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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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dall’ Ottocento al Fascismo
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Duribanchi / Viaggio nel Paese dei Comici

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Martedì 5 Dicembre 2023

 

teatro 


Eugene Ionesco e il redivivo suo Teatro. Qualche riflessione sulla comicità che – tale è l'intuizione dell'assurdo – appare disperante piuttosto che tragica. E a quanto dice la cronaca dalle nostre parti ha un grande seguito.

Andrea Bosco

Eugene Ionesco, drammaturgo di Romania noto per aver inventato “il teatro dell'assurdo“, fu chiamato da Indro Montanelli a collaborare con Il Giornale tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Era definito un “anarchico conservatore“. Qualche tempo fa da un librario antiquario di Milano mi sono imbattuto nelle sue “Notes et contre-notes“.

Visto che padroneggio decentemente il francese l'ho letto in lingua originale che è sempre cosa migliore rispetto ad una traduzione. Ionesco ad un certo punto tratta del “comico”. E scrive (la traduzione è mia e magari non risulterà il massimo): “Il comico, essendo l'intuizione dell'assurdo, mi appare cosa disperante piuttosto che tragica“. Visto che mi ritrovo in questa definizione, accompagno nel Paese dei Comici.


VAFFA – Beppe Grillo il comico, lo fa per mestiere. In passato ha fondato un partito (che i sondaggi gratificano del 15% abbondante), dal quale riceve un appannaggio di 300.000 euro annuali. Da qualche tempo è tornato alle scene. Continuando ad imperversare sul suo blog. Dove le “spara“ a raffica. L'ultima “grezza“ Grillo l'ha veicolata ipotizzando la deportazione degli ottantenni in un'isola caraibica, dopo averli privati del diritto di voto, lasciati alla “natura“, evitando che farmici e nuove scoperte li tengano ulteriormente in vita. Perché, secondo Grillo, gli ottuagenari, aiutati a vivere dalla farmacologia, sono conservatori, refrattari ai cambiamenti, dannosi per lo sviluppo della società: quella ipotizzata dal profeta del “vaffa“ e dal guru visionario (riposi in pace), Casaleggio.

Roba comica, si dirà. Mica tanto. La storia dimostra che niente come le farneticazioni, nel Paese dei Comici, attecchiscono. Perché il Paese dei Comici, pur avendo una delle storie millenarie più importanti, è anche un paese attratto dal “nulla“. Come dimostrano i tanti “scappati da casa“ del movimento di Grillo, assurti, grazie al voto popolare a ministri, sottosegretari e via col vitalizio.

DIGIAMOLO – Nel Paese dei Comici il presidente del Senato, conscio del proprio ruolo, si esprime in modo equilibrato e dialetticamente morigerato? “Erore“ direbbe Zoro di “Propaganda la 7“. Il presidente del Senato nel Paese dei Comici si dedica a fantasiose ricostruzioni storiche (“i tedeschi morti a Via Rasella per mano della Resistenza erano una banda di musicisti“) e agli sfottò, da curvaiolo. La Russa Ignazio – digiamolo – ha rivendicato la sua capacità “ironica e auto-ironica“. Della quale si reputa dotato. Il tifo è così: non ha limiti. Tu puoi essere anche Gandhi. Ma se fai il tifo per una squadra di calcio finisci per dire cose comiche. Non ironiche: solo comiche.

A dire il vero quelle di La Russa sono, in definitiva esternazioni veniali, rispetto a quelle di chi prende dall'Europa i finanziamenti del PNRR, ma reputa che a Bruxelles ci siano degli “usurpatori“. E che il modo migliore per sloggiarli, sia quello di allearsi con i partiti neonazisti. Comicità. Poi ci sono quelle di un tipo che a furia di sentirsi chiamare “signor patrizio“, deve essersi convinto di esserlo per davvero. E quindi di essere anche autorizzato (“io so' io e voi eccetera...“) a dire l'inverosimile e l'esatto contrario dell'inverosimile. Tanto gonzi disponibili a prenderlo sul serio ci sono sempre: basta sventolare un pezzo di carta gialla e dire quella magica parola: “gratuitamente“. E poi ci sono quelli che sono stati votati con percentuali da prefisso telefonico e come la rana di Esopo gonfiano il petto pensando di apparire “altro“. Come vada a finire la fiaba è noto.

