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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / La magia del calcio e' anche dipinta

Martedì 26 Settembre 2023


         carra 


Perché il calcio, come si legge nella prefazione di Sandro Ciotti ad un intelligente libricino di tavole e disegni, “è una riproposizione delle battaglie della vita: che impongono di essere portiere e centravanti nello stesso tempo“.


Andrea Bosco

Bein Sports emittente del Quatar ha chiesto ad un “esperto“ di comporre la più forte formazione di calcio ogni tempo. Peccato che l'esperto al quale i qatarioti si sono rivolti non sia un giornalista, un commentatore televisivo, uno storico del calcio, che so magari un allenatore che ha vinto il Mondiale come Lippi – o se proprio erano alla canna del gas – uno che avesse vinto l'Europeo come Roberto Mancini. Che, tra l'altro, soggiornando ormai nelle vicinanze, era a portata di mano.

No: i nuovi padroni (con i sauditi) del calcio l'hanno chiesto a ChatGpt che è una intelligenza artificiale, che va tanto di moda, ma che avendo una conoscenza relativa di come una squadra possa stare in campo, ha sparato una formazione all stars che probabilmente le beccherebbe da qualsiasi team organizzato e in grado di costruire oltre che la fase d'attacco anche quella di centrocampo e difensiva.

Quindi non riferirò la formazione sfornata da ChatGpt: al bar, sotto casa mia, sono in grado di fare di meglio. Personalmente, nel giochino più conosciuto del mondo (quello di “fare la formazione“) ho qualche sofferenza per le, inevitabili, esclusioni eccellenti. Ma con un minimo di logica e affidandomi ad un 4-2-4 di brasiliana memoria, direi che in porta ci metterei Lev Yashin (come ha fatto l'intelligenza) se non altro perché è stato l'unico portiere a vincere il “pallone d'oro“. A destra ci metto Djalma Santos che fu uno dei più forti nel ruolo e che nel Brasile del 1958 fu determinante per la vittoria nella Rimet (come si chiamava allora il Mondiale). A sinistra ci metto Paolo Maldini, evoluzione del ruolo, capace di molte cose, dentro e fuori dal campo.

In mezzo alla difesa piazzo a sinistra Beckenbauer capace di fare il libero e assieme il mediano. Soprattutto perché stilisticamente nessuno è stato “bello“ come lui. Forse solo Platini: ma ci sarebbe da discutere. A destra ci piazzo Bobby Moore, perché sapeva difendere ed attaccare, perché era forte e sapeva pure segnare. A centrocampo ci metto a sinistra Di Stefano, perché sapeva giocare in tutti i ruoli (pare, persino in porta) e a destra Steven Gerrard (con tanti rimpianti per l'esclusione di Matthaus e Tardelli).

Ala destra, Garrincha per mancanza di concorrenza. Garrincha, con la sua gamba più corta e la sua finta assurda non ha avuto eguali nella storia. A sinistra dopo aver avuto la tentazione di mettere la macchina da gol Cr7 Ronaldo Cristiano, opto per Bobby Charlton, nato ala e diventato falso nueve, e alla fine mezz'ala proprio per rafforzare il centrocampo. Sanguino per aver lascito fuori Best, il quinto Beatles nato occasionalmente in Irlanda pur avendo piedi sudamericani.

Restano il 9 e il 10. E ovviamente io, come immagino qualsiasi altro mortale, al 9 ci piazzo Pelè e al 10 Maradona. Violentando la mia fede calcistica che mi ha rotto i timpani con due nomi: Omar e Michel. Immagino che liti sarebbero state tra l'argentino e il brasiliano: chi tira i rigori? Chi tira le punizioni? E poi: si sarebbero passati il pallone? Chissà. Chi torna a difendere? Tante esclusioni: Messi, Ronaldo il fenomeno, Ronaldo Cr7, Van Basten, Facchetti, Schiaffino, Cruyff. Per conto mio anche tale Luisito Suarez che di recente ci ha lasciati. Ma anche Puskas che aveva una velocità di esecuzione raramente rivista su un campo di calcio.

Ovviamente tutto è relativo. Giovanottino mi portò al Comunale a Torino a vedere un allenamento della Juventus, Giglio Panza, mitologico direttore di Tuttosport. Omar Sivori tirava in porta dal limite verso Mattrel. Con questo mantra: “Carletto, te la tiro a sinistra”. Bum: gol. “Carletto, te la tiro a destra”. Bum: gol. Con “quei“ palloni del 1957. Io ero al settimo cielo: mai visto uno come El Cabezòn. Eppure, mi “smontò“ Panza: “Perché tu non hai mai visto di cosa fosse capace Renato Cesarini“. Già: io non avevo mai visto il Ce’. E all'epoca neppure ne avevo letto. Né di lui, né di Orsi che a sinistra faceva sfracelli. Non avevo mai visto Meazza del quale (ben prima di Schiaffino e Rivera) i milanesi sostenevano che in campo “accendesse la luce“.

