Piste&Pedane / In attesa di Berlino '18, speriamo cada il muro
Giovedì 14 Dicembre 2017
di Daniele Perboni
Di ritorno da Samorin, in Slovacchia, dove abbiamo assistito ai Campionati Europei di cross, la logica imporrebbe di scrivere su quanto accaduto in riva al Danubio. Ma, se non vi dispiace, e se vi spiace ci prendiamo la libertà di dissentire, faremo come ci pare …. Ai fatti atletici accenneremo di sfuggita. Alla fine però. "Lasciatemi sfogare", cantava Adriano Pappalardo, proprio come il sottoscritto. Una premessa. Facciamo questo mestiere da più di trent’anni e, per fortuna nostra, abbiamo anche avuto l’opportunità di scrivere su temi e intervistare personaggi totalmente avulsi dal mondo sportivo. Alcuni esempi? Partiamo dall’inizio e senza fare nomi: un condannato come fiancheggiatore delle Brigate Rosse; un magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia; un sindacalista che oggi guida il maggior sindacato nazionale; pretacci scomodi e sempre nell’occhio del ciclone; politici che hanno fatto parte di alcuni governi (non come ministri); sindaci; assessori regionali e provinciali; parlamentari.
I sentieri di Cimbricus / Dibattito aperto: zuccata o guanciata?
Giovedì 14 Dicembre 2017
di Giorgio Cimbrico
Neppure lo schiaffo di Anagni, quello che Sciarra Colonna rifilò a Bonifacio VIII, ha avuto la risonanza della zuccata, zuccatina, non zuccata, guanciata, di Ciro Immobile a Burdisso: come è noto, nel calcio non c’è mai nulla di solidamente certo, di definitivo. L’episodio è stato visto dalle angolazioni più varie (neppure gli spari su Kennedy hanno avuto una copertura così completa), ha scatenato dibattiti accesi, proteste vibrate (le proteste sono sempre vibrate…), analisi con derive psicologiche: il nervosismo di Immobile è stato causato dalla mancata qualificazione al Mondiale, una ferita aperta, difficile a rimarginarsi?
Fatti&Misfatti / Come i ricchi (a volte) piagnucolano
Martedì 12 Dicembre 2017
di Oscar Eleni
Dall’angelica Pacific Palisade, un tempo regno di Rudy Bianchi, cestista Olimpia per amore, calciatore e allenatore negli Stati Uniti per passione, e di Francesca dalle nobili origini nel mondo editoriale, che seppero consolarci per il mondiale perso ai rigori dall’Italia di Sacchi nell’unico viaggio fatto per la Voce che poi fu tradita e fatta chiudere. California senza sogni, con l’incubo incendi, terremoti, ma con la curiosità di vederlo davvero il parto ideale che soltanto quelli abituati a quel mare, a quel sole, potevano immaginare: Il museo dei fallimenti. Bazzicando lo sport, i miasmi dello sport, ci sembrava terra di confine adatta. Cara gente che soffrite il Natale come la Pasqua, adesso che si parla di “qualificazione storica” (porca vacca!) per la squadra maschile di curling che andrà alle Olimpiadi, sperando che si facciano perché in giro c’è aria da dottor Stranamore, vorremmo chiedervi se potete ancora accettare gli imbonitori che spacciano il nostro sport professionistico come qualcosa di alto livello.
I sentieri di Cimbricus / Cinquanta anni dopo il Cleveland Summit
Domenica 10 Dicembre 2017
di Giorgio Cimbrico
Cinquanta anni dopo il "Cleveland Summit", Kareem Abdul Jabbar parla di America, di razzismo, di Trump al potere in una meravigliosa e interminabile intervista con Donald McRae, del Guardian: la cosa migliore, in questi casi, è andare a cercarsi l’originale sullo sterminato sito, anche per imbattersi in un paio di memorabili foto bianco e nero scattate in quell’occasione. In una, da sinistra a destra, al tavolo dei relatori, appaiono Bill Russell, Alì, Jim Brown, stella della NFL, e un giovanissimo Kareem che si chiamava ancora Lew Alcindor e non aveva ancora abbracciato l’Islam; in un’altra, Alì stretto in un abbraccio tra Russell e Kareem, sembra un nano.
I sentieri di Cimbricus / Fuori dai Mondiali, una magnifica occasione
Venerdì 8 Dicembre 2017
di Giorgio Cimbrico
Ormai è diventata un’etichetta: li chiamano i Mondiali senza l’Italia. Se è per questo, saranno anche i Mondiali senza l’Olanda che ha giocato tre finali e senza la Repubblica Ceka che, sotto la vecchia etichetta, ne ha giocate due. Ma queste sono annotazioni da vecchi bacucchi, che non contano dal momento che il calcio è un affare e uno stupefacente e i pusher delle tv sanno bene che per giugno dovranno studiare una nuova campagna, una nuova strategia, insistendo molto, ad esempio, sugli “italiani” in campo con Belgio, Argentina, Brasile ecc. o inventando qualche altra diavoleria per attrarre un pubblico che di veder partite belle o brutte che siano non ha né voglia né desiderio. Se vince la Croazia o l’Uruguay non si può mica sbattere la porta di casa per fare caroselli, urlare sino a notte alta. O incazzarsi o non por freno all’isteria..
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