Nel Paese dei Comici c'è anche un sindaco (anzi sindaca), quello di Cervinia che aveva stabilito di cambiare il nome della località sciistica perché quel nome, Cervinia, era stato inventato in epoca fascista. Respinta con perdite, la sindaca non ha avuto il garbo di dimettersi per aver cavalcato l'assurdo. Caso isolato? None: in Europa qualcuno, ha ipotizzato di costringere i vari paesi ad abbattere ogni edificio costruito in epoca fascista. Come a dire che tutto il “razionalismo“ (le case più belle a Milano, “tagliate“ meglio, più spaziose, più luminose, sono di quel periodo, come ben sanno quanti abitano in zona Cavour-Repubblica) dovrebbe essere cancellato. Compreso il futurismo. Vade retro quindi De Pero, Marinetti and company. Follia? Magari anche. Soprattutto disperata comicità.

ORO E PETROLIO – Ma non è che a diverse latitudini si facciano mancare il “pane“. Expo di Dubai: i grandi (tranne alcuni, assenti) del mondo discutono per giorni su come combattere il riscaldamento globale attraverso l'eliminazione dei combustibili fossili. Non erano presenti gli attivisti (non so se di Ultima o Penultima o Terzultima generazione che a Torino hanno interrotto una messa per leggere un messaggio ai “fedeli“ tratto da uno scritto di Papa Francesco) piemontesi, ma c'era la crema del pianeta. Che incredibilmente ha preso anche delle decisioni (meglio: dovrebbe averle prese) per dare forza alla lotta di cui sopra.

A chiudere i lavori arriva a parlare Sultan Ahmed Al Jaber, presidente della Cop 28, ministro dell'industria degli Emirati Arabi e CEO della ADNOC, compagnia petrolifera di Stato degli Emirati. E cosa dice? Dice che “non esistono prove sui combustibili fossili, né che la loro progressiva eliminazione limiterà il riscaldamento globale“. E aggiunge Sultan Ahmed eccetera, che senza petrolio il mondo “è destinato a tornare a vivere nelle caverne“. Non ho competenze per affermare che queste dichiarazioni siano comiche. Ma certamente comica è una conferenza indetta per arginare i combustibili fossili che si conclude in questo modo: comico.

Non è comico quanto accaduto nel centro accoglienza a Milano di Via Corelli, dove gli immigrati non venivano curati, il cibo era fetente, gli alloggi immondi e c'era chi speculava alle loro spalle: una cosa lurida.

Sempre sul fronte comicità, sul TG1 vista anche questa: apertura di giornale con Amadeus che declina la scaletta dei cantanti che parteciperanno (tra qualche mese) al Festival di Sanremo. La Guerra tra Israele ed Hamas? Quella tra Russia e Ucraina? La notizia che guerriglieri filo iraniani hanno attaccato una nave da guerra americana nel Mar Rosso? Aggiornamenti sulla morte della povera Giulia Cecchettin che ormai oltre che un dolore è diventata uno show? Ma per favore: vuoi mettere far sapere che al Festival ci sarà il trio (milanese) La Sad? Big anche loro. Nati con le loro creste solo tre anni fa, ma “big“ nella classifica “ragionata e sofferta“ di Ama, insonne fino alle tre del mattino per decidere chi sarebbe stato escluso.

