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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Gianfranco Colasante
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Ranking 2022 / Mondo uomini: ancora e sempre "Mondo" Duplantis

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Sabato 8 Ottobre 2022

 

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Dal terzo posto dello scorso anno, lo ritroviamo in vetta. Difficile obiettare con una bacheca copiosa come la sua. Una annata difficile, due mondiali come mai accaduto prima, per alcune new-entry di grande qualità. Dieci nomi da spulciare.

Giorgio Cimbrico

1. Armand Duplantis (Swe) – Asta

La semplicità con cui ha scavalcato 6.21 per tirare il sipario sul Mondiale di Eugene diventa visione su quel che lo svedese di Louisiana, diventato cittadino di Stoccolma con residenza nella bella Gamla Stan, potrà combinare nelle stagioni della piena giovinezza e nell’ingresso della maturità. Non chiude la stagione da imbattuto (a Bruxelles sconfitto dal filippino Ernesto Obiena, ennesimo allievo di Vitali Petrov) ma la raccolta è imponente: tre record del mondo assoluti, due titoli globali, la miglior misura (6.07) realizzata in una gara in piazza e, a seguire, quella della Diamond League, una serie di vittorie con margini che assomigliano ad abissi. Con quelle realizzate quest’anno, 35 ascensioni a 6 metri o più.  

2. Noah Lyles (Usa) – 200

Bella storia di miseria e di riscatto per lo sprinter della Florida dai denti forti e dalla criniera di giovane leone. Il 25.enne sa offrire un’ordinata vertigine in forza di una tecnica semplice e sublime. L’invito è andare a vedere e rivedere certi suoi ingressi in rettilineo. Magnifici. In carriera, 34 volte sotto i 20” (Usain Bolt ne ha due di più), una dozzina quest’anno, con il vertice a 19”31. “Pensavo di andare più forte, di valere 19”10”. E così ha messo nel mirino il 19”19 del Lampo. Ambizioso, ma con solide basi. 

3. Eliud Kipchoge (Ken) – Maratona

Il vecchio Eliud, 38 anni all’anagrafe del distretto delle Nandi Hills, è un meraviglioso amministratore di se stesso: a febbraio, a Tokyo, 2h02’40”; a settembre, a Berlino, 2h01’09”, record del mondo sfrondato di altri trenta secondi dopo esser passato, oltre metà gara, con proiezioni sotto le due ore, sugli stessi ritmi viennesi, quando era stato scortato da una coorte di lepri radunate da Ineos e Nike. La sofferenza nella seconda parte, affrontata in solitudine negli ultimi 15 km, ha prodotto due metà molto differenti (59’51”+61’18”) e lo ha reso ancora più umano e degno di una storia di stima iniziata quasi vent’anni fa, al termine dei 5000 dei Mondiali parigini. Ancora un anno di oculati impegni prima di affrontare l’attacco al terzo titolo olimpico. E’ già il più grande ma un sigillo in più gli assicurerà un posto in un club molto ristretto, molto esclusivo, non frequentato solo da maratoneti.  

4. Alison dos Santos (Bra) – 400H

Primo segno di progresso a maggio: 44”54 a Walnut, sui piani. A seguire, una stagione esemplare, senza una sconfitta, spesso con margini molto ampi, sino al 46”29 che assegna al lunghissimo e sottilissimo brasiliano – una statua di Giacometti in dinamico movimento - il terzo tempo della storia, a dodici centesimi da Rai Benjamin e a trentacinque dallo stordente 45”94 di Karsten Warholm.  

5. Jakob Ingebrigtsen (Nor) – 1500/5000

Il titolo mondiale dei 5000, le ennesime discese sotto i 3’30”, la bruciante sconfitta subita allo scozzese Jake Wightman – qualche insuccesso può far bene a chi spesso esibisce una cert’aria di superiorità – nello stadio dell’Oregon che lo laureò primo adolescente sotto i 4:00 nel miglio, la conferma della doppietta europea, dopo quella di Berlino, quando non era ancora maggiorenne.  

