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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
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Sochi 2014 / Dal vostro inviato davanti al … televisore

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Domenica 23 Febbraio 2014

 

LUCIANO BARRA

 

Per la prima volta, dopo essere stato a cinque edizioni dei Giochi Olimpici Invernali, ho potuto vedere le gare davanti al televisore. E me le sono veramente godute, avendo vissuto  “live” quasi tutto. Tornerò più avanti sull’argomento TV che merita di essere elaborato più nel dettaglio. Adesso qualche impresso e, soprattutto, qualche considerazione. Vediamo.

 

Programma dei Giochi – E’ necessario una premessa sul programma dei Giochi. A Calgary, su pressione della televisione ABC, i Giochi Invernali furono portati da due a tre week-end. Una vera forzatura se si pensa che anche i Giochi Estivi si svolgono su tre week-end ma con 302 gare in programma contro le (attuali) 98 degli Invernali. Questo ha fatto si che le gare si siano raddoppiate e da Calgary sono passate da 46 alle 98 di Sochi. La necessità di riempire il programma ha fatto si che il CIO si vedesse costretto ad inserire di tutto e di più. In molti casi una forzatura e, come ha scritto qualche osservatore, alcune gare sembrano più da Giochi senza Frontiere (o da Circo …) che per la sacralità dei Giochi. Aggiungiamo che in tre discipline, come il Freestyle, lo Snowboard e lo Short Track (per noi pur molto importante, non solo per i risultati di Sochi, ma anche per i precedenti), il problema non è tanto quello di arrivare primi, ma di rimanere in piedi. E’ un fatto che nei pronostici raccolti dalle più importanti agenzie internazionali queste tre discipline siano state le più difficili da  prevedere. E’ vero che le discipline su citate sono molto “vicine” ai giovani e che, quindi, hanno un loro appeal, ma speriamo che di questo passo non ci propinino nel futuro gare sulle ciaspole o il tuffo nei cerchi di fuoco.

 

Medagliere Finale – Con grande sorpresa, e contro tutti i pronostici, la Russia è finita in testa al medagliere, in ambedue le versioni di classifiche: per medaglie d’oro e per totale di medaglie. Qualcuno potrà obiettare: ma giocavano in casa!  Il vantaggio casalingo lo hanno avuto, forse, solo nella prova di Pattinaggio femminile. Loro venivano dal flop di Vancouver  (un totale di 15 medaglie contro le 33 di ora). Ma, dopo quanto son costati i Giochi di Sochi e dopo quanto i russi hanno investito nella preparazione delle loro squadre, è sicuramente un premio giustificato. Forse non tutti sanno che i russi hanno “affittato”  la canadese Kathy Priestner (nota per aver lavorato in parecchi Giochi Olimpici, incluso  Torino 2006) ed un suo socio canadese, alla modica cifra di 5 milioni di dollari, come  “advisor” per la preparazione Olimpica.

 

Nel medagliere, la Russia ha regolato proprio nel finale, dopo una partenza preoccupante, la Norvegia, che ha avuto enormi defaillance se si pensa che i suoi grandi campioni – Svendsen, Svindal e Northug – non hanno vinto quanto ci si aspettava. Comunque, per una Paese di 5 milioni di abitanti, riuscire a battersi con la Russia e con altre potenze come Stati Uniti, Germania o Canada è già un successo importante . Ovviamente merita un commento l’Olanda che, con 24 medaglie, 23 delle quali nel Pattinaggio Veloce su pista lunga, ha di fatto “ucciso” questa specialità. Il presidente Cinquanta ha annunciato qualche cambiamento (qualche gara in linea più che a cronometro) e quindi staremo a vedere.

 

Prima dei Giochi avevo riassunto i pronostici pubblicati dalle grandi agenzie internazionali. Pochi avevano puntato sulla Russia. Interessante dire che in questo specifico settore la classifica nel centrare le medaglie d’oro l’ha vinta proprio la rivista russa Sport Express con 38 medaglie d’oro, davanti all’Associated Press con 35, Sport Illustrated con 32 e Infostrada con 28.

 

La Televisione – SKY Sport ha fornito un servizio allo Sport Olimpico impagabile. Giovanni Bruno (insieme a Gilberto Evangelisti, il miglior Direttore dello Sport che la Televisione Italiana abbia mai avuto) merita una medaglia d’oro. Ma sapete perché? Non solo per l’offerta delle oltre 600 ore che loro hanno “cucinato” nella migliore maniera, ma per un altro fatto che forse non tutti hanno notato. Tutte le trasmissioni, studio Olimpico compreso, sono state originate da Milano e non da Sochi. A Sochi SKY aveva accreditati, a parte Putzer e Paruzzi, solamente tre giornalisti che hanno fornito qualche intervista post-gara.

