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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve! / Paolo Racugno: i cent'anni dello sport in Sardegna

Lunedì 8 Maggio 2017

racugno 2

dall'inviato Vanni Lòriga

Questa volta non sarò greve ma neanche breve. Come annunciato, sono tornato nella mia Isola per una festa contrassegnata dal numero 100. Nell’antica capitale ieri è arrivata la terza tappa del centesimo Giro d’Italia; si è festeggiato il centesimo compleanno di Paolo Racugno e si sono celebrati cento anni di sport olimpico in Sardegna. Paolo Racugno, nato ad Iglesias il 7 maggio 1917, è l’atleta olimpico più anziano di tutta Italia (nella foto, scattata nel dicembre 2014, ancora a cavallo). Fu iscritto ai Giochi Olimpici del 1956 per il “completo” di Equitazione e raggiunse Stoccolma (che ospitò le prove equestri, mentre tutti gli altri sport si disputarono a Melbourne) con i compagni di squadra. All’ultimo momento gli venne affidato il ruolo di riserva, che disciplinatamente rivestì; ma questa scelta non lo privò del diritto di fregiarsi della qualifica di “atleta olimpico”.

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I sentieri di Cimbricus / Se il record e' figlio del marketing

Giovedì 4 Maggio 2017

kipchoge

di Giorgio Cimbrico

La mattina del 6 maggio 1954 Roger Bannister, giovane specializzando, fece un giro in corsia. Nel pomeriggio, a Iffley Road, Oxford, diventò il primo uomo a correre un miglio in meno di 4’. Qualcuno la definì l’ultima impresa imperiale: la penultima era stata la conquista dell’Everest, meno di un anno prima (29 maggio 1953) ad opera di Edmund Hillary e di Tenzing Norgay. Hillary, un neozelandese di cuoio e legno, la offrì in dono a Elisabeth che di lì a cinque giorni sarebbe stata incoronata. La liquidazione di un planisfero disseminato di color rosa stava per cominciare.
Non è noto se per caso o se per intenzione, il 6 maggio, all’autodromo di Monza, verrà attaccato l’Everest delle due ore nella maratona al culmine di un’operazione di marketing elaborata da una delle più potenti aziende di calzature e di abbigliamento.

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Piste&Pedane / Schwazer: penosa telenovela che sa di stantio

Mercoledì 3 Maggio 2017

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di Daniele Perboni

Pensavamo di essercene liberati. Almeno lo pensava l’estensore di queste note e, come lui, molti altri, arcistufi di sorbirsi rampogne, accuse, strali e insinuazioni di ogni genere. E invece no. Ancora una volta è ritornato prepotentemente alla ribalta. Prima con un servizio giornalistico su un settimanale patinato per famiglie (dove presentava la nuova famiglia e la nuova vita), poi con una trasmissione televisiva andata in oda su “mamma RAI”. Di pari passo, poi, ecco un’altra puntata sul quotidiano Alto Adige, dove l’avvocato difensore del protagonista ha ribadito concetti già espressi negli anni passati. Insomma cari sei lettori (sì, avete letto bene, ne abbiamo aggiunto un altro alla già lunga lista …) la telenovela del signor Alex Schwazer e confratelli sembra proprio non aver mai fine.

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Fatti&Misfatti / Si va a concludere: la solitudine del canestro

Lunedì 1 Maggio 2017

basket

di Oscar Eleni

Dalla tenuta vicino a Viterbo dove Andrea Lo Cicero, ex campione del nostro rugby, e, come tale, più invidiato adesso, nel suo stesso mondo, tipo PD, perché è diventato re dei giardini, vincitore del caos come madame de Barrà a Versailles, protagonista, con altri allevatori, del rilancio dell’onoterapia. La rivincita dell’asino che regala latte, serve al turismo quasi più dei cavalli, è importante nelle terapie, ancora più importante nella tenuta chiamata la “terra dei bambini”. Siamo andati da Lo Cicero non tanto per annusare i suoi bei fiori, ma per fargli adottare i troppi asini che in questo momento vorrebbero fare del basket un altro sport. Non li ha voluti. Peccato.

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Saro' greve! Quando Osoppo sorvolava una porta di calcio

Lunedì 1 Maggio 2017

osoppo

di Vanni Lòriga

Sarò “greve”, insistendo (lo farò per un paio di settimane e spiegherò ciò che mi induce a perseverare) sui ricordi legati ai Giochi di Roma 1960. Tratterò del Pentathlon Moderno, e soprattutto della prova di equitazione. A quei tempi questo sport multidisciplinare copriva l’arco di cinque giornate e si cominciava con la prova equestre che prevedeva un cross sulla distanza di 4700 metri con 25 ostacoli di vario tipo. Non era impresa facile e complicava il tutto il particolare che i concorrenti non conoscevano i cavalli, forniti dal Paese organizzatore. Assegnati per sorteggio, potevano essere testati solo per pochi minuti; si affrontava il percorso senza averlo mai provato.

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