- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Ma che bravi siamo stati ad Orano!

PDFPrintE-mail

Venerdì 8 Luglio 2022

 

coni-orano 

La conclusione dei Giochi del Mediterraneo – esaltati oltre misura dal CONI, ma senza alcuna valutazione di merito – ha riproposto la differenza – organizzativa e soprattutto tecnica – che resta una costante tra Nuoto e Atletica.

Luciano Barra

Lo scorso anno, il 6 agosto, quindi a metà dei Giochi Olimpici di Tokyo, mi sono azzardato a fare un atto di pentimento. Fino ad allora ero convinto che per l’atletica, ma anche per tutti gli altri sport individuali, il modello tecnico centralizzato fosse il migliore. Invece scoprivo che il modello era diventato completamento diverso: “allenarsi a casa, vicino alla famiglia, con intorno un team, allenatore personale, medico, fisioterapista, mental-coach, figli, quando ci sono, amici ed anche il cane!” Mai avevo ricevuto tanti complimenti, da persone importanti, dove la parola “onestà intellettuale” dominava.

Forse avevo esagerato e la stagione 2022 ha dimostrato il contrario per cui mi devo in parte pentire e chiedere scusa e rimandare indietro i complimenti ricevuti. Prendete per esempio la stagione fino a qui consumata dalle due discipline individuali base del programma olimpico: l’atletica ed il nuoto. Il nuoto applica quello che ho battezzato il modello BBB (Barelli, Bonifazi, Butini). Un modello decentrato ma allo stesso tempo centralizzato, dove comunque la Federazione ha un forte controllo su quanto ogni atleta fa. D’altronde da una Federazione presieduta da uno come Paolo Barelli cosa vi aspettereste? Sentire le interviste che regolarmente Elisabetta Caporale fa a bordo vasca a Butini ed agli altri, atleti inclusi, è sufficiente per capire come funziona il loro modello.

Il risultato? Intanto le 7 medaglie olimpiche, purtroppo senza l’oro, ma che ha posto la FIN comunque al primo posto fra le Federazioni italiane come quantità di medaglie vinte ai Giochi di Tokyo. Poi è arrivata la stagione 2022, con la motivazione di un mondiale ed un campionato europeo in casa e la forte volontà di fare meglio di quanto aveva fatto l’atletica a Tokyo (cinque medaglie d’oro, che va sempre ricordato se non ci fossero state, ci avrebbe visto sprofondare nel medagliere). Ora dai mondiali di Budapest sono arrivate un totale di 22 medaglie di cui 11 in gare olimpiche: 6 d’oro, 2 d’argento e 3 di bronzo. Quindi una in più di quelle dell’atletica a Tokyo. E che medaglie d’oro! 2 di Paltrinieri, ed una ciascuna da Martinenghi, Ceccon, Pilato, più la staffetta 4x100 mista maschile. Terzo posto nel medagliere dei mondiali dietro solo agli Stati Uniti e la Cina.

Il sistema BBB aveva poi previsto per tempo la convocazione degli atleti sia per i Giochi del Mediterraneo, nessuno di quelli presenti ai mondiali in squadra, che per i Campionati Europei. Ad Orano dove erano previste solo le gare di nuoto, su 38 gare la FIN ha fatto un’altra razzia di medaglie: 36 di cui 15 ori, 7 argenti e 14 bronzi. Immaginiamo cosa potrà accadere a Roma a metà agosto durante i campionati europei.     

Voi gentili lettori di SportOlimpico vi aspetterete che questi risultati della FIN abbiano “causato” i doverosi complimenti del CONI e soprattutto l’evidenziare alle altre Federazioni che il modello da loro seguito è quello vincente. Nulla di tutto ciò.

L’atletica italiana era uscita dai Giochi di Tokyo trionfatrice con un nuovo modello che era stato sintetizzato nel claim del Golden Gala: “Oro Puro”. Ma il modello allora battezzato dall’accoppiata Giomi/La Torre si è sciolto al sole ed ora siamo ad una diaspora tecnica. Dove il motto principale pare essere: ognuno faccia quello che gli pare. Qui non c’è alcun BBB come nella FIN, al massimo un MMM (Malagò, Mei, Mornati). Non voglio parlare di previsioni in vista dei Mondiali di Eugene perché non è giusto e porta male, ma il paragone con le 11 medaglie olimpiche del nuoto a Budapest sta lì a scolpire il paragone. Intanto la FIDAL è andata ai Giochi del Mediterraneo dove, su 38 gare, lo stesso numero del nuoto, ha vinto 18 medaglie di cui solo 5 d’oro, la metà del totale di quelle del nuoto ed un terzo di quelle d’oro. Senza dimenticare che l’atletica aveva in squadra circa 10 atleti selezionati anche per i Mondiali.

Tornando al CONI sono rimasto colpito dalle dichiarazioni del Segretario Generale che, al ritorno da Orano, ha esaltato la performance della squadra azzurra per la messe di medaglie vinte e per aver battuto quella … potenza sportiva che è la Turchia di 3 medaglie. Nessun commento al fatto che due Paesi come Francia e Spagna hanno letteralmente snobbato le gare di Orano. Personalmente sono sempre stato convinto che l’Italia è un Paese da 50/60 medaglie ai Giochi, ma sarebbe necessario un differente approccio e non un continuo rimbalzo su “quanto siamo bravi”.

 

 

Cerca