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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Sei Nazioni / Obiettivo: rinunciare al Cucchiaio di Legno

Lunedì 22 Gennaio 2024

 

quesada 

Sabato 3 febbraio gli azzurri della palla ovale accenderanno la 25ª candelina della presenza nel torneo più antico del mondo: denominato Sei Nazioni proprio per l’inserimento dell’Italia, il fanalino di coda. Riuscirà ora Quesada a fare storia?

Daniele Perboni

All’Olimpico romano i bianchi dell’Inghilterra, uscita terza dall’ultima Coppa del Mondo (la prima squadra europea), cercheranno, per l’ennesima volta, di seppellire di mete questi mediterranei che non meritano, stando alla stampa anglosassone, di far parte di questo torneo. Compito difficile riuscire a dimostrare il contrario per i “giganti” nostrani, che non contano nessun successo contro i satanassi della rosa rossa dei Tudor.

L’evento è stato ufficialmente presentato in casa Sky a Milano, l’emittente che, appunto, trasmetterà tutte le partite del torneo su Sky Sport uno e Now e quelle con gli azzurri in chiaro anche su TV8. Francesco Pierantozzi, il commentatore dell’Italia insieme all’ex capitano azzurro Andrea De Rossi, potrà contare sulle immagini trasmesse da ventisei telecamere, compresa quella sospesa adatta per seguire al meglio mischie e touches. Da aggiunge all’apparato un drone e una mini telecamera da 200 grammi “indossata” dall’arbitro. Sino al cuore del gioco sembra il motivo conduttore di Sky che trasmetterà pre e post partite, il torneo Under 20 maschile e il Guinness Sei Nazioni femminile in primavera.

NUOVA GUIDA – La novità, se di questo si può parlare, visto che già era stata svelata sin da settembre, è la nuova guida tecnica, affidata all’argentino Gonzalo Quesada, ex mediano d’apertura dei Pumas e in precedenza tecnico in seconda della nazionale francese. Compito difficile anche se ha palesato estrema sicurezza. Ma non gli poteva chiedere altro. Che fai al primo impegno importante e con soli tre giorni a disposizione per assemblare una squadra competitiva? Ti metti a disquisire che sicuramente gli avversari sono più forti e non hai speranze di successo? Minimo ti mettono alla porta.

Ma questa è la dura realtà, dobbiamo farcene una ragione. Al di là di quanto verrà scritto, i commenti nel dopo presentazione convergevano su un unico argomento: dovremo rassegnarci all’ennesima sconfitta. Si accettano scommesse. E non andrà meglio nei prossimi due appuntamenti contro Irlanda (vincitrice lo scorso anno) e Francia, desiderosa di rimarginare le ferite della Coppa del Mondo casalinga: sconfitta nei “quarti” dal Sudafrica (28-29), quando pensava eroicamente di approdare alla finale e di vincerla.

Belle parole quelle di Quesada che esalta il gruppo e la sua etica del lavoro «Impressionante», annunciando che non ha cambiato molto di quanto impostato del suo predecessore Crowley e che non saranno chiuse le porte per nessun, anche per chi è stato escluso in occasione dei primi due appuntamenti. Insomma, niente di nuovo sotto il sole: buoni propositi, speranze e positività. «Sono consapevole della sfida che mi attende. Ho un progetto chiaro e so dove andare». Il campo emetterà la sua sentenza. Invero qualcosa di nuovo si può registrare: Quesada parla perfettamente la nostra lingua, al contrario del predecessore che nei suoi sette anni italiani non spiaccicava parola se non nell’inglese dei padri…

Doverose due domande. Riuscirà a resistere Quesada oltre i quattro anni di contratto? Compito forse improbo. Da sottolineare che nessuna delle altre partecipanti ha un nuovo cittì, a dimostrazione la fiducia dimostrata dai vertici delle rispettive Federazioni nei loro “comandanti” in campo.

A quando, vista la frequenza con cui si libera la panchina, un allenatore italiano? I tempi potrebbero essere maturi…

GRAZIE – Interessante quanto affermato dal presidente FIR Marzio Innocenti, anche se già si sapeva, «Il rugby italiano è il 6 Nazioni. La quasi totalità delle risorse (almeno il 65%, NdR) arrivano da lì e servono per le franchigie delle Zebre e del Benetton, poi a scendere per le accademie ed i vari campionati nazionali».

Denari che, stando a quanto lamentano alcuni club, sono usati non proprio al meglio. Argomento spinoso e scottante che pochi (forse) hanno il coraggio di affrontare.

 

 

 

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