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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Duribanchi / In morte dell'ultimo Kaiser

Martedì 9 Gennaio 2024

 

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L’eleganza fatta calcio. E' stato classe purissima. Ambidestro, nato centrocampista, mediano “di spinta” come si diceva un tempo, divenne l'interpretazione più sofisticata del “libero“: il centrale di difesa che impostava il gioco.

Andrea Bosco

Franz Beckenbauer il “Kaiser” che giocava in frak, il giocatore stilisticamente più bello della storia, se né andato a 78 anni, evitandosi il brutto calcio che ci attende: tra business esasperato (già evaporata la “bolla“ araba) polemiche sempre più feroci e VAR. L'orrenda tecnologia che si reputa “democratica“ e che invece è solo bieca dittatura.

Franz Anton, tedesco di Baviera, è stato calciatore, allenatore, dirigente sportivo. E' stato classe purissima. Ambidestro, nato centrocampista, mediano “di spinta” come si diceva un tempo, divenne l'interpretazione più sofisticata del “libero”: il centrale di difesa che impostava il gioco. Il Kaiser il gioco non lo impostava: lo illuminava con lanci spettacolari per i compagni, uno-due chirurgici, tiri micidiali dalla distanza, gol dentro all'area piccola.

Due volte Pallone d'Oro (quando quel premio non veniva “agevolato”), vinse quattro titoli nel Bayern e quattro Coppe di Germania, una Coppa delle Coppe, tre Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale. Nel 1977 Franz va in America ai NY Cosmos, dove vince, in quattro stagioni, tre titoli. Ci ritornerà, negli States, a chiudere la carriera. Ma non prima di essere rientrato in Germania dove con l'Amburgo ottiene un altro titolo. Vincente anche da allenatore con il Bayern: un Campionato del Mondo, un campionato di Germania, una Coppa UEFA. Si potrebbe continuare per una settimana: Franz Beckenbauer è stato un gigante: 433 presenze nel Bayern con 60 reti, 103 in Nazionale con 14 gol.

C'era anche lui a Mexico City con l'Italia, nel celebre Italia-Germania 4-3 che fece delirare una Nazione. Con un braccio al collo dopo un incidente di gioco, ma in campo stoicamente, testa alta, riflessi pronti, solo inevitabilmente una inferiore mobilità. Suo corrispettivo in quella gara, Pierluigi Cera, grande difensore, ma il Kaiser abitava su un altro pianeta. Dopo di lui sono venuti Rudy Kroll, Baresi e Scirea, Nesta. Anche il connazionale Sammer (che vinse con qualche “spinta”, vecchia consuetudine di FB, il Pallone d'Oro) che tuttavia, pur ragguardevole, rispetto al Kaiser era un “manovale”.

Ho avuto la fortuna di vederlo giocare, un paio di volte, dal vivo: una squadra in un solo giocatore. Una eleganza incomparabile al servizio del pragmatismo. Non ho mai visto dal vivo il magiaro Hidekuti. Ma ho visto un anziano Di Stefano. E ho visto il 14 dell'Ajax. Franz Anton Beckebauer era di quella categoria.

Credo che là dove è andato e dove ogni volta hanno una estrema difficoltà a fare la formazione per abbondanza di eccellenze, lui indosserà la “sua” numero 6. Molti l'hanno portata con classe e onore. Nessuno l'ha mai indossata come lui.

 

 

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