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Italian Graffiti / "Dovra' fare il ministro e non l'amico di tutti"

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Lunedì 31 Ottobre 2022

 

ryder-colosseo 


Per inaugurare il suo mandato al dicastero dello sport del nuovo esecutivo di destra-centro, Andrea Abodi ha scelto di partecipare ad una kermesse per il lancio della Ryder Cup di golf del 2023: “un grande spettacolo popolare”, l'ha gratificata.

Gianfranco Colasante

Questa foto, pescata nel mare limaccioso di FB, mostra i due capitani (designati con un anno di anticipo) della Ryder Cup di golf che si svolgerà a Roma nel prossimo fine settembre. Il finanziamento dell’evento – inserito dall’ex ministro Luca Lotti nella Finanziaria 2016 (art. 74), benché si presentava gestito da una struttura privata –, peserà sulle casse dello Stato per quasi 160 milioni: 60 quale contributo diretto e 97 come fidejussione. Ad oggi la più costosa esposizione pubblica per una singola manifestazione sportiva dai tempi di Italia ’90. Ne sarà valsa la pena? Vediamo.

Le gare – una squadra americana contro una europea, 12 giocatori per parte scelti in base ai monte-premi accumulati nell’anno (con nessuna garanzia che sia presente almeno un italiano, anche se vice-capitano è stato designato “Dodo” Molinari, fratello di "Chicco", il solo ad aver rinunciato a due convocazioni olimpiche) – si terranno al “Marco Simone Country Club”, un impianto privato di proprietà della famiglia Biagiotti, nota maison internazionale di moda e profumi. Ed è stata proprio Lavinia Biagiotti a spiegarci tutto: “Bisogna guardare alle due dimensioni dei piaceri di lusso di domani: una più materiale espressa dagli abiti, l’altra più esperenziale [sic!]. Così è nato il progetto del golf”. [Finanza&Imprese, 26 Settembre 2022]. Il golf come piacere del lusso? Non l’avevamo ancora sentito.

E ancora, richiesta sui ritorni dell’operazione, la manager (già designata vice di Roma Expo 2030) ha azzardato: “Difficile dare una cifra, l’impatto stimato su Roma tra turismo e sport, sarà tra i 700 milioni e il miliardo di euro”. E come dubitarne, considerato l’impegno che pure qualcuno avrà sostenuto per riqualificare il “Marco Simoni”? Più prudente il Sole 24 Ore che riduce gli “impatti diretti e indiretti” per l’arco 2016-2027 a soli 500 milioni. Ma con ritorni fiscali pari a 109 milioni. Un terzo di quanto anticipato dall’Erario: ma volete mettere il valore aggiunto per il popolo romano – pure così esperto di buche, dicono gli invidiosi – che così potrà finalmente scoprire il fascino sottile del foursome e del fourball.

Scusate, ma qualcosa ci sfugge, specie in questo periodo da cinghie strette, avrebbe detto Brera. So che a fare certe considerazioni si rischia di diventare noiosi e ripetitivi. Ma tanta sensibilità pubblica verso discipline dai circoli esclusivi e dalle eleganti club houses, – mettendo nel conto anche le ATP Finals di tennis (78 milioni per un quinquennio) –, qualche perplessità la giustifica. Se non altro sul piano delle priorità.

Eppure per la Ryder, voce degli organizzatori, lo varrebbe ampiamente. Tanto per dire, informa il vulcanico Franco Chimenti – una leggenda dello sport romano che tutto questo si è inventato – la Ryder sarebbe il terzo evento di valore planetario subito dopo Mondiali di calcio ed Olimpiadi. Per natura (ed esperienza) un po’ scettico, sono andato su Sports Business Journal, la più qualificata fonte sugli impatti economici del settore. Sorpresa: tra i 100 eventi che nel 2021 hanno goduto negli USA della maggiore audience televisiva, al primo posto figura il Super Bowl dei Buccaneers con 91 milioni di spettatori, tre volte in più di Joe Biden e Kamala Harris all’atto dell’insediamento. E così a scendere, ma del golf nessuna traccia. Neppure dell’edizione tenutasi nel ’21 in Wisconsin. Che gli esperti di SBJ si siano persa la terza manifestazione sportiva al mondo? Sarebbe imperdonabile. Per fortuna Gian Paolo Montali – AD della coppa, un passato tra volley e calcio – ci rassicura: le gare del 2023 entreranno nelle case di 800 milioni di spettatori.

