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I sentieri di Cimbricus / Le musicali variazioni di Eliud

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Domenica 25 Settembre 2022

 

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La padronanza del proprio corpo e la ricerca bachiana dell’essenza della musica e della sua espressione che può passare per canoni e per invenzioni: chiave di lettura per il nuovo mondiale di Kipchoge fissato a 2h01’09”.

Giorgio Cimbrico 

Leggere le variazioni di ritmo di Eliud Kipchoge invita ad ascoltare altre variazioni, quelle Goldberg eseguite con calda, appassionata razionalità da Glenn Gould. Proprio le ore del record del mondo di Kipchoge segnavano il 90° anniversario di nascita del pianista canadese, scomparso a 50 anni. C’è, in entrambi, un’aspirazione all’assoluto: la padronanza del proprio corpo, sottoposto allo sforzo dei 21 chilometri orari, e la ricerca bachiana dell’essenza della musica e della sua espressione che può passare per canoni e per invenzioni. 

Kipchoge sapeva di poter fare una buona gara, lo aveva detto alla vigilia, prima di affrontare i 42 chilometri berlinesi che conosce per scorrevolezza. Il record mondiale del 2018, 2h01’39”, era stato l’annuncio dell’attacco, un anno dopo, alle due ore su quel viale viennese nei pressi del Prater, andato a buon fine in un’operazione di marketing organizzata dalla Ineos e dalla Nike che aveva radunato una coorte di lepri illustri per portarlo a varcare, per 19 secondi, la barriera che un tempo era vista come un’iperbole, una follia. 

Ora il record ufficiale è stato fissato dal quasi 38.enne trenta secondi più in basso, 2h01’09”, e rimane da chiedersi se Eliud non abbia cullato la visione della frontiera infranta in una gara “regolare”, eleggibile per il limite: 28’23” ai 10.000, 56’45” a 20 km, 59’51” alla mezza maratona corrispondevano, nella tabella, a un tempo oscillante tra un secondo più veloce di quello viennese, o di tre secondi appena oltre. 

Per riesumate il titolo di un racconto di uno scrittore inglese, la solitudine del maratoneta gli è stata fatale. Esaurito l’impegno degli ultimi due scanditori di ritmo, in piena rottura il coraggioso etiope Andamak Belihu che lo aveva seguito per 25 km, sino a pagare duramente e accusare alla fine cinque minuti e mezzo di distacco, la calligrafia di Eliud non ha subito effetti rovinosi – lui rimane il più elegante dei faticatori – ma il ritmo è andato mano a mano affievolendosi cancellando la chance dello sbarco sotto le due ore: le metà (59’51”/61’18”) sono testimoni di quanto stava accadendo. 

Nell’ultimo tratto, quando già la Porta di Brandeburgo era entrata nella sua visuale, Eliud è riuscito a imprimere un’ultima variazione e a “rubare” due secondi alla proiezione del 40° chilometro. Quarta vittoria a Berlino, come Haile Gebrselassie, nono record mondiale registrato sul percorso, dodicesimo con i limiti femminili. Tigist Assefa, 2h15’37”, è andata vicino al tredicesimo, terza di sempre dopo Brigid Kosgei e Paula Radcliffe. 

Kipchoge, nato quasi 38 anni fa nelle distretto delle colline Nandi affacciate sulla Rift Valley, ha alle sua spalle una storia ventennale. Ai Mondiali parigini del 2003, non ancora 19.enne e sconosciuto, piegò sui 5000, in fondo a una volata lunga e vertiginosa, Hicham el Guerrouj e Kenenisa Bekele. Ancora sul podio dei 5000 olimpici di Atene e di Pechino, ha preso la strada della maratona, vincendo all’esordio ad Amburgo in 2h05’30”. Nella città anseatica è iniziata la sua parabola che oggi può contare su 15 vittorie in 17 prove sulla 26 miglia. Uniche sconfitte, il secondo posto, proprio a Berlino nel 2013, dietro un Wilson Kipsang da record del mondo e l’ottavo posto nella maratona londinese del 2020, corsa in circuito per ragioni pandemiche. “Avevo tremendi dolori a un orecchio e non riuscivo a trovare equilibrio”.  

Per il resto, solo vittorie nelle Major (quattro volte a Londra, quattro volte a Berlino, a Chicago, a Tokyo) e un dominio schiacciante sotto il profilo cronometrico: quattro delle cinque migliori prestazioni di sempre gli appartengono. Ai Giochi di Rio e di Tokyo-Sapporo, dominio all’insegna di padronanza assoluta e impartendo distacchi severi. “Sono felice per quel che sono riuscito a ottenere e soprattutto per l’ispirazione che potrò dare a chi verrà dopo di me”.  

Non è più giovane ma sa amministrarsi alla perfezione. Nel 2023 sceglierà un paio di appuntamenti, opportunamente distanziati, come quest’anno (Tokyo a febbraio, Berlino oggi) per fare poi rotta verso i Giochi di Parigi. E’ già il più grande maratoneta della storia, ma scavalcare Bikila e Cierpinski gli assicurerà un posto in quel che sta al di là della storia.  

 

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