Nella mia “formazione“ assieme a Billy Wrigt (anche lui mai visto) e per come piaceva a me, il mio idolo di bambino, Giampiero Boniperti, e quello della maturità Del Piero, mancano i grandi degli anni Trenta. Anche se un mio collega di Belgrado (auguri, vecchio amico, non mollare) dopo avermi insultato, mi direbbe: “Ma sei impazzito a lasciar fuori Dragoslav Sekularac?“. Ebbene sì: ho lasciato fuori il diavolo serbo che sul campo faceva ribalderie tecniche (e non solo) contro gli avversari. E che in Europa in pochi hanno avuto la fortuna di vedere, considerato che, all'epoca, gli jugoslavi, non potevano espatriare. Di Seki (come era chiamato) ha scritto in modo raffinato Valdimir Dimitrijevic (che lo vide bambino nel cortile della scuola seminare avversari come birilli) in “La vita è un pallone rotondo“.

Perché la magia del calcio è anche questa. Le cose più belle, sovente, sul calcio, le hanno scritte quelli che non erano particolarmente con i piedi dotati. Ma visto che avrebbero venduto l'anima per esserlo, si sono rifatti celebrandolo con le mani. Sosteneva Giovanni Arpino (del quale ho avuto il privilegio di essere amico) che i libri “sanno da chi devono andare “. E infatti, prima o dopo “arrivano“. Io, “Il calcio dipinto“ di Paola Pallottino (con presentazione di Sandro Ciotti), Edizioni Stampa Alternativa del 1990, l'ho pescato in una libreria di Via Terraggio a Milano. E' un piccolo volume con 10 riproduzioni (grandi come le cartoline di una volta), di tavole, prime pagine, copertine, apparse su La Domenica del Corriere, su Il Marmittone, su La lettura, su Sportissimo e altre testate.

L'eccellenza degli artisti della matita che descrive la qualità di altri artisti: quelli del pallone. Ecco Paolo Garretto per la Rivista illustrata del Popolo d'Italia che fa plasticamente volare Aldo Olivieri detto “gatto magico“, portiere che contribuì al successo della Nazionale italiana ai mondiali del 1938. Ecco il tratto modernissimo di Filiberto Mateldi che per Il taccuino dello sport “ di M. Buzzichini, edizione UTET del 1932, illustra una mischia in area alla quale partecipano otto giocatori che si contendono un pallone di testa. Ecco Bruno Angoletta che descrive nel Corriere dei Piccoli le gesta di Marmittone che “oggi è portiere e il maggiore sta a vedere“. Achille Beltrame è quasi fotografico nel fissare una immagine della Nazionale (forse contro la Germania) nel 1923.

Purtroppo benché il sommario annunci 30 riproduzioni, alla mia copia mancano una ventina di tavole. Anche se (come da testimonianza di Ciotti nella presentazione) litografate appaiono quella di Boccasile, una fascinosa dama bruna accanto ad una monumentale radio anni Trenta, quella stralunata di Sto', al secolo Sergio Tofano papà del Signor Bonaventura, quella di Antonio Rubino, artista raffinatissimo, presente con il suo Polidoro.

Ma, bellissima e con colori liberty, presente fin dalla copertina della confezione che raccoglie libretto e cartoline, l'opera di Golia (Eugenio Colmo) tratta da Numero – Torino 1914 – imperdibile è la figura asciutta, con il volto del vincente, di Matthias Sindelar, detto “Carta velina“ attaccante e centrocampista dell'Austria Vienna, esponente della scuola “danubiana“, centravanti arretrato (o falso nueve, come piace chiamarlo oggi) ben prima di Di Stefano, Hidekuti della Honved, e Torres del Benfica, lo stesso Tostao del Brasile, ben prima di Ibra. Suo palmares: 158 gol in 298 partite di campionato. In Nazionale 26 reti in 43 presenze. Nato nel 1903, morto il il 23 gennaio del 1939. Era un bomber di razza, vertice della Wunderteam che all'epoca era una delle nazionali più forti del mondo. In seguito all'Anschluss, dopo l'annessione dell' Austria alla Germania nazista, si rifiutò di giocare per la nazionale tedesca. Fu trovato morto a soli 35 anni assieme alla sua compagna, nella loro casa, in circostanze mai chiarite ma che hanno alimentato forti interrogativi e fortissime speculazioni. Occupa Sindelar nella classifica stilata dall'IFFHS la 22ª posizione tra i migliori calciatori del XX secolo.

Ecco: uno come Sindelar, nella “mia“ formazione da bar dello sport, troverebbe un posto. Anche rinunciando a qualche “divino“. Perché oltre che al calciatore , un “selezionatore“ dovrebbe guardare anche all'uomo. E Sindelar, grande campione, si dimostrò un grande uomo. In una stagione dove certi rifiuti, costavano la vita.

Come scrive ottimamente Sandro Ciotti nelle poche righe della presentazione de “Il calcio dipinto“, quello del pallone che rotola sui campi verdi (così come su un prato sterrato di periferia) “è una riproposizione delle battaglie della vita: che impongono di essere portiere e centravanti nello stesso tempo“.



 

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