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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Con questi due ci sara' da divertirsi

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Mercoledì 31 Gennaio 2024


fabbri-dal soglio 


Zane e Leo hanno un vantaggio, dono del loro allenatore: il nitore dell’esecuzione di un gesto che dura un secondo e mezzo e in cui tutto deve risultare perfetto. Tra Scozia, Roma e Parigi non resta che attendere. Intanto, quanto a Sinner ...


Giorgio Cimbrico

Mondiali indoor (o Short Track, come preferisce sia chiamata l’attività al coperto lord Sebastian Coe) a Glasgow, Europei di Roma, Olimpiade di Parigi, con un vecchio slogan che ritorna, martella, induce all’ottimismo: “Attenti a Quei Due”. Più che altri difensori di corone messe in testa a Tokyo, a Monaco di Baviera, a Budapest, sono Zane Weir e Leonardo Fabbri, sorridenti titani allevati e allenati da Paolo Dal Soglio, a interpretare il ruolo degli alfieri e dei cavalli da scacco in Scozia, in Italia, in Francia.

Lo hanno dimostrato sin da primi assaggi stagionali: 21.26 Leo a Lodz vincendo una gara molto tesa; 21.84 Zane e 21.67 Leo il giorno dopo a Nordhausen, Turingia, un tempo DDR. “E pensare – racconta Paolo – che Leo ha passato quattordici ore in aeroporto per arrivare poco prima della gara e che Zane ha smarrito il bagaglio: non aveva né canottiera né calzoncini e così ha gareggiato in … pigiama: una felpa e un paio di calzoni di una tuta rimediati all’ultimo momento”.

Risultato: miglior misura al mondo per Weir, terza per Fabbri che ha ritoccato il personale indoor e ha lasciato a un metro abbondante il lussemburghese Bob Bertemes, ventiduemetrista che in casa sua lancia lunghissimo ma quando si allontana dal Granducato, riduce le gittate.

Per l’inverno Paolo ha un programma molto serrato per arrivare a Glasgow al primo vertice stagionale di forma. Se ci sarà Ryan Crouser, pazienza. Se il gigante dell’Oregon rimarrà a casa, tanto meglio: Zane e Leo saranno da doppietta, quella che cercheranno, con fortissime possibilità di centrarla, agli Europei romani del cinquantenario dall’edizione del ’74. Il vantaggio sugli avversari più pericolosi – il bosniaco Peser e il croato Mihaijlievic – oggi è tra i 70 cm e il metro e potrebbe aumentare. Sufficiente pensare all’anno scorso, una escalation: Zane per la prima volta oltre i 22 agli Euroindoor di Istanbul (vinti) e 22.44 in piena estate, Leo vicecampione mondiale a Budapest, 22.34.

Il 22.91 di Sandro Andrei tiene ancora, dopo 36 anni abbondanti. Terrà ancora? A volte Dal Soglio si fa sfuggire che, dopo aver inseguito i 22 (“a un certo punto l’uno e l’altro erano a 21.99 e mi dicevo chissà se…”), ora i 23 non sono più un’ipotesi, una chimera, un azzardo. Ma sono accenni rapidi. Sa bene che per mettere le mani su qualcosa d’importante è vitale aveva un telaio solido, un plafond di risultati. E i due lo possiedono.

A Parigi l’incognita non è Crouser che quando va male spedisce a 22.80, ma Joe Kovacs, l’uomo che ha le sembianze di un mortaio, capace di varcare quella linea con un numero periodico, 23.23, ma spesso ondivago nelle prestazioni.

Zane, triestino per parte di madre, scozzese per quella paterna, nato e cresciuto a Durban, sull’Oceano Indiano, e Leo, ennesimo capitolo di una tradizione fiorentina che va avanti da settant’anni, hanno un vantaggio che è un dono del loro allenatore: il nitore dell’esecuzione di un gesto che dura un secondo e mezzo e in cui tutto deve risultare perfetto.
 

E A PROPOSITO DI SINNER …


Memoria corta e intelligenza artificiale negli epinici per Jannik Sinner che il vertice di una potente televisione a pagamento ha accostato, parlando di Olimpo dello sport italiano, a Federica Pellegrini, a Marco Pantani (finito in quel modo, poveretto…), a Valentino Rossi e (sic!) a Michael Schumacher che italiano non è ma fa lo stesso: una strizzatina d’occhi alla Ferrari fa sempre comodo.

Cancellato l’evo antico, cancellato l’evo moderno, rimane l’evo che stiamo attraversando, quello che più che televisivo è legato mani, piedi e cervelli alla rete e ai suoi adoranti e spesso irosi adepti. Non è il caso di rimarcare – non importa niente a nessuno – che la Spagna di Slam ne abbia vinti 35 (e qualcuno in più con le donne) e che Francesco Molinari abbia portato casa l’Open che non ha bisogno di essere etichettato come British. Roba da barbosi specialisti che annoiano.

L’informazione è fuori controllo, isterica, castrata nei canoni, priva di categorie, mutilata di un minimo di storicismo. Ed è tutto quello che oggi è consentito, accettato. Chi prova a riflettere è bandito, deriso. O dolcemente ammonito: “Devi renderti conto che…”  

Secondo un’analisi che dovrebbe essere corretta, per il momento Sinner appartiene a chi è stato capace di un’impresa che mancava da 48 anni. Chi è abbastanza avanti con gli anni, può ricordare Livio Berruti a Roma ‘60, Vittorio Adorni a Imola ’68, Pietro Mennea a Mosca ’80. Ma sono già nomi e fatti che al pubblico di oggi dicono poco o nulla, più nulla che poco. La vita scorre come la risacca sui ciottoli e non c’è tempo per esaminare quel che rimane sulla spiaggia che spesso può essere inteessante.

Far parte di un Olimpo, di un Parnaso, di una confraternita riservata ai pochi, è prerogativa di chi è capace di unire gli anelli delle catene del tempo e degli impegni che lasciano il segno. Tra sette, otto anni ne potremo – o potremmo – riparlare. Per il momento è abbastanza semplice ripensare a Sara Simeoni, a Deborah Compagnoni e, andando a rovistare in quell’evo accantonato, così lontano dalle coscienze d’oggi, a Zeno Colò, a Fausto Coppi, ad Adolfo Consolini, a Giacomo Agostini, a Gustavo Thoeni.

Lo sport del nostro tempo è un’altra cosa. E’ un’alleanza tra investitori che azzardano cifre sperando che siano ben investite – di solito lo sono - e tra impollinatori via tv e soprattutto via rete. Hanno deciso che quello è il prodotto gradito, lo impongono e raccolgono frutti. Ne raccolgono, giganteschi, i primi attori di questo Truman show: dicono che quest’anno Sinner guadagnerà tra  20 e i 40 milioni, tra premi e sponsor assoluti (Nike, Rolex, Head) e di sponda italiana che per lui si sono svegliati, molto meno per Jacobs o per Tamberi. Quanto ha guadagnato giocando a Tennis Rod Laver? Ma poi, chi è Rod Laver?   

 

 

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