 

Non è facile “coprire” un avvenimento come i Giochi Olimpici trovandosi a migliaia di  km di distanza. Solo un appunto gli si può fare, giustificato dal fatto che le squadre dei telecronisti si incontravano per la prima volta, è che non si capiva chi narrava, chi sottolineava e chi aggiungeva commenti tecnici. Spesso il tutto era slegato dal racconto. Ma pochi se ne saranno accorti. Giovanni Bruno ha avuto anche il merito di fare un acquisto importantissimo: quello di Massimiliano Ambesi, una voce ben nota (assiduo freelance di Eurosport), un joker degli sport invernali che ha fatto la differenza. Su Ambesi tornerò più avanti.

 

Certo che SKY ha applicato veramente un “spending review” sui Giochi perché, nel non inviare le centinaia di persone necessarie a Sochi (soprattutto giornalisti, commentatori tecnici e tecnici televisivi), nel non acquisire le postazioni per i telecronisti sui vari campi gara, nel non avere le postazioni interviste a bordo campo (nella cosìddetta mixed zone), nel non avere camere dedicate e quanto altro, ha risparmiato molti milioni di euro. Speriamo che siano spesi nel futuro per acquisire diritti di sport olimpici e non solo di calcio.

 

La Televisione permette di vedere  cose che mai riesci a cogliere sul posto. Mi ha colpito ed incuriosito il balletto delle giacche e degli sci. Per il primo mi riferisco ai tecnici del Pattinaggio di figura, professionisti affittati dai diversi atleti, che al momento di sedere sulla panca del “kiss-and-cry” vestono la giacca della nazione dell’atleta che ha appena terminato la prova. Alcuni di loro (inclusa la nostra Barbara Fusar Poli) li ho visti vestire tre diverse giacche di tre differenti paesi. Il balletto degli sci si riferisce al cambio degli stessi al momento dell’arrivo dei migliori, per sostituirli con un altro paio, più da televisione o non trattati da gara. E tante altre curiosità .

 

Merita tuttavia tornare sulla polemica aperta prima dai Giochi dal Vice Direttore Generale della RAI, Antonio Marano, quando ha attaccato il CONI per il suo “sposalizio” con SKY. Mi ha fatto sorridere la polemica perché lo stesso Marano è stato quello che al momento giusto ha deciso di non acquisire i diritti nel pacchetto dell’Eurovisione, di fatto rompendo il cartello stesso dell’EBU. E meno male che c’è stato SKY. Potrà la RAI , avendo riacquistato da SKY stessa, i diritti per Rio de Janeiro, offrire la stessa quantità e qualità di programmi?

 

Bilancio dell’Italia – Ho la fortuna di aver risposto ad un e-mail di Alfio Giomi, il presidente della FIDAL, che mi chiedeva prima dei Giochi le mie previsioni sulla performance dell’Italia a Sochi. Gli avevo scritto confermando la possibilità di vincere più medaglie di Vancouver (facile da pronosticare), ma della difficoltà di vincere una medaglia d’oro. E così è stato. Certo che il primo obbiettivo prefissosi da Giovanni Malagò è stato raggiunto, ma lo “zero tituli” pesa in maniera molto pesante. Anche perché, come ha scritto qualcuno e come è stato per Londra 2012, le medaglie “si contano ma soprattutto si pesano” (come anche ripeteva Enrico Cuccia per le azioni). Per trovare l’ultima volta con gli azzurri senza oro, bisogna risalire al 1980, Giochi di Lake Placid!

 

Ma l’aspetto più grave è il piazzamento finale: al 22° posto. E meno male che all’ultimo minuto la Lettonia abbia perso l’oro nel Bob a 4 per qualche centesimo, altrimenti avrebbe significato il 23° posto su 26 nazioni classificate. A Vancouver avevamo già toccato il fondo giungendo 16°, mentre in tutte le altre edizioni eravamo sempre stati nei primi dieci. Senza dimenticare che a Sochi c’erano 12 gare in più rispetto a Vancouver (il 12 % in più)! Meriterebbe fare un’analisi dei risultati di un paese che ci è arrivato di poco davanti con 7 medaglie, ma una d’oro: mi riferisco alla Slovenia. Basta scorrere i risultati per vedere in quante discipline la Slovenia è stata presente nei primi posti dei Giochi. La Slovenia è un po’ più grande del Friuli Venezia Giulia , ma rispetto alle regioni italiane che sono attraversate dalle Alpi, ha un territorio pari al 22 % del nostro e una popolazione pari al 9 % della nostra. Senza contare le risorse economiche dello sport italiano rispetto a quello sloveno. Meriterebbe guardarsi un po’ intorno, ma per fare ciò serve molto umiltà ed uscire dal nostro solito provincialismo.

 

Ovviamente, questo mezzo fallimento va diviso a metà fra la passata gestione (Petrucci&Pagnozzi) e quella attuale. Ma il tutto nasce da un equivoco di fondo, già evidenziata da Colasante al momento dell’annuncio della squadra olimpica; equivoco che se non sarà affrontato in maniera decisa in vista di Rio 2016, potrebbe vederci nella situazione discendente anche ai Giochi Estivi.

