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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Commedia, giallo o satira? Fateci capire

Mercoledì 5 Settembre 2018

 

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In principio erano i regolamenti, ... poi è subentrato lo spettacolo e tutto si è fatto più sfumato. E incomprensibile.  


di Daniele Perboni
 

“Desperate Housewives”, la celebre serie televisiva statunitense, sembra ricalcare alla perfezione il “melodramma” che sta vivendo in questi mesi la FIDAL. Per chi non la conoscesse, riassumiamo in poche parole. La serie narra la vita casalinga di quattro donne, le loro battaglie, i misteri che avvolgono e sconvolgono la finta tranquillità della ricca e borghese periferia americana. Nei 180 episodi, lo stile narrativo si combina con elementi drammatici, di commedia, giallo e satira. Senza dimenticare, naturalmente, la soap opera. Vediamo.

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Fatti&Misfatti / Passioni, affari e maggiordomi

Lunedì 3 Settembre 2018


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"A governarci è la solita autorete di un Paese che si indigna se trattano male i nostri campioni, o presunti tali".

 
di Oscar Eleni


Dalle tenute di Nevio Scala, cuore geniale, lottatore per vivere e lasciar vivere, cercando insieme a lui antichi vitigni scomparsi come la Recantina, il Corbinona, l’ansia della Turchetta e della Pataresca. Grazie al Crosetti di Repubblica abbiamo riscoperto un uomo di sport, un grande del calcio, come giocatore e, alla guida del Parma, come allenatore. Ci ha ricordato che viaggiare con quella squadra era bellissimo. Merito di chi la guidava. Si stava bene col Nevio come con Bagnoli, il Trap o, magari, con Gigi Radice per non mettersi a piangere ricordando Nereo Rocco. Quelli sapevano cosa era la passione, agli affari davano il giusto valore, erano professionisti e avevano a che fare con gente dal folto pelo sullo stomaco anche allora, sicuramente non avrebbero voluto maggiordomi in squadra, anche se era utile averne qualcuno a disposizione capace di correre e recuperare per i santi abatini, per gli artisti, gli architetti, come diceva un giorno il grande cestista Cosic ad un compagno che si rifiutava di fare soltanto l’operaio.

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I sentieri di Cimbricus / Prove tecniche di plebaglia

Lunedì 3 Settembre 2018

 

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Comportamento del pubblico, tra basso sciovismo e, meglio ancora, storica diseducazione a capire cosa sta guardando.

 

di Giorgio Cimbrico

I fischi piovuti addosso a Lewis Hamilton ieri domenica a Monza sono soltanto la continuazione e la conseguenza di prove tecniche di plebaglia che, chi possiede un minimo livello di attenzione, ha avvertito ormai da anni. Non mi piace citarmi – o, come dice Woody Allen, citarmi addosso – ma ricordo che nel 2006, finale Italia-Francia all’Olympiastadion, davanti ai fischi alla Marsigliese, mi capitò di scrivere, anche in quella serata di delirio: “Non si fischia la Marsigliese: non l’inno di Francia, è l’inno della libertà”. Ma la plebaglia ignora la storia, e della libertà non sa cosa fare.

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Saro' greve / Il segreto di Livio? Saper correre in discesa

Lunedì 3 Settembre 2018

 

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Settembre: le velocissime gare disputate nella prima metà del mese: 1960 Roma; 1968 Echo Summit; 1979 Città del Messico.


di Vanni Lòriga

Proprio oggi di cinquantotto anni fa, esattamente sabato 3 settembre 1960, si verificava sulla pista dello Stadio Olimpico di Roma un evento che nella storia dello sport non ha probabilmente eguali. Uno studente torinese, da pochi mesi maggiorenne, nell’intervallo di 105 minuti eguagliava per due volte il primato del mondo, battendo i tre detentori di quel record e vincendo il titolo olimpico dei 200 metri. Il suo nome era (ed è) Berruti Livio e la gente lo definì un mago. Appartenendo alla ristretta cerchia di coloro che ebbero la ventura di assistere al fatto sento il dovere di ricordarlo a chi non era presente oppure non è informato dei fatti. E per adempiere a questo doppio impegno ricorro a due fonti.

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I sentieri di Cimbricus / Non esiste un caso Tortu, solo un progetto

Giovedì 30 Agosto 2018

 

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Dal marasma dei giudizi post-Berlino, non sempre benevoli, emerge una strada già tracciata che porta a Tokyo 2020.

 

di Giorgio Cimbrico

Il caso Tortu non esiste; un progetto Tortu, sì. Progetto è una parola che in Italia si ascolta spesso, ma che di rado viene applicata in quel che è il suo significato: disegnare linee guida, programmare, calarsi nei fatti, dare forma, realizzare, giungere all’obiettivo. Ho rimasticato questi concetti sia nei giorni berlinesi sia in quelli che sono seguiti, quando la prima parola è stata “delusione”, seguita da un movimento bradisismico sempre più accentuato. Possibile che Filippo non avesse gareggiato per 45 giorni dopo il fascio di luce disegnato sulla pista di Madrid? Possibile che chiudesse la stagione, per di più con vacanze al mare nella natia Sardegna? Altre domande, con allusivi punti interrogativi: davvero quell’eliminatoria in staffetta, finita male, aveva lasciato tracce sui muscoli, sui tendini? E quella rinuncia alla Continental Cup?

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