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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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dall’ Ottocento al Fascismo
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I sentieri di Cimbricus / Il nuovo imperatore d'Etiopia

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Sabato 1° Ottobre 2022


haile 

Ha già 3500 dipendenti che potrebbero più che raddoppiare quando verrà raggiunto l’obiettivo che si è prefissato, venti grandi alberghi o residenze nelle zone turisticamente più attraenti del paese. E tutto a forza di piedi.

Giorgio Cimbrico

In Etiopia c’era un Imperatore che si chiamava Haile Selassie, ora c’è un Imprenditore che si chiama Haile Gebrselassie e che, se va avanti di questo passo o del passo che teneva in gara, potrebbe finire su un moderno trono del Leone di Giuda. Non sarebbe male domandargli se ha voglia di scendere in campo. La risposta sarebbe una delle sue risatine che, sin da quando era molto giovane, gli disegnano sul volto un reticolo di rughe. 

Con quello che era riuscito a mettere da parte – non molto, al tempo di parrucconi spietati – Paavo Nurmi acquistò una cartoleria in cui negli anni tardi se ne stava rintanato. Henry Rono, quello dei quattro record che sconvolsero il mezzofondo, finì male, povero e troppo amante della birra. In Kenya Paul Tergat è un benestante e così ha finito per metter qualche filo sulla sua elegante e sottile figura. Ma niente a che vedere con Haile che tra qualche mese toccherà i 50 anni e lo farà da uomo ricco, sempre animato da nuovi progetti. 

Il mese scorso, nel periodo del Capodanno etiope, ha aperto, nel centro di Addis Abeba, lo Haile Grand Hotel pentastellato. E’ l’ottavo di una catena inaugurata nel 2010 quando aveva visto la luce il primo nato, l’Hawassa Resort. Haile non vuole fermarsi qui: ha già 3500 dipendenti che potrebbero più che raddoppiare quando verrà raggiunto l’obiettivo che si è prefissato, venti grandi alberghi o residenze nelle zone turisticamente più attraenti del Paese, molto vasto e in grado di offrire bellezze naturali, monumenti del passato e la chance di imbattersi nell’Arca dell’Alleanza. Basta crederci. 

Haile, o Gebre, due volte campione olimpico, quattro volte mondiale (e quattro volte mondiale indoor: per le piste al coperto aveva una struttura perfetta), dominatore di tutte le distanze negli anni Novanta e nei primi del XXI secolo, ambasciatore mondiale dello sport, affabile, eternamente sorridente, è attivo anche nel campo dell’educazione e della bioagricoltura, ha fondato la Marathon Motors per assemblare i pezzi inviati dalla coreana Huyndai, ha aperto da tempo il più moderno cinema della capitale, la Alem Hall che porta il nome di sua moglie, associata anche nella ragione sociale del loro gruppo, Haile and Alem International. 

Inevitabile pescare nella memoria uno dei momenti più alti, suo e di Tergat: la finale dei 10.000 olimpici, a Sydney, 25 settembre 2000, la sera dei 112.524 convenuti per i 400 di Cathy Freeman, il momento della Riconciliazione – un po’ sincera, un po’ forzata – tra l’Australia bianca e l’Australia dei nativi. 

Haile era la bestia nera di Paul che contro il piccolo etiope era stato costretto ad appiccicarsi addosso la scomoda etichetta di eterno secondo: era andata così ad Atlanta ‘96 e ai Mondiali del ‘97 e del ‘99. Paul, re dei prati, si allenò come una bestia, anche tre volte al giorno, inventò e costruì quel che non aveva, lo spunto finale. E così, dopo un lungo crescendo, attaccò ai 250. Haile non venne spezzato, tenne, attaccò sul rettilineo finale, Paul rispose con quel che poco che gli rimaneva e fu solo negli ultimi metri che Haile passò. Per nove centesimi. “Di più non poteva fare”, disse Tergat che tre anni dopo a Berlino, senza scarpe fatate ancora di là da venire, diventò il primo a correre la maratona sotto le 2 ore e 05’: Haile replicò nel 2008 e sulle stesse strade divenne il primo sotto le 2h04’, l’ultimo dei suoi otto record del mondo nel trittico 5000/10.000/Maratona. In totale, sono 26. 

Haile è una persona gentile, dotata di eccellente memoria. Prima o poi, in occasione dell’anniversario di quella gara o in nome di una lunga lista di testa a testa, offrirà al vecchio avversario un soggiorno in uno dei suoi 5 stelle e ordinerà al sommelier di andare in cantina e di tornare con una bottiglia speciale.  

 

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