Proviamo a credergli? Io ho seguito sette edizioni del Festival quando c'erano Pippo, Fiorello e Fabio. Ne ho altri ricordi. Ma proviamo pure a credere ad Ama: proviamo. Con riserva: oggi anche nel giornalismo funziona il motto: “senza limiti“. Sentita in vari tg: il cacciatorpediniere USA attaccato dai droni degli Houthi nel Mar Rosso diventato sui siti “una portaerei“. Presa la notizia, nome della nave compreso, declinata in video senza filtri e senza verifiche. Funziona così, ormai.

SPORT E DINTORNI – Chiusa la pagina della comicità restiamo sempre in zona Ionesco con le due-vittorie-due della Brignone nei primi slalom della stagione. Schiantate sia Shiffrin che Goggia. Visto che Brignone sembrava volesse ritirarsi il suo bellissimo trionfo rasenta l'assurdo. Ma premia una ragazza che tecnicamente non ha eguali. Facciamo un salto nel calcio? Lo sapete che quel Massa che ha diretto Napoli-Inter è considerato il numero due dei fischietti italiani? Mai visto un arbitro “non vedente“ fischiare in serie A. Eppure Massa zufola: fa cose che “voi umani eccetera”, ma per il designatore Rocchi, è il number two.

Comico: come il presidente del Napoli, De Laurentiis, secondo il quale (attraverso suo dipendente in conferenza stampa) “Il Napoli ha perso per colpa dell'arbitro“. No: tre pere il Napoli le ha prese perché l'Inter è nettamente superiore. La cosa comica è che De Laurentiis non ammetta che vendere Kim, pilastro della difesa di Spalletti, si è rivelata una follia tecnica. Ma dare uno sguardo al calendario, please: venerdì il Napoli va a Torino contro la Juve. I latini la chiamavano captatio benevolentiae: per l'esatta traduzione citofonare al latinista Claudio Lotito.

Comica o tragica la situazione dell'Armani, sconfitta anche dalla bella Dinamo di Bucchi, con il Messina, uno e bino che – pare – volesse dare le dimissioni, respinte dal patrone King George? E cosa dire della Reyer che becca un ventello nel Trentino, dove ruotano gli allenatori, ogni stagione cambiano sette decimi del roster, ma dove mai fa difetto quell'energia che è il marchio di fabbrica di Trento. Assurdo o comico Josè Mourinho, che è arrivato alla polemica preventiva, contestando un arbitro che non l'aveva mai arbitrato e un varista del quale non conosceva l'esistenza? Presentandosi poi in sala stampa a parlare in portoghese, prendendo per il fondo schiena il giornalisti e la stampa “colpevoli“ di scrivere cose che lui “mai ha detto“? Il naso di Mourinho è più esteso di quello di Pinocchio: quindi, nessun stupore.

Visto Federico Buffa con Federico Ferri , director Sky Sport, alle prese con Paola Egonu con “estensione“ biondo platino stile Diana Dors, maggiorata inglese degli anni Sessanta che rivaleggiava (si fa per dire) sullo schermo con Marilina. Bella intervista: con Egonu che ormai ha capito come si fa in televisione. Pausa, risposta, pausa, risposta. Efficace.

Quindi, l'unica cosa né assurda, né comica della settimana è la vistosa vittoria della Reyer femminile a Bologna contro la Virtus da Eurolega. Inutile spendere parole: le hanno spese loro, con i fatti. Quindici vittorie tra campionato e Coppa europea su quindici gare disputate. Quattro lunghezze di vantaggio in Italia sulle favorite Bologna e Schio. E – cosa non da poco – senza Santucci, la play titolare appiedata da un crociato. Il loro allenatore si chiama Mazzon e guida delle soldatesse, non delle cestiste. Vista a Bologna: partita quasi alla fine, minuto di sospensione e squadra in vantaggio. “Matilde: ora puoi attaccare liberamente il ferro“. Matilde, intesa come Villa. Al minuto 36 e 30. “Fatto“ recitava una celebre pubblicità di qualche anno fa.

 

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