 

Mi spiego: la Legge 242 del 23 luglio 1999, all’art. 2, dice fra l’altro “L’Ente cura l’organizzazione ed il potenziamento dello sport nazionale, ed in particolare la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e tutte le altre manifestazioni sportive nazionali ed internazionali.” Chiaro. Invece al CONI, dopo Pechino 2008, si è applicata la filosofia di lasciare tutto nelle mani delle federazioni, senza svolgere quel compito previsto dalla legge (e dal buon senso). Ovviamente è una scelta politica, ma anche strutturale. E’ chiaro che nell’ultimo quadriennio, anche in vista delle elezioni, non si sia voluto interferire e andare in contrasto con i presidenti di federazione e per questo la struttura messa in piedi è stata una po’ “leggerina”. Pensavo che Malagò fosse come Papa Francesco, o come Renzi, e che volesse rovesciare, ribaltare e rottamare le abitudini anche in questo settore. Invece mi pare che il CONI sia tornato ad essere quello che era molti anni fa, soprattutto l’agenzia di viaggio per l’Olimpiade.

 

Potrei raccontare episodi che dimostrano tutto ciò. Il primo è legato all’ultima telefonata ricevuta proprio dal presidente Malagò (lui, con me, è come papa Francesco che telefona agli anziani e ai derelitti) dopo l’ultimo articolo pre-Sochi pubblicato su questo giornale. Oltre a dirmi che lui, nei suoi 12 mesi da presidente, il maggior tempo lo aveva dedicato alla Preparazione Olimpica (sic !) in risposta alla mia continua campagna e polemica su Pittin, non incluso nel Club Olimpico, mi ha detto “Concordo con te, ma come facevo a mettere Pittin nel Club Olimpico se non me lo hanno chiesto?” . Ecco qui sta la linea di demarcazione: fra lasciare tutto alle federazioni o sapere come intervenire. Ovviamente serve forza politica, ma anche lungimiranza tecnica.

 

Il Club Olimpico – Il Club Olimpico meriterebbe un commento a parte.Quello Estivo è più un fondo pensione per atleti arrivati a fine della carriera, molti di loro Rio 2016 non la vedranno neanche in cartolina. Quello relativo a Sochi, deliberato il 16 aprile 2013, oltre a Pittin non include Innerhofer (1 argento e un bronzo!) e molti dei nostri atleti giunti quarti (leggi Gross, Daniela Mereghetti, March, Boccacini, etc.) . Ma ci vuole tanto a capire che negli sport invernali non si possono applicare gli stessi criteri usati per gli sport estivi nel formare il Club Olimpico?

               

E’ troppo chiaro che per le Federazioni, non solo quelle Invernali, i Giochi Olimpici sono un avvenimento, non l’AVVENIMENTO principe del quadriennio. Molte volte, pur di salvare il quadriennio, e la poltrona,  basta una medaglia mondiale o addirittura europea.. Bastava sentire le interviste post gara di atleti e tecnici per capirlo. Il riferimento era alla prossima gara di coppa del Mondo, non all’analisi del perché l’obbiettivo principale del quadriennio – quello olimpico – non era stato centrato.

 

C’è bisogno di essere un tecnico per capire che il Biathlon poteva fare dei risultati? E il CONI sa quali sono gli investimenti fatti negli ultimi anni sul Biathlon, Slittino e Short Track rispetto, per esempio, allo Sci di Fondo?  Oppure tocca sentire in televisione che moltissimi tecnici e skimen lavorano con altri paesi e che quasi tutti i migliori pattinatori su pista lunga vengono dal pattinaggio on-line, specialità in cui siamo fra migliori del mondo. Alla fine degli anni Novanta, insieme ad Elio Locatelli, facemmo un esperimento che poi portò Ippolito Sanfratello, proveniente dal pattinaggio on-line, a far parte della squadra olimpica che vinse l’oro nella staffetta di Torino 2006. Non vi dico perché l’esperimento non fu proseguito. Lo stesso motivo per cui il CONI rifiutò la proposta di Torino 2006 di far diventare Centri di Preparazione Olimpica gli impianti di Torino 2006. Molta politica e poca tecnica.

 

Non meriterebbe unificare – ora che si parla di accorpamento – l’Hockey e Pattinaggio con qualcuna delle discipline invernali? In primis Pattinaggio su pista lunga, ma non solo, visto che anche nel Pattinaggio di figura vi sono atleti provenienti dallo disciplina estiva?

 

Ma cosa è accaduto perché invece si andasse sugli stessi binari del passato, cosa che ha portato al semi-fallimento di Sochi? Per chiudere: una volta che si farà, finalmente, un vero e serio PROGRAMMA DI PREPARAZIONE OLIMPICA, per i Giochi Invernali sarà bene arruolare Massimiliano Ambesi che, con il massimo rispetto per Bolognini e Roda, sugli sport invernali ne sa molto di più tecnicamente, statisticamente e come scenari internazionali. Il dibattito rimane aperto, ammesso che si voglia avere l’umiltà ed il coraggio di affrontarlo.

 

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