Saro' greve / Con Eupompus il calcio italiano sarebbe ai Mondiali
Lunedì 8 Gennaio 2017di Vanni Lòriga
Questa volta sento il dovere di essere “greve” verso me stesso. E spiego il motivo. Alla fine degli anni Cinquanta mi fu consigliato di leggere un libro di Aldous Huxley dedicato ad un certo Eupompus, pittore che “aveva dato lustro all’arte mediante i numeri”. Il suggerimento mi giunse da un gruppo di amici che, nella città portuale in cui vivevo, godevano della meritata fama di far parte della cosiddetta intellighenzia. Ed in fondo la meritavano in quanto si trattava di personaggi come i fratelli Vitale (Aldo in seguito avrebbe insegnato alla Sorbona ed Eligio all’Università dell’Aquila dopo aver ricoperto l’incarico di Bibliotecario della Camera dei Deputati); Mauro Mellini (buon quattrocentista nella Asteria-Esperia, parlamentare radicale, promotore del divorzio e membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura); Ugo D’Ascia (vaticanista della RAI); Paolo Pulci (avvocato e Presidente dell’INAIL).
I sentieri di Cimbricus / Giochi freddi e cittadini contro
Giovedì 4 Gennaio 2018di Giorgio Cimbrico
A cinquant’anni da Franco Nones (oggi l’aggettivo storico è inflazionato, specie da chi in tv ha a disposizione un microfono dentro cui urlare isterico, ma lui lo è stato), dal bang-bang bob di Eugenio Monti, dal tris, con qualche spinta nei nobili glutei, di Jean Claude Killy, mi domando se le Olimpiadi Invernali abbiano un futuro. Se non esistessero grandi aziende, grandi marche, grandi interessi, nuovi mercati, no. Mi domando anche se, riportando dal mondo delle tenebre qualche nume, qualche spirito degli inverni passati (Dickens è sempre utile), o chiacchierando con qualche coetaneo (Gustavo Thoeni, ad esempio), questi Giochi con tubi dentro cui dei tipi in bracaloni si dondolano, brevi discese dove si saltella sugli sci con un ritmo da Parkinson, mini-pattinaggio di velocità, fondo-sprint (che è una contraddizione in termini) e altre amenità, sarebbero ancora riconoscibili a chi ne ha frequentati altri, molto diversi, molto normali.
Fatti&Misfatti / Il profumo acre dei soldi
Giovedì 4 Gennaio 2018di Oscar Eleni
Con il fucile le pinne e gli occhiali per risalire la Darsena milanese ed arrivare in tempo ad ascoltare Gabriele Salvatores, l’uomo di Mediterraneo, dei grandi premi, dei grandi film, della grande squadra che va oltre Marrakech e non finisce ad Abatantuono. Argomento il ragazzo invisibile di seconda generazione. Il suo secondo lavoro sull’argomento. Una bella storia per il cinema, una storia interessante anche per questo basket dove se paghi il giusto ti vendono il loculo della finta popolarità, per un movimento che ha deciso di valorizzare la categoria ragazzi invisibili, soprattutto se italiani, cercando un’alleanza fra ricchi e poveri, pochi i primi, moltissimi i secondi, come ormai dappertutto, cercando come si fa nella questua chi poteva spezzare le fragili catene a difesa del portone federale. Come è già successo con gli arbitri non è stato difficile far entrare Iago dalla porta di servizio.
Terza pagina / Luis Trenker, l'avventura e' il mio mestiere
Mercoledì 3 Gennaio 2018di Gianfranco Colasante
Come è risaputo, la prima edizione dei Giochi Olimpici d'Inverno si tenne sulle nevi di Chamonix dal 25 gennaio al 4 Febbraio 1924. A quel tempo, più o meno come accade oggi, le competizioni su neve e ghiaccio erano circoscritte a pochi paesi europei e ai nord-americani. Intendiamoci, Giochi non lo erano affatto. Lo sarebbero diventati solo l'anno seguente quando il CIO - sconfessando una certa diffidenza, se non proprio un'aperta ostilità alimentata dai nord-europei - si risolse a riconoscerli ufficialmente. Una decisione che non piacque molto a De Coubertin che, coincidenza o meno, proprio in quell'occasione scelse di farsi da parte. Si apriva così una cronologia che tra un paio di mesi vedrà il prossimo atto a PyeongChang, quasi al confine tra Corea del Sud e del Nord, circostanza che potrebbe tradursi in una tregua nelle relazioni tra le due nazioni della tormentata penisola asiatica.
Editoriale / 2018, dodicesimo anno per il nostro giornale
Martedì 2 Gennaio 2018di Gianfranco Colasante
Almeno una volta l'anno, concediamoci una riflessione su noi stessi. Per ricordare, non certo per celebrare, che in questo 2018 che inizia il nostro giornale entra nel suo dodicesimo anno di vita. Se vogliamo, in quest'epoca dell'effimero e dell'immagine non è poco. Nessuna enfasi, per carità, ma solo un grazie di cuore ai tanti amici che lo hanno sostenuto e lo sostengono giorno per giorno con la continuità dei loro scritti. Un gruppo nutrito e fedele la cui professionalità, competenza e passione stride un po' con la gestione un po' artiginale del sito. Ma tant'è. In fondo questo contrasto resta la nostra forza e, se vogliamo, fornisce lo stimolo giusto per proseguire.
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