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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Italian Graffiti / Nel nome di Giuanbrerafucarlo

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Mercoledì 4 Settembre 2019

 

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Nasce il nuovo Esecutivo, esce discretamente di scena Giancarlo Giorgetti, l'uomo che ha provato a cambiare la struttura dello sport italiano. Lo ha fatto ricordando un brano di Gianni Brera (lo trovate qui riprodotto) che ci riporta alle nostre radici. Una maniera inusuale, ed elegante, per distinguersi dal becerume dilagante. Apprezzabile. 

 

Gianfranco Colasante

 

"Orgoglioso per quanto ho fatto per lo sport". Sintesi estrema, ma in qualche maniera comprensibile. Sto parlando del già sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Lo ha detto due giorni fa sulle rive del lago di Varese - sede della Canottieri, alla Schiranna -, mentre lasciava Palazzo Chigi e gli incarichi di Governo. Scelta apprezzabile per un "vero" ministro dello sport che da quella poltrona ha provato ad avviare una riscrittura di regole attesa da decenni: preferisco così, riscrittura delle regole, più che rincorrere la magniloquenza vuota di "riforma", termine che sottintende tutt'altra faccenda. Una riforma richiede tempi molti lunghi e non si fa certo per decreto, col capoverso di un contratto. "Avevo iniziato proprio da qui, un anno fa, assistendo ai campionati tricolori di canottaggio".


In maniera più istituzionale, su carta intestata, l'addio (l'arrivederci? si accettano scommesse sulla durata del nuovo esecutivo di cartapesta) lo ha fatto con un breve messaggio al mondo dello sport, lo stesso che la predetta "riforma", se pure l'aveva apprezzata, l'ha poi solo subita. Con la sola eccezione di quanti hanno sentito l'insopprimibile esigenza di schierarsi dalla parte di chi comanda. Poche righe accompagnate da uno scritto tratto dalla sconfinata produzione di Gianni Brera, come riportato all'inizio: "Mio padre Sioux", si titola. Un brano composito, messo assieme assemblando pezzi dell'Arcimatto, datati e più volte riproposti. Ma sempre da leggere.


Non so quanti latori del messaggio dedicheranno qualche prezioso minuto del loro tempo a quelle due paginette (penso a Petrucci, penso a Binaghi, penso a Sabelli), eppure ci sarebbe da riflettere. E da imparare. Di certo Brera lo meriterebbe, ma forse anche Giorgetti, non fosse altro che per l'insolito messaggio e per il coraggio mostrato (contrariamente a quanto afferma Maroni), cogliendo la circostanza dei cento anni dalla nascita del bardo della Bassa. ["Il giorno 8 siamo nati io, Goethe, Ariosto, Paolo Murialdi, Tino Paghera e l'armistizio", scriveva].


C'è chi sostiene che l'Arcimatto sia stato il primo blog della storia del giornalismo. O più prosaicamente uno zibaldone moderno o una saga personale. Una composita raccolta di cultura (sportiva). Se dici Brera pensi al calcio, alle sue metafore anche banalmente sessuali ("Il gol è la sintesi allegorica di un atto virile; la conquista della porta ci placa; il desiderio di violarla ci infiamma il sangue", anche questi sono scritti suoi).


Ma si tratta di un messaggio ambiguo, fuorviante, ingannatore. Se aveva amici, o sodali in misticismo, Brera li coltivava nella tribù dell'atletica, lontano dai soldi. Il calcio gli forniva un ricco companatico, l'atletica e i suoi valori gli nutrivano lo spirito e gli fornivano spunti di poesia. Ecco perchè amava sedere idealmente a tavola con Pasquale (Stassano), Giorgio (Oberweger), Bruno (Zauli), al quale ultimo si inginocchiava dedicandogli i suoi libri. Anche le loro ombre popolano l'Arcimatto.


In quello scritto - quasi un testamento, credo di cogliere - Giorgetti deve aver ritrovato un mondo conosciuto e rassicurante, dove lo sport si fa quotidianità e calore popolare, ben lontano dal becerume del calcio o dal professionismo straccione che inquina i giorni nostri. Scenari inquietanti che avrebbe dovuto cambiare con la sua "riforma". Rimasta purtroppo alle intenzioni e che ha prodotto solo una dispettosa ridistribuzione di ... biglietti omaggio per l'Olimpico.


Non so cosa sopravviverà dei provvedimenti proposti e fatti approvare da Giorgetti. In ordine sparso, norme sulla violenza, provvidenze e risorse per l'attività di base, procedure sui grande eventi (vedi Milano-Cortina 2026), sia pure con la legge-quadro mai uscita dal cassetto. Si poteva fare di più? Certo, casomai scegliendo con più oculatezza gli uomini e le donne al vertice di Sport & Salute: gente che si crede manager di successo perchè chiama "risorse" le persone (stavo per scrivere sottoposti) e "ordini di servizio" i fumosi progetti.


Ora la palla passa ad altri. Mentre scrivo non so a chi, anche se leggo di nomi improbabili e risibili, tipo del peripatetico Di Battista. Dio ne scampi, anche se il nostro resta pur sempre il paese di Pulcinella e il peggio è sempre in agguato. Ce n'è a sufficienza perchè a Giorgetti - al quale auguro di tornare presto o tardi alla ribalta, casomai come ministro dell'Economia - vengano tributati gli onori delle armi. Lo ha meritato, se non altro per il suo impegno, la sua onestà intellettuale e la sua capacità di guardare in avanti. Quanto a noi, continueremo ad aspettare, e sognare, quella riforma che non c'è stata.





 

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