Eppure alla fine qualcosa resterà. Si tratta prosaicamente di un ponte romano d’età imperiale riemerso dagli scavi per il rifacimento a tre corsie della via Tiburtina, per facilitare la percorrenza che dal GRA conduce al “Marco Simone” di Montecelio-Guidonia (con tempi di realizzazione da brividi). E si, perché – sempre secondo i promotori, voce dal sen fuggita – a Roma si accalcheranno tra 270.mila e 350.mila appassionati stranieri per seguire la sfida. Una vera invasione che – almeno per i numeri – ridicolizza la calata dei lanzichenecchi di Carlo V o lo sbarco della Quinta Armata del generale Clark che se la dovette cavare con meno di 40.000 uomini.

Numeri da capogiro, sebbene da verificare. Ma veniamo al ponte, ad oggi la sola legacy certa. Migliaia più, migliaia meno, bisognerà pure trasportarli questi turisti/golfisti, anche se pare problematico trovargli una sistemazione visto che il Covid a Roma ha fatto chiudere un centinaio di alberghi. Ma questi sono dettagli. Certo è che i cantieri per il rifacimento della strada tracciata dal console Marco Valerio Massimo nel 286 AC hanno paralizzato l’intero quadrante est con i residenti in fila perenne e furenti, ma che oltre la raccolta di firme “contro” (raggiunta quota 10.000) non possono andare. Se ne facciano una ragione: è lo sport, bellezza. Risultato: allo studio varianti e modifiche che qualche soldo in più richiederanno. Ma vai poi a pensare che a Roma, scavando, ti capita di trovare qualcosa che ti blocca.

Certo, alla fine tutto si sistemerà, la gara si farà, gli spettatori si arrangeranno, i conti saranno saldati e tutto tornerà come prima. Roma ne ha viste così tante nei suoi tre millenni di storia, che non sarà l’aristocratico golf a creare problemi. Semmai ci sarebbe da chiedersi quali strategie presiedano a certe scelte e quale sia la ratio che è a monte: ma qui il discorso rischia di dilatarsi e portarci decisamente fuori strada.

Ciò detto, in questo scenario è parso bizzarro che per inaugurare il suo mandato, il ministro dello sport del nuovo governo di destra-centro – Andrea Abodi – abbia scelto proprio un evento promozionale della sontuosa Ryder Cup (“Golf in Piazza” a Villa Borghese) piuttosto che qualcosa più a misura, viste le ristrettezze che mortificano l’intero associazionismo giovanile. Spingendosi ad affermare che non poteva certo mancare a quel “grande spettacolo popolare che è il golf”. Sollevando l’entusiasmo di Chimenti: “una persona meravigliosa”. Ma se non me la sento di sposare la definizione al vetriolo che di Abodi ha fornito Giovanni Petrucci, uno che quel mondo lo conosce bene – “Lo valuterò dai fatti, ma dovrà fare il ministro e non l’amico di tutti” –, rilevo che resta sempre irrisolto il vero nocciolo della questione.

Cambiano gli esecutivi, passano i ministri, ma nessuno spiega quali dovrebbero essere, nel nostro affollato e variegato ordinamento –, dove ciascuno difende coltello tra i denti le prerogative conquistate –, il ruolo e i compiti di un ministro dello sport (e della gioventù). Suggerimenti tanti, decisioni poche e contraddittorie. Se poi dovessimo fermarci al programma disegnato dalla coalizione di governo, le cose si complicherebbero assai.

Eppure, visto che la politica si è ormai abituata ad entrare a gamba tesa sullo sport, di argomenti da modificare ce ne sarebbero a iosa. Ma, come prosegue Petrucci, forse un po’ interessato: “se ha coraggio, il ministro Abodi può cambiare la legge”. Ma se dovesse farlo per diluire i mandati, perché non provare a guardare più in alto? Casomai in sintonia col CONI e con le Federazioni, soprattutto impegnandosi per razionalizzare gli investimenti pubblici e disegnare delle priorità?


 

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