6. Ryan Crouser (Usa) – Peso

Battuto a Belgrado dal tozzo brasiliano Darlan Romani, ha costruito la stagione su una grande regolarità ben oltre i 22.50. L’aria di casa è favorevole al gigante, discedente di una lunga schiatta di lanciatori. Le tre migliori misure dell’anno (23.12, 23.02 e 22.94) siano tutte venute ad Hayward Field, nel meeting di Diamond League, nelle selezioni premondiali e nella finale che gli ha dato il titolo che gli mancava. Kovacs eterno secondo? Non sempre.  

7. Joe Kovacs (Usa) – Peso

Doha aveva battuto Crouser di un centimetro in un finale che ha portato all’esaurimento degli aggettivi; a Eugene il titano della Pennsylvania con radici ungheresi e italiane ha ceduto di cinque dall’enfant du pays. Ma aveva ancora un gran proiettile sistemato nella sua corta canna (Joe dice di essere un cannone ma in realtà è un mortaio) e lo ha sparato fuori sulla piazza di Zurigo: 23.23, terza misura di sempre per diventare il secondo all time e il quarto ventitremetrista nelle vicende delle sedici libbre volanti. Strano ma vero: tutte le sue vittorie su Crouser sono avvenute su suolo svizzero, a Losanna, Zurigo e Bellinzona.  

8. Souffiane el Bakkali (Mar) – 3000S

Naturale eleganza, tecnica perfetta sulle 35 barriere, capacità tattiche sempre molto nitide. A tutte queste qualità il marocchino, campione olimpico e mondiale, può aggiungere il momento di stasi dei “saltafossi” kenyani e la non ancor raggiunta maturità dell’etiope Girma. Il record nazionale, in mano al discusso Brahim Boulami, dista tre secondi. Ha ventisei anni e molte occasioni a disposizione. 

9. Grant Holloway (Usa) – 110H

Quelle gambe lunghissime lo portano, specie nella seconda parte, a finir troppo sotto le barriere. Nelle gare indoor non rischia, fuori sì. Il capitolo più amaro, la sconfitta olimpica. I due titoli mondiali, al coperto e all’aperto, gli garantiscono un posto tra i magnifici dieci. Con una revisione profonda dell’azione può puntare a un record mondiale che vale. Sconsigliabile un passaggio al giro di pista: la concorrenza è troppo ispida.  

10. Cristjan Ceh (Cze) - Disco

L’incidente di percorso agli Europei, ad opera di uno dei più illustri appartenenti alla galleria dei “padri e figli”: Mikolas Alekna, figlio di Virgilius e a vent’anni già capace di pizzicare i 70 metri e di salire sul podio mondiale. Per il resto il gigante sloveno che ricorda Clark Kent prima della trasformazione in Superman ha dominato campo degli avversari e stagione, è andato oltre i 71 e se la ricerca del luogo adatto nella sua terra avita darà buon frutto, il 74.06, vecchio 36 anni, di Jürgen Schult, potrebbe chiudere per anzianità di servizio. 

E per finire, …

Anche qui, come per le donne, qualche titolo di coda, in dissolvenza. Per Anderson Peters (Giavellotto), al secondo titolo mondiale e capace di issarsi al quinto posto di sempre con 93.07; per Michael Norman (400), finalmente capace di metter le mani su un titolo individuale in fondo a una finale peraltro molto fiacca; per Fred Kerley (100) che dopo aver tuonato non ha scatenato un vento divino; per Karsten Warholm (400H) che ha stretto i denti ed è tornato a far udire le sue urla e lo schiocco degli schiaffoni autoinflitti; per Gian Marco Tamberi (Alto) che ha dato il meglio all’ultima puntata mettendo, dopo il bis europeo, un secondo diamante nella cassaforte dei ricordi migliori; infine per Marcell Jacobs (100) che se e quando corre, vince.

 

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