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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Black Britannia: "Dio mio, ma sono nero?"

Martedì 31 Ottobre 2017

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di Giorgio Cimbrico

Quando, meno di quarant’anni fa, Viv Anderson debuttò nella nazionale di calcio che ebbe la meglio sulla Cecoslovacchia, l’esordio del difensore del Nottingham Forest ebbe una certa eco: per la prima volta un giocatore di colore (a quel tempo si diceva così e nessuno gridava allo scandalo) vestiva la maglia con i tre leoni. Oggi la situazione è la seguente: Lewis Hamilton, nonno di Grenada, isola appena a nord di Barbados, è per la quarta volta campione del mondo di F1; Anthony Joshua, nigeriano che ha visto la luce a Watford, è campione del mondo dei massimi per due sigle e aspira legittimamente alla riunificazione del titolo; Maro Itojie, londinese dalle solide radici nigeriane, seconda e terza linea, sarà molto presto capitano della nazionale di rugby.

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Fatti&Misfatti / Nel mondo a spicchi la colpa e' del cavallo

Martedì 31 Ottobre 2017

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di Oscar Eleni

Mendicante davanti alla casa di Pozzecco nella magia di Formentera dove, ce lo giura il Vanetti, il mattocchio sembra diventato anche un eccellente cuoco. Voglia di tenerezza dove aver letto sul Curierun la ricetta del Poz per un basket zeppo di stranieri e che si vende male. Filo rosso con la contestazione che parte da Bologna e arriva a Torino, trovando affinità sulla supercazzola di Amici miei, ad una Lega che chiude stalle svuotate dalla fuga di troppi buoi, una “famiglia” che si staccherà dal Federico Zurleni accolto come un messia e ora congedato, bene a dire la verità se la liquidazione supererà i 200 mila euro come si dice, più o meno come tanti altri che promettevano mari e si sono persi nei monti della mediocrità.

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CIO / eSports olimpici: piatto ricco, mi ci ficco

Lunedì 30 Ottobre 2017

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(gfc) Il nostro giornale lo aveva anticipato già lo scorso 13 Settembre, quando erano filtrate le prime notizie sul riconoscimento degli "sport" elettronici in versione olimpica. Sulla strada indicata dalla FIFA col suo torneo mondiale aperto a milioni di giocatori da salotto. Ora il CIO annuncia il primo passo nella medesima direzione, ma ne occorreranno almeno altri tre, anche se il risultato pare scontato in partenza. Certo, il piatto è ricco e convincente: tra programmi, consolle, sponsor, è in ballo almeno un miliardo di dollari. Ma resta legittimo - come fa Santi nel suo intervento - chiedersi se "questo è sport". Soprattutto olimpico. Una prima risposta l'ha data la Corte Suprema britannica che, interpellata, ha già stabilito che il Bridge non è uno Sport ma solo un Gioco. Una strada chiusa per il futuro prossimo venturo? Non ci giureremmo.

di Carlo Santi

L’Olimpiade sta diventando un grande carrozzone. Come ultima trovata, i signori degli anelli, i dirigenti del CIO guidati dal tedesco Thomas Bach, hanno deciso di considerare gli e-Sports, ossia i videogiochi, ufficialmente discipline agonistiche. C’è chi parla di storica apertura dopo la riunione di Losanna che ha stabilito di considerarli una vera e propria “attività sportiva”. Certo, fanno sapere dal CIO, dovranno rispettare i valori olimpici e dotarsi, per questi nuovi atleti del computer, di controlli antidoping e anche con le scommesse. Un’autentica pazzia. Vediamo meglio.

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Saro' greve / Franco Sar, un sardo oltre Quota-90

Lunedì 30 Ottobre 2017

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di Vanni Lòriga

Sarò greve, anzi grevissimo con chi mi ha criticato per aver dimenticato di citare, nell’ultima uscita del mio “sarà greve”, il nome e la figura di Franco Sar. Il motivo è semplice. A lui intendo dedicare particolare attenzione. La merita anche perché, fra tutti gli ospiti del recente "Arese-day", è quello che conobbi per primo. L’incontro avvenne esattamente nel maggio del 1945. Con la squadretta di calcio del nostro oratorio della Chiesa di San Francesco di Oristano ci recammo a giocare ad Arborea. Là ci attendeva la squadra dei Salesiani del mitico Don Ruggero Piemontese. L’allenatore era Don Armando Alessandrini che decantò soprattutto il centravanti, un ragazzo che non aveva ancora compiuto i 12 anni, che era già alto 1.80 ed al quale predisse un futuro da campione. Il suo nome era (ed è) Franco Sar.

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I sentieri di Cimbricus / Tra mutazioni e modeste proposte

Lunedì 30 Ottobre 2017

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di Giorgio Cimbrico

Uno spettro si aggira per l’atletica: si chiama febbre di rinnovamento, caliente desiderio di cambiamento. E così dobbiamo ascoltare le lodi tessute da lord Sebastian Coe per la Nitro Cup, una sorta di Giochi senza Frontiere (senza la presenza rassicurante di Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi) o prendere atto dell’intervento di GianMarco Tamberi che vorrebbe abolire le qualificazioni per offrire, hic et nunc, al pubblico presente e televisivo il brivido caldo della competizione finale. Tamberi, giovane, reduce da grave infortunio e scottato da quel che gli è capitato a Londra, può anche essere capito, compreso, ma è bene ricordare e ricordargli che una buona parte del fascino dell’atletica è legato all’imprevedibilità, all’improvviso mugghiare delle onde del destino, a un’entrata in scena della nemesi, come nella tragedia greca. Chi ha un patrimonio di memorie può ricordare eliminazioni clamorose, bocciature impreviste, cadute rovinose. Fa parte del gioco.

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