Piste&Pedane / L'era La Torre: ventiquattro mesi di fuoco
Mercoledì 3 Ottobre 2018
Toccherà a lui raccogliere la sfida per far uscire la nostra atletica dal guado in cui si è cacciata. Compito non facile.
di Daniele Perboni
Cinquanta giorni dopo la fine dei Campionati continentali di Berlino l’atletica italiana ha trovato, finalmente, la sua nuova guida. Il “fortunato” prescelto è una vecchia conoscenza delle “Piste e Pedane”, nel senso di atletica, quella vera, quella dove si corre, si salta, si lancia e si marcia. Non ce ne vorrà, ne siamo certi, il direttore di questa “Piste&Pedane”. Insomma, per dirla con Socrate, tanto tuonò che alla fine piovve. Dopo numerosi assalti, sempre respinti con grande nonchalance, Antonio La Torre alla fine si è lasciato convincere. Sarà lui, tecnico di Ivano Brugnetti (campione olimpico della 20 km di marcia a Atene 2004 e mondiale della 50 a Siviglia 1999), il nuovo Direttore Tecnico per i prossimi due anni: 24 mesi di fuoco. Anzi solo 20 mesi, e qui usiamo le parole del nuovo “commissario”.
Piste&Pedane / Giani e Sar, due grandi che ci hanno lasciato
Lunedì 1° Ottobre 2018
Un breve ricordo di due personaggi che hanno contribuito alla grande atletica degli anni Sessanta, insieme a Tokyo 1964.
di GFC
Se ne sono andati a distanza di poche ore e di pochi chilometri l'uno dall'altro. L'uno a Varese, il biondo ed elegante velocista Ippolito Giani che tutti chiamavano "Ito" (nella foto), e l'altro a Monza, il decathleta Franco Sar. Due grandi atleti, ma soprattutto due persone di qualità, protagoniste della ricca atletica degli anni Sessanta, insuperata vetrina di un'epoca nella quale lo sport era innervato solo dal valore dei singoli e dal calore dell'ambiente. In queste occasioni, si tende ad elencare i risultati agonistici di chi ci lascia, anche se per loro sono tanti ed importanti, e vanno dai campionati nazionali fino ai Giochi Olimpici: non per nulla entrambi fecero parte della squadra d'atletica per Tokyo 1964. Quando Giani gareggiò nei 100 e Sar - che aveva otto anni di più - disputò il suo secondo decathlon olimpico, dopo i fasti di Roma '60 (nessun altro italiano ha saputo eguagliarlo).
Fatti&Misfatti / Mondo di sotto, tra faraoni e cellulari
Lunedì 1° Ottobre 2018
"Non se ne può più di spogliatoi invasi dai telefonini e giocatori collegati a tutto meno a quello cui dovrebbero pensare".
di Oscar Eleni
Dal meraviglioso museo egizio di Torino per sapere dal faraone più famoso quali sono gli dei che non vogliono le nazionali a Torino. Ci eravamo andati col basket e la Croazia ci ha buttato fuori dal sogno olimpico. Ci siamo tornati con la pallavolo che stava infiammando l’Italia e non abbiamo trovato la strada per arrivare alle finali perché i serbi hanno fatto un partitone, mai più ripetuto e infatti se ne sono andati a casa senza medaglie, mentre la Polonia, come si è visto, era lo squadrone da battere e se ne sono accorti i brasiliani in finale, oltre a tutti i maligni che pensavano al sorteggio favorevole quando abbiamo trovato polacchi e serbi e non americani e brasiliani che intanto spupazzavano i russi che ci avevano fatto a pezzi.
Saro' greve / Il quattrocentista Ottoz e il decathleta baritono
Lunedì 1° Ottobre 2018
Un salto indietro nella storia della Compagnia Atleti dell’Esercito che piange il suo Ippolito “Ito” Giani.
di Vanni Lòriga
Precettato dall’inarrestabile entusiasmo organizzativo del Luogotenente Pino Pecorella, già tecnico del Centro Sportivo Esercito, ho partecipato all’incontro che, presso la Caserma Silvano Abba alla Cecchignola, ha radunato molti di coloro che vi svolsero il servizio di leva. Sono così ringiovanito esattamente di 55 anni perché nel dicembre 1963 assunsi il comando della 1ª Compagnia Speciale Atleti. Un paio d’anni impegnativi ma felici ed indimenticabili. Potrei raccontare infinite e talora ignote storie di sport e non è escluso che lo faccia a breve scadenza, parlando di quella che fu la mia “naja”.
I sentieri di Cimbricus / La Torre muove solo in avanti
Venerdì 27 Settembre 2018
Toccherà a questo professore universitario far ripartire la dismessa atletica italiana. Prossima fermata: Tokyo 2020.
di Giorgio Cimbrico
Sulla scacchiera screpolata, dalle caselle malferme, dell’atletica italiana, sta per muovere La Torre. La pedina non va in diagonale, non effettua i salti del cavallo: sempre diritta, in orizzontale e in verticale. Nel caso di Antonio, in avanti. Come la sua vita. Metalmeccanico alla Breda, sindacalista, quando Sesto San Giovanni era ancora la Stalingrado d’Italia, il sessantotto vissuto da ragazzo ma abbastanza da fargli brillare gli occhi, che brillano ancora oggi, dopo mezzo secolo. La speranza, la futura umanità sono fuochi che è difficile estinguere e buttar le braci è delittuoso.
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