I sentieri di Cimbricus / Viaggio a ritroso nel mondo perduto di Jack
Giovedì 7 Giugno 2018
Ritorno a Berlino e all'Olympiastadion teatro dei Giochi del 1936. Quelli dello sfortunato kiwi John Lovelock detto Jack.
di Giorgio Cimbrico
Avvicinarsi a Berlino, al suo archivio di ricordi, alle storie tramandate più o meno correttamente tra propaganda maleodorante, giorni di tuono, sino all’annuncio della pira funebre in cui si sarebbe trasformata la città. Berlino è una città di spettri e i nomi sulle targhe delle strade bastano a rievocarli: Plotzensee, dove vennero impiccati i congiurati del 20 luglio; Wedding rossa dei giorni di Rosa Luxembourg e di un tentativo di rivoluzione soffocato nel sangue dai corpi franchi; lo Zoo dove sorgeva la grande torre antiaerea che divenne rifugio, ospedale, osservatorio di un quadro degno di Hyeronimus Bosch: elefanti sventrati dalle granate russe, cammelli e antilopi in fuga che qualcuno sezionò e arrostì. Un custode riuscì a salvare il suo animale preferito (Abu, una cicogna becco a scarpa del Sudan), lo portò a casa, divise con lui il poco cibo. La città era diventata un verso di TS Eliot: la valle dei topi dove dei morti non sono rimate neanche le ossa.
Saro' greve / Merita veramente l'etichetta di "Provincia Granda"
Lunedì 4 Giugno 2018
Tra giornalismo e sport, alla scoperta di una delle tante realtà virtuose e poco note che fanno onore al nostro Paese.
di Vanni Lòriga
Debbo confessare che negli ultimi resoconti non mi sono recato personalmente sui luoghi degli eventi che ho commentato. Per il Golden Gala (svariati sono i motivi) ho preferito all’Olimpico la casalinga diretta televisiva. Quello di Roma è l’unico Stadio al mondo non raggiungibile con la rete metropolitana o tranviaria; dai suoi spalti si vedono male sia il calcio che l’atletica (saggia osservazione di cui sono debitore a Fabio Monti); il commento delle gare è assordante, accompagnato da strazianti musiche a tutto volume. Mi sono sempre domandato perché in uno sport, che si basa sull’assoluto rispetto delle Regole, non ci si ricordi dell’articolo 128 che parlando dell’Annunciatore (in inglese Announcer e non speaker) precisa come egli debba “comunicare al pubblico i nomi ed i numeri dei concorrenti, ecc.”
Piste&Pedane / Ragazzi, abbassiamo i decibel, ... ne guadagnamo tutti
Lunedì 4 Giugno 2018
In archivio il Golden Gala, godiamoci il momento: la strada che porta a Berlino è ancora lunga.
di Daniele Perboni
Scrivo? No, non scrivo! E dai, che devi scrivere!
Hai ragione, meglio mettersi davanti alla tastiera e ... E che cacchio scrivo?
Ma di Tortu e del suo crono eccezionale.
Roba già vista, rivista, letta in decine di giornali, siti, blog, tweet e archiviata ormai. Prova a trovare una chiave di lettura diversa, vedi mai che ne vien fuori un capolavoro ... Vai a farti fot ... che è meglio.
Dialogo più o meno serio fra lo scrivente e un amico/critico immaginario. E così eccoci fermi davanti alla tastiera con il classico “blocco dello scrittore”. E scrittori non lo siamo. Al massimo cronisti. Ma bando alle ciance e diamoci da fare.
I sentieri di Cimbricus / Lontano dalla casa dei suoni crudeli
Domenica 3 Giugno 2018
Che lo sport sia cambiato è acclarato. Che non lo sia in meglio, ce lo ricordano le urla scomposte dello speaker del GG.
di Giorgio Cimbrico
“Se urlerai a più non posso / se nessuno capirà qualcosa / dei tuoi suoni inarticolati / se verrà rintronato / e se davanti a tutto questo, / il pubblico non se ne andrà / Allora tu, figlio mio,sarai uno speaker”. Kipling, come Shakespeare, spesso aiuta. E in questo caso non sarebbe male avere anche il contributo di Simon&Garfunkel: "The sound of silence". Ma sarebbe troppo. Reduci dall’Olimpico, casa dei suoni crudeli, della voce che strazia, e appena usciti da una visita alla Maico – slogan, la sordità vinta – rimane solo da chiedersi: Perché fa così? (O perché glielo fanno fare?).
Saro' greve / Sangue sardignolo, il segreto della velocita'
Domenica 3 Giugno 2018
Rivendicazione delle radici sarde di Filippo Tortu, nel solco di una tradizione che viene da lontano e guarda al futuro.
di Vanni Lòriga
Più che “greve” questa volta sarò sardo, anzi sardignolo. So che si tratta di un appellativo che molti isolani rifiutano perché fa pensare all’asinello sardo, un somaro piccolo (ma prezioso). In realtà non ci sarebbe nulla di offensivo (i nativi della Romagna si chiamano romagnoli) anche se Antonio Gramsci, nelle “Lettere dal carcere”, e parlando come glottologo, si chiede perché i toscani non si chiamino “toscagnoli” e rivendica la nostra “sarditudine”. E di questa intendo parlare mentre tutti scoprono che tal Filippo Tortu è un velocista di valore mondiale. Penso che i nostri lettori ne fossero informati da almeno due anni.
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