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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Roma 2024 / “Mafia Capitale”, atto secondo: le ricadute sulla candidatura

Sabato 6 Giugno 2015

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In questi giorni le prime pagine dei giornali sono tutte per le nauseabonde vicende di “Mafia Capitale”, atto secondo. Avvenimenti che stanno avendo pesanti ricadute sulla ventilata candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del 2024. Infatti l’annuncio degli arresti e dei domiciliari per i 44 indagati (seconda tranche), ha fatto rinviare sine die l’annunciato summit in Campidoglio tra centrosinistra e centrodestra per sbloccare lo “stallo” della candidatura e precisare il ruolo del Comune (il quale ultimo proprio in queste ore sta definendo l’entità del suo deficit). L’idea di partenza era di giungere entro giugno a una mozione – il più possibile bipartisan (ma i mal di pancia sono molto diffusi nel palazzo senatorio, e non riguardano solo i Cinquestelle, decisamente contrari) – a sostegno di Roma 2024. Candidatura che resta, anche nelle sue linee generali, tutta da definire. Per ora, secondo una diffusa tendenza, siamo ancora agli annunci: non sono noti neppure i margini economici dell’operazione e, soprattutto, quali e in quale misura saranno al riguardo i soggetti coinvolti.

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Focus / Federazioni Internazionali: lato debole del Movimento Olimpico

Lunedì 1° Giugno 2015

 


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LUCIANO BARRA


Il “vaso di Pandora” si è aperto. Nel corso della mia esperienza sportiva ho avuto la fortuna di sedere dalle diverse rive del fiume: più a lungo come dirigente di Federazione Internazionale (IAAF/ASOIF/EAA), ma anche come dirigente di Comitato Olimpico (CONI) e come dirigente Olimpico (CIO, Comitati di Candidatura e Comitati Organizzatori Giochi Olimpici). Oggi, mi dispiace dirlo da questa privilegiata posizione, le Federazioni Internazionali si stanno dimostrando per certi aspetti il punto debole del Movimento Olimpico. Ovviamente non si può generalizzare e i recenti casi non devono far pensare che tutte le Federazioni Internazionali siano nella situazione della FIFA. Anzi, ho avuto modo di conoscere moltissimi presidenti di Federazioni Internazionali e, nella maggioranza dei casi, si tratta di dirigenti onesti e appassionati. Ma come ha scritto molto bene Aligi Pontani nella sua rubrica “Tempo Scaduto” di Repubblica riferendosi alla FIFA (ma i suoi commenti possono essere estesi a tutte le Federazioni Internazionali, anche se nessuna ha la forza economica della FIFA): “le Federazioni Internazionali sono nelle mani di un pugno di uomini selezionati e sono un circolo chiuso che non deve rispondere a nessuna autorità nazionale. Anzi hanno fissato da decenni paletti sempre più stretti per garantire la propria autonomia da governi: le intrusioni, anche negli organismi direttivi delle singole federazioni nazionali associate, non sono tollerate, pena la sospensione immediata”.

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Giochi 2024 / Le possibilita' di Roma non passano dal Colosseo

Lunedì 25 Maggio 2015

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LUCIANO BARRA

La visita del presidente del CIO Thomas Bach a Roma, in occasione della consegna del premio Onesti, si è risolta proprio in un bello spot per la candidatura della città ai Giochi del 2024. L'incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la visita alla sede del Comitato Promotore della candidatura e l'incontro con tutta la gerarchia della politica romana - Zingaretti (Regione) e Marino (Comune) - e dello sport italiano - Malagò, Carraro, Pescante e Montezemolo - ha permesso a Bach di sottolineare lo spirito unitario che ci sarebbe dietro Roma 2024, a livello istituzionale e dirigenziale. Può sembrare una banalità, ma non lo è proprio. Infatti, all'estero, l'Italia è nota per le sue divisioni interne. Una fama che ha permesso a Rudyard Kipling, nel suo riassunto caratteriale dei popoli, di poter dire: "Un italiano? Un bel tipo. Due italiani? Un litigio. Tre italiani? Tre partiti politici." Ora si tratterà di verificare, alla prova dei fatti, la vera unità di intenti.

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CONI / Walk of Fame e la necessita' del "secondo tempo"

Sabato 9 Maggio 2015

CONI

di G.F. COLASANTE

Alcune osservazioni in risposta a una mail di Luciano Barra che rilevava assenze importanti, specie per l'atletica, nei 100 nomi della recente Walk of Fame inaugurata dal CONI

Luciano, ti ringrazio per avermi trasmesso le tue impressioni sul percorso Walk of Fame (che tristezza la rinuncia alla nostra lingua, …) inaugurato l’altro ieri. Ne ho letto sui giornali. Dal mio punto di vista, e lo sai, le condivido pienamente. Aggiungerei anzi che alla tua lista di “assenti” ci sarebbero da aggiungere molti altri nomi, e non secondari. Non conosco la paternità e gli estensori dell’iniziativa che però, riguardando lo sport, appartiene un po’ a tutti noi che allo sport abbiamo dedicato la vita. Tanto che mi piacerebbe pensare a quelle mattonelle come a vere “pietre d’inciampo” più che a semplici targhe. Difficile crederlo. Ma – se permetti, e hai tempo – vorrei fare alcune considerazioni diverse. Partirei da un vecchio aneddoto. Il 27 aprile 1965 – giusto cinquant’anni fa – l’allora presidente del CIO, Avery Brundage, fece visita al CONI assistendo ai lavori del CN nel corso del quale prese la parola. Più o meno disse: “Ho girato tutti gli uffici del CONI e sono rimasto, però, sorpreso che non esista un ufficio che si occupi di cultura e di belle arti. Io penso che l’Italia, il paese di Michelangelo, di Leonardo, di Donatello, del Verrocchio, debba dare più importanza a questo settore.” Erano anni difficili per il CONI, Bruno Zauli era morto da più d’un anno, gli appetiti attorno alla cornucopia del Totocalcio s’erano moltiplicati, l’eredità di Roma ’60 s’era esaurita.

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Piste&Pedane (3) / Staffette: poca gloria per gli azzurri (e per Bolt)

Giovedì 7 Maggio 2016

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Seconda edizione dei Mondiali di Staffette a Nassau, 2 e 3 maggio. I finalisti delle 4x100 e 4x400 staccavano il biglietto per Rio 2016, e qualcuno ne ha approfittato oltre i meriti. Considerate le date proposte, in largo anticipo sulla stagione, la IAAF avrebbe fatto meglio a limitare la qualificazione alle prime tre squadre, lasciando alle gare mondiali di Pechino il compito di designare altri “passi”. Prevalenza quasi assoluta degli USA (7 titoli su 10) sulla Giamaica che mancava di alcuni tra i migliori. Usain Bolt, dopo la prima uscita sulla sabbia di Copacabana (gli sponsor contano più dei programmi, …), giocando in casa non ha potuto sottrarsi, costretto ad accodarsi agli americani che, per tre/quarti, schieravano il quartetto di Londra 2012. Una piccola rivincita. Per di più ha dovuto inchinarsi a fronte di Tyson Gay contro il quale aveva lanciato un vero anatema: “se nello sport bari, ti devono buttare fuori senza appello.” Non è stato così.

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