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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Italian Graffiti / Un capitano ..., c'e' solo un capitano ...

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Domenica 9 Luglio 2023


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Metafore dei nostri tempi, quando il calcio la fa da padrone pur sprecando ogni possibile occasione. Ai Mondiali come alle Olimpiadi. Senza lasciare nessun segno tangibile di cambiamento, ma a danno di tutto il resto.


Gianfranco Colasante

Si poteva fare di meglio. Mi schiero dalla parte di chi non ritiene un capolavoro “Peccati immortali” – sebbene gli autori siano due fuoriclasse del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone –, uno spaccato su un certo generone romano, capace indifferentemente di coltivare grandi affari e vellicare bassi istinti. Ma ho trovato curioso (profetico?) che il libro si apra con un bozzetto su Giovanni Malagò che – finalmente –, dalla tribuna autorità dell’Olimpico, rivela la sua vera ambizione (altro che CONI …): diventare presidente della AS Roma, missione nella quale lo affianca, indaffarato a distribuire mazzette di biglietti omaggio, lo scudiero della comunicazione DDT (avatar Danilo Di Tommaso).

Non so se mai il nostro riuscirà a scalzare Dan Friedkin e famiglia, ma il vulcanico Malagò – quello vero, uno e multiplo – ha più d’un dossier nei cassetti del suo mega studio. Che molto lo impegnano. Per dirne una, quei Giochi Olimpici che tra Milano e Cortina dovranno rendere irripetibile l’inverno 2026. Ma che almeno a stare ai soliti detrattori (l’inverno del nostro scontento, …) qualche problema lo presentano e non solo banalmente economico. Ben lontana com’è l’opinione pubblica italiana da quella “frenetica eccitazione” che si è tentato di accreditare recentemente presso il CIO (se vogliamo, alla pari con “l’eccitazione” che sta accompagnando l’iter della costosa Ryder Cup, ma della quale almeno non parla più nemmeno la ristretta cerchia dei promotori).

Tanto che mi ha stupito che sia passato sotto silenzio l’intervento dello scorso 4 luglio dell’ex-ministro leghista Roberto Castelli il quale, parlando a brutto muso di autonomia dagli schermi de la7, ha riferito che tutti i cantieri di cui sopra sono tragicamente fermi. Non so se sia vero, ma – pur convinto (Andreotti docet) che una notizia smentita è una notizia data due volte – qualche parola da parte di Malagò o del suo entourage me la sarei aspettata, se non altro a tutela della predetta “eccitazione” nazional-popolare che sull’argomento – questo, è ovvio, resta solo il mio parere – mi pare piuttosto distratta.

Niente di tutto questo: vai poi a pensare che per restare alla autonomia differenziata regionale, ci sarebbe ben da preoccuparsi visto che la riforma comprende anche i cosiddetti ordinamenti sportivi. Nessuno ne parla (o forse non lo sa o non lo ha letto) ma avessi visto mai se qualcuno la prendesse troppo sul serio, … Come dire, tanti piccoli CONI crescono.

Lo stesso studiato silenzio dei nostri vertici olimpici aveva già fatto rumore – scusate il bisticcio – dopo l’inopinata eliminazione della Under-21 dai Giochi di Parigi. Per di più da parte di una mediocre Norvegia che per favorirci pure aveva rinunciato alla macchina da gol del City, il vichingo Erling Haaland. La storia si ripete, ma il calcio nostrato è sempre lo stesso. E pensare che stavolta per esserci bastava raggiungere la semifinale.

Ma quel che più conta è che – dopo le due mancate qualificazioni mondiali – ora sono quattro le eliminazioni consecutive dalle Olimpiadi. Un vulnus per tutto lo sport nazionale, direbbero gli acculturati. Ma anche stavolta lo sberleffo non ha lasciato segni, se non sulle spalle di Paolo Nicolato (ricordate la Macedonia del Nord? il serafico Mancini è sempre al suo posto, pubblicizzando in tv di tutto, arruolato anche da una nota azienda edilizia per la quale – con involontario umorismo – invoca da Coverciano la “nazionale delle ristrutturazioni”). Proprio quella che la gente vorrebbe da lui o da chi per lui.

Per chiudere vi riporto alla incauta profezia del duo Cazzullo-Roncone cui Malagò – nelle vesti di moderno Ciceruacchio – ha dato corpo guidando da par suo la spedizione degli ultrà romanisti a Budapest per la finale della Europa League, la più recente coppetta di consolazione. Imperdibile e consegnata alla storia la sua arringa all’interno del charter dei selezionati VIP, compresi due sottosegretari, spesso coperta da ritmati cori da stadio. “Viste le richieste che avevamo ricevuto, altro che 144 romanisti, avremmo potuto portarne 14.400”, ipse dixit. Al costo di un migliaio di euro più il prezzo dei biglietti. Un trionfo di bon ton e di rispetto dei ruoli sottolineato da roboanti e sguaiati “Dajeee Roma” e “Un capitano ..., c’è solo un capitano, …”.

Come sia andata a finire, è noto a tutti. Il trofeo l’ha vinto ai rigori il Siviglia, anche se la storia non dice quale sia stato il clima nel viaggio di ritorno. Semmai, e qui la cronaca si mescola al pettegolezzo, qualcuno ipotizza che l’esperienza potrebbe replicarsi in vista dei mondiali di atletica attesi, guarda caso, tra poco più d’un mese nella stessa Budapest con un nuova spedizione della collaudata compagnia aerea “Malagò Airways”. Sarà vero o no, a buon bisogno, come si dire a Roma, in via Flaminia stanno già facendo gli scongiuri.


 

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