Fatti&Misfatti / Vita spericolata e irripetibile di Gipo Viani
Lunedì 7 Gennaio 2019
L’omone che noleggiava carrozze – il geniaccio che a Roma ’60 trovò modo di allestire l’Olimpica con Rivera, Trapattoni e Capello – resta un totem di quel calcio italiano che non c’è più, non soltanto per il Vianema inventato e sperimentato a Salerno.
Oscar Eleni
Faceva paura lo sceriffo, l’ex parà, ma alla fine ti innamoravi di Gipo Viani, trevigiano di Nervesa della Battaglia, l’omone perfetto per quei tempi, 1.83 per 83 chili, morto per infarto a Ferrara cinquant’anni fa. Lui era l’incubo di molti giocatori con la testa balorda, ma anche di un bambino mascotte del Milan che dopo un derby perso dai rossoneri per una velenosità di Lorenzi lo vide far volare un povero inserviente negli spogliatoi di San Siro mentre infuriava la rissa: Cucchiaroni che cercava di strangolare Veleno, Schiaffino che cercava di separarli colpito alla nuca da un pugno di Invernizzi che fece scoprire un aspetto sconosciuto del grande uruguaiano mentre sfasciava a calci la porta dello spogliatoio mentre i più grossi, tipo Zannier, cercavano di portarlo via dalla mischia.
Saro' greve / Sempre viva l'italica marcia. Per fortuna.
Lunedì 7 Gennaio 2019
Vanni Lòriga
Sarà che il miglior atleta dell’anno 2018 è stato ancora una volta un marciatore, ma è sempre augurabile che a salvare gli italici destini atletici sia ancora Nostra Signora della Marcia. Nel rispetto di un passato fecondo e nella prospettiva di una futuro all’altezza.
Fra le sorprese che ci riservano le festività di fine anno le più gradite sono gli auguri di vecchi amici che talora riappaiono all’improvviso. A cavallo del cessante 2018 e dell’irruente 2019 particolarmente care mi sono giunte le voci di marciatori di altre epoche che hanno il potere di rievocare fatti e persone lontane. Gente e vicende che meritano di essere ricordate. Il primo a farsi vivo è stato Mario Lelli. Non è famoso come altri campioni, ma alla fine degli anni Quaranta/Cinquanta visse momenti di grande popolarità per almeno due motivi.
Piste&Pedane / Con Eliud Kipchoge T&FN incorona la Semenya
Giovedì 3 Gennaio 2019
I migliori italiani dell’anno 2018? Per Track&Field News, il più autorevole periodico d’atletica al mondo, sono stati Massimo Stano, terzo nei 20 km di marcia, ed Elena Vallortigara, quarta nel salto in alto. Decimo posto per Gianmarco Tamberi ed Alessia Trost (e, forse, Palmisano). Pippo Tortu? Non pervenuto.
Gianfranco Colasante
Come d’abitudine, nei giorni di Natale T&FN ha pubblicato il suo Ranking annuale, giunto con la stagione 2018 alla 72ª edizione (la prima stesura è apparsa nel 1947). Con valutazioni che, se coincidono tra i maschi con i responsi della IAAF per Eliud Kipchoge, si discostano molto per le donne dalle scelte della federazione internazionale: qui al primo posto figura la discussa sudafricana Caster Semenya (1’54”25, ma anche 49”62 e 3’59”92 … un registro straordinario), mentre la triplista colombiana Caterine Ibargüen – migliore dell’anno secondo la IAAF – è solo quinta.
I sentieri di Cimbricus / Se lo sport ha cancellato il senso dell'attesa
Giovedì 3 Gennaio 2018
Eliott, Owens, Foreman, Borg, ... i loro gesti appartengono a un tempo in cui gareggiare era ancora un piacere o si spingono a un'età in cui il potere finanziario cominciava appena ad accorgersi di quanto aveva a disposizione.
Giorgio Cimbrico
Un tempo non lontano tre allenamenti alla settimana e una buona dose di quell’immateriale elemento che si chiamava classe (ed era solo adesione naturale al gesto, predisposizione) erano sufficienti a spedire in alto, molto in alto, a guadagnare un posto e a non perderlo per un domani che, per chi ha il culto lieve della memoria, arriva sino a oggi. Quel che passava per la testa di Gareth Edwards – e che veniva messo in atto - non era sottoposto a videoanalisi né risulta che lui e gi altri fatati gallesi di quella generazione mai perduta portassero addosso un apparecchietto che, infilato in una taschina della maglia, misurava i loro movimenti, o la distanza coperta in partita, né i loro allenamenti erano accompagnati dal ronzare di un drone.
I sentieri di Cimbricus / Il tempo striscia, un giorno dopo l'altro ...
Mercoledì 2 Gennaio 2019
Tra sorrisetti di sufficienza e una spruzzata di compatimento, l’onda montante del Boxing Day e dei suoi fratelli va cancellando ogni traccia di buon senso e, perché no, le vecchie e sane abitudini del nostro semplice mondo. Che lentamente scompare.
Giorgio Cimbrico
Lapidato a colpi di scatola Stefano Protomartire: ormai è Boxing Day. Nostalgia delle cose che una volta capitavano il 26 dicembre: oltre all’inizio dello smaltimento degli avanzi, il Santo Stefano pugilistico a Bologna con Dantone Cané che lasciava il suo banco di formaggi e salumi al mercato per indossare calzoncini e calzare guantoni. Se l’avversario era Bepi Ros, lo spettacolo era assicurato e qualcuno chiosava: “scontro tra ciccioni per il titolo italiano dei pesi massimi”. Oggi non è più possibile dirlo o scriverlo perché sui social media si indignerebbero i ciccioni (altra parola da evitare, meglio obesi o oltre il peso forma o con poca cura della loro fitness), i salumieri, i bolognesi, i veneti, quelli che odiano il pugilato e ne propongono l’abolizione. Meglio andare a impasticcarsi in discoteca o a bulimizzarsi di messaggi o a guardare sul telefonino le web-tette e gli web-culi di Irina, Anastasia e Olga.
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