Fatti&Misfatti / In fila per dieci, a piedi nudi nel parco
Lunedì 8 Ottobre 2018
Di italiani nei quintetti base se ne sono visti davvero pochi nel Paese ”sportivo” che litiga per una Olimpiade da assegnare.
di Oscar Eleni
Al buio su una carrozza della metropolitana verde di Milano fra le stazioni di Famagosta e Assago Nord. Panico senile su una fermata brusca mentre un bambino chiedeva all’accompagnatore altre storie sull’Olimpia dei 28 scudetti. Maledetta sfortuna, ci siamo detti, perché avremmo voluto essere al giardino dei giusti di Verona per sentire il canto argentino dei milanisti, quello tutto speciale dei tifosi Fortitudo che, involontariamente, si sono gemellati con quelli della Virtus pure lei a Nord Est: da questa settimana la stella del calcio e di Pippo Inzaghi resta sola. Le due sorellastre del basket bolognese esordiscono vincendo, si fotta lo straniero che aveva promesso un Bologna football club da sballo come diceva il presidentone Dallara quando i cronisti gli rimproveravano di non avere abbastanza rossoblu nella seconda maglia.
I sentieri di Cimbricus / Per una fenomenologia del gioco del golf
Lunedì 8 Ottobre 2018
"Oscar Wilde aveva torto: il golf è un motore della storia. Golfisti di tutta Europa, se non lo siete già, unitevi."
di Giorgio Cimbrico
Oscar Wilde diceva che il golf non fa diventar scemi, però aiuta. Inguaribile snob, l’irlandese che amava un solo sport, quello della battuta marchiata a fuoco. Il golf aiuta anche a riavvicinare l’Europa all’Italia o viceversa. E’ sotto quella bandiera stellata – non penta – che Francesco Molinari ha dato un solidissimo se non decisivo contributo per la conquista della Ryder Cup, inventata poco più di novant’anni fa da un commerciante britannico di sementi che amava andar per prati con bastoni e palline e che, tirando fuori di tasca sua, un migliaio di sterline inventò la sfida transatlantica, per lunghi anni un faccia a faccia tra americani e britannico-irlandesi, ora aperta anche agli ibero-italo-scandinavi.
Saro' greve / Franco Sar ovvero come si diventa campioni
Lunedì 8 Ottobre 2018
Mentre Franco riposa nel sonno dei Giusti vogliamo dedicargli qualche altro ricordo attraverso i suoi progressi.
di Vanni Loriga
Ne ho molti in quanto ho avuto modo, come ho già scritto, di frequentarlo per oltre settanta anni. Tutti sanno, e lo abbiamo già detto, che è stato il più grande decatleta italiano. Occorre precisare che si è trattato soprattutto di un atleta “multiplo”, vestendo la maglia azzurra anche negli ostacoli e nel lancio del disco e primatista italiano nell’asta oltre che nel suo preferito decathlon. Altre cifre in calce. È anche doveroso ricordare che si avvicinò al decathlon per caso. L’allenatore che lo avvia all’atletica è Giuseppe Dettori.
I sentieri di Cimbricus / Storie italiane, dall'Appendino alle Ande, ...
Giovedì 4 Ottobre 2018
La candidatura no-stop dell'Italia riunifica il Lombardo-Veneto: neppure il governatore Radetzky l'avrebbe previsto.
di Giorgio Cimbrico
Dagli Appennini alle Ande, attraverso le Alpi: mission e vision (per non parlare della legacy …) che si sprecano per il CONI e soprattutto per l’uomo che ne regge le redini e che dall’Argentina tornerà da membro del CIO: per chi si occupa di sport, equivale a uno di quegli ordini cavallereschi che la Regina graziosamente elargisce all’inizio di ogni anno. L’ouverture è andata e ora Don Giovanni può entrar nel vivo. L’Olimpiade in terra italiana è la bella che deve finire nel “non picciol libro” delle sue conquiste e il novello cavaliere sa che ha una sola stoccata a disposizione. Per l’estate, zero speranze: 2024 Parigi, 2028 Los Angeles, 2032 Coree riunificate, 2036 … Figurarsi se Berlino non si mette in testa di celebrare il centenario dei suoi Reich Spiele. E il 2040 è obiettivamente lontanuccio.
I sentieri di Cimbricus / L'irreversibile mutazione dello sport
Giovedì 4 Ottobre 2018
"Il Kronos-Capitalismo promette soldi e li elargisce, costringe a mutazioni muscolari, impone una nuova biomeccanica".
di Giorgio Cimbrico
In una delle pinturas negras che Francisco Goya creò nel retiro, popolato di incubi, della Quinta del Sordo, Kronos divora i sui figli. Kronos ha l’aspetto di un vecchio pazzo, i capelli scarmigliati, gli occhi bloccati in una fissità attonita e crudele. È l’immagine che mi insegue e mi perseguita da tempo, attuale ogni giorno di più, da usare ogni volta che proviamo a parlare di sport e siamo costretti a un linguaggio da borsa, da banca d’affari, da manovre tra colossi guidati da uomini senza volto. Kronos almeno un volto ce l’ha, orribile e bestiale, ma ce l’ha.
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