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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Nuove truppe coloniali per il rugby

Mercoledì 17 Maggio 2017

rokodoguni

di Giorgio Cimbrico

Una volta di mezzo c’era qualcosa che assomigliava alla fedeltà, a una specie di concessa – e apparente - appartenenza, persino a qualcosa di simile alla riconoscenza. Sentimenti antichi, fuori moda. Prendiamo i Gurkhas: da 200 anni servono nell’esercito britannico e continuano a farlo. Un reggimento è di stanza ad Aldershot, quartier generale dell’Armata a sud di Londra; un altro a Edimburgo, e così hanno avuto i colori di un loro tartan. Può capitare di incrociare gli eleganti omini a Twickenham o a Murrayfield, armati di strumenti a fiato e non del loro micidiale coltellaccio, il kukri.

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Fatti&Misfatti / "La fai la capelina, ... si' che la fai"

Martedì 16 Maggio 2017

de sisti

di Oscar Eleni

Dal Parco della Resistenza di San Lazzaro di Savena dove gli amici di Willy stanno preparando per il 3 e 4 giugno la 7^ edizione di Happy Hand, giochi senza barriere per abili e disabili, alti e bassi, giovani e giovani dentro che amano stare insieme con ironia, nella festa delle idee, delle persone e della solidarietà senza vincoli federali che diventano spesso nodi scorsoi con gente dalle pretese assurde che neppure si vergogna o viene svergognata per decenza. Ci siamo andati perché avevamo voglia di respirare aria nuova, cercando di capire, chiedendo l’autorizzazione a Sani, Pellacani, se giovedì prossimo potremo presentarci nella sede Sky di via Russo a Rogoredo, regno del massimo sapere cestistico, anche quello senza sapore, regno delle radiocronache televisive senza confini per il superio, come rappresentanti della nuova federazione mondiale di Free basket.

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Saro' greve / Chilivani e l'anglo-arabo-sardo

Lunedì 15 Maggio 2017

cavallo-anglo-arabo-sardo 2

di Vanni Lòriga

Sarò “greve” ed insisto sul tema dei cavalli e dei cavalieri sardi, con il preciso impegno che in futuro non abuserò più della vostra pazienza. Almeno per quanto riguarda i quadrupedi; per i “bipedi” avrò altre cose importanti da raccontare. Durante i festeggiamenti dedicati al centenario di Paolo Racugno si è parlato a lungo del cavallo anglo-arabo-sardo, soprattutto con Mauro Checcoli, due ori olimpici nel Completo di equitazione ed estimatore dell’equino sardo. Trattando dei Giochi di Roma avevamo già accennato al fatto che i sessanta cavalli, impiegati nel pentathlon moderno, provenivano dagli allevamenti isolani, in testa a tutti Aletta de Nora, che vinse la prova stabilendo il record sul percorso di campagna alla velocità di metri 605. Aletta nasceva da Tatti, puro sangue inglese e da Stella, allevata da Tona Musio Scano.

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Italian Graffiti / Oliviero Beha ... mezzofondista mancato

Domenica 14 Maggio 2017

beha

di Gianfranco Colasante

Proprio l’altro giorno m'era capitato tra le mani “Un cuore in fuga”, uno dei libri di maggior successo di Oliviero Beha, libro dedicato alla “seconda vita” di Gino Bartali (ora pubblicizzata ben oltre quanto avrebbe voluto la riservatezza di Ginettaccio). Bartali è stato – assieme al Grande Torino – il mito della mia fanciullezza. Diversi anni fa, un mio libro si era classificato al secondo posto ad un “Bancarella Sport”, preceduto proprio da una biografia su di lui. Bartali, ch’era presente alla cerimonia sulla piazzetta di Pontremoli, mi dette la mano, calda e pesante, e chissà perché quella “sconfitta” mi parve meno importante. Perchè avviare un ricordo in memoria di un amico partendo proprio dai libri? Perchè potrebbero aiutare a capire. Tra i tanti titoli di Beha citati in queste ore, uno almeno ne manca. Anzi due.

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I sentieri di Cimbricus / La leggenda del re balbuziente

Venerdì 12 Maggio 2017

giorgio vi 2

di Giorgio Cimbrico

A parte un’eliminazione al primo turno a Wimbledon, un’esibizione su un campo erboso di Giamaica, una formula d’apertura pronunciata ai Giochi di Londra del ’48, una bella foto in cui, in cappotto spigato, passa in rassegna e stringe la mano ai giocatori dell’Arsenal in un Highbury spazzato via e trasformato in lussuoso condominio, niente altro di sportivo ho rintracciato nella vita di Giorgio VI.
Oggi, 12 maggio, sono 80 anni dalla sua incoronazione. Tra i pochi testimoni ancora in vita, la figlia maggiore, Elisabeth che, tra amore per i cavalli (per anni, primo giornale sfogliato al mattino, a colazione, Sporting, un fitto susseguirsi di quote e di condizioni dei terreni di gara), storiche inaugurazioni olimpiche (Montreal ’76 e Londra 2012, oltre a una lunga serie di Giochi del Commonwealth) e illustri comparsate (ai Championships, al derby ippico, alla finale del Mondiale di calcio 1966, all’anniversario del rugby gallese quando, per il commento di Paolo Rosi, indossava “una pelliccia di chinchilla e uno spericolato cappellino di paglia verde”), una sua più assidua presenza ha finito per lasciare.

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