamo che, zanzare a parte, una Darsena discarica, parchi lasciati ai bruchi, si trova in giro tanta gente, costretta, per loro fortuna?, a fare estate in città e allora perché non sentirsi figli di un Dio maggiore se il Milan e l’Emporio Armani hanno rifatto le loro squadre, rimesso tutto a posto anche se da lontano molto non sembra in ordine.
I sentieri di Cimbricus / Le giovani cavallette della Linda Cuba
Lunedì 17 Luglio 2017
di Giorgio Cimbrico
Jordan Diaz, altissimo, elastico come Tiramolla, capace di volare come il Guerriero che non si arrende di Avatar: nemmeno 16 anni e mezzo (23 febbraio 2001) e 17,30 di triplo, mondiale giovanile strappato a Lazaro Martinez, settimo al mondo in questo momento: la risposta cubana agli altri adolescenti che hanno guadagnato la scena, Jakob, il più piccolo degll Ingebritsen, e Armand Duplantis, lo svedese che viene da Dixieland, che a 11 anni saltava 3,86 e a 17 anni e mezzo si è già lasciato alle spalle 5,90. Diaz, con quel suo rimbalzare alto e ritmato, molto sovietico: gli allenatori arrivavano dal freddo.
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