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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Piste&Pedane / Non c'e' proprio da stare allegri

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Lunedì 4 Luglio 2022

 

eugene-22

 

Una vigilia tribolata, pare quella della squadra azzurra in preparazione per i Mondiali. Se è vero che i giorni di Tokyo sono lontani (e il confronto con il Nuoto si fa impietoso), pare che più di qualcosa stia sfuggendo al controllo. O no?


Daniele Perboni

Oh, vuoi vedere che lo “stellone” azzurro è già stato inghiottito da un buco nero? No, perché a guardar quanto sta accadendo in casa Italia non è che si possa ballar la tarantella. Speranzosi sì, d’altronde è nell’ottica tutta nostra “sperare” che qualcosa alla fine accada. E, naturalmente, deve verificarsi in positivo. In questo caso ecco comparire come d’incanto le parole magiche: talento, estro, capacità tecnica e tattica, risorse nascoste, personalità, predisposizione e via a seguire iperboli atte a spiegare, a tifosi e supporter, come l’ingegno italico sia sempre capace di escogitare soluzioni ad hoc.

Diversamente ecco intervenire la sfortuna, sfiga, iella, iettatura, malasorte, scalogna. Per i più educati è contrattempo increscioso, inaspettato, imprevedibile. Insomma, chiamatela come vi pare ma se qualcosa va storto il responsabile è sempre l’evento soprannaturale, divino (?).

Ottocentosettantasette caratteri per spiegare cosa? Si domanderà, giustamente, più d’uno. Per chiarire che l’avvicinamento ai Campionati Mondiali di Eugene (15/24 luglio) si sta caricando di nefasti presagi. Le quattro medaglie individuali di Tokyo non sembrando sprizzare salute. Marcell, letteralmente fermo ai blocchi e senza nessuna prova agonistica (eccetto Savona e Rieti) di rilievo alle spalle. Antonella Palmisano stoppata da guai fisici vecchi di un anno e non ancora risolti, Massimo Stano, l’unico che pareva al massimo dell’efficienza, in osservazione controllata. E gli staffettisti?

Nulla di buono anche su questo fronte. Desalu? Sparito dai radar e mai espressosi ai massimi livelli. Tortu? Praticamente oscurato a Rieti e ancora alla ricerca di un crono da “vero” specialista internazionale. Ricordiamo che son passati quattro anni dall’iper celebrato a mai ripetuto o avvicinato 9”99 madrileno. Ed ora che, finalmente, si è dato ai 200 il contesto non offre molto di meglio. Anche il recente 20”15 (+1,2) di La Chaux de Fonds in Svizzera (altitudine vicina ai mille metri) non apre le porte ad una finale sicura o di facile accesso. Ma siamo proprio sicuri che centellinare le presenze in pista sia una sicura strategia? Mai visto un velocista gareggiare con il contagocce come Pippo … Patta? Nessuna uscita invernale e come miglior risultato il 10”19 di Savona. Ora, con una eventuale assenza di Jacobs, quale sarà il futuro della staffetta?

Di Mulo, il responsabile federale e demiurgo del miracolo giapponese, ha espressamente affermato che senza Jacobs la staffetta «Crolla». Dunque, è più che verosimile parlare di acque agitate in casa azzurra. Resta Chitru Ali, portatosi a 10”16 ai tricolori di Rieti, ma pure lui ritiratosi in carrozzeria per registrare motore e chissà cos’altro. Interrogato su quale frazione preferirebbe correre in una eventuale staffetta ha risposto testuale «Quella dove ci sono meno cambi», quindi prima o ultima.

Un altro campanello d’allarme (l’ultimo? proprio sicuri?) è scoppiato domenica pomeriggio e porta il marchio Gianmarco Tamberi, da inizio stagione alle prese con problemi tecnici e fisici che ne limitano il rendimento a quote tali da garantirgli un seggio fra i primissimi. E l’insoddisfazione è esplosa sotto forma di comunicato rilasciato dall’atleta stesso, anzi, dal suo staff, in cui annuncia il divorzio tecnico dal padre Marco per “Diversità di vedute”. Una manciata di ore ed ecco che il Presidente Mei si fa vivo dichiarando che la FIDAL “Offrirà tutta l’assistenza necessaria”. Quasi identiche le parole di Antonio La Torre: “[…] è fin troppo ovvio che gli verrà dato tutto il sostegno affinché riesca ad esprimersi al meglio, contando sulle risorse che fanno capo alla Struttura Tecnica Nazionale […]”.

Evidentemente i discontinui risultati covavano malumori ben nascosti all’esterno. Se ne erano a conoscenza anche i vertici federali la faccenda è ben più seria. Un segnale inequivocabile di quanto la FIDAL non sia in grado, o non voglia, gestire simili situazioni. Situazioni non facili da governare ma che, comunque, vanno continuamente monitorate e tenute strettamente sotto controllo.

Gli altri protagonisti di primo piano, poi, non è che stiamo molto meglio. Sono noti a tutti gli acciacchi di Sibilio e Nadia Battocletti, gli unici, forse, ch’erano in grado di piazzarsi fra i primi otto nelle rispettive specialità. Speranze abbastanza concrete sono nutrite da Sara Fantini nel martello (75.77 il suo top 2022) e Roberta Bruni nell’asta (4.71 in piazza a Barletta). I triplisti? Veramente crediamo che con misure sotto i 17.20/40 si possano nutrire serie aspettative di eccellenza mondiale? Al 2 luglio si contano 17 atleti oltre i 17,20, con ben dieci cubani (ma a Eugene saranno solo due).

Il resto? Buio completo. Come sostiene qualcuno, il DT Antonio La Torre, sempre ottimista “per contratto”, appare come il classico cane (senza offesa) che deve rincorrere le pecore che scappano in ogni direzione, … Non ce ne voglia l’esperto Antonio, ma ci sembra che in alcuni casi non abbia nessuna voce in capitolo, tuttalpiù molto debole, nella gestione di alcuni atleti di primissimo piano. Vita mondana ed esigenze sportive di alto livello non si addicono a tutti. Come direbbe il solito vecchio amico “non hanno il fisico”.

Responsabilità? Stanno nel mezzo, pensiamo. Difficile gestire situazioni simili, anche se non è proprio normale lasciarsi sfuggire la situazione. Come abbiamo più volte scritto, questi atleti sono patrimonio non solo dell’atletica ma di tutto lo sport nazionale. Mettere in primo piano interessi finanziari, più che legittimi, ingaggi ben retribuiti per fugaci apparizioni nel variegato cosmo della mondanità, rispetto ad esigenze tecniche e agonistiche di altissimo livello evidentemente non sempre è possibile. Far collimare i due mondi non è affatto facile. Il balzare da un angolo all’altro della penisola, con rispettivi tempi di viaggio sottratti ai necessari periodi di allenamento e tutto il resto che ne consegue possono portare a imprevisti anche di una certa entità. Probabilmente non è il caso degli atleti in questione, ma non sarebbero neppure i primi casi di “dispersione” di talenti e opportunità perdute per strada all’indomani di (esaltanti) successi mondiali.

È presto per piangere ma il nostro parere, se non muteranno in meglio alcune situazioni che paiono delicate, è che si tornerà dall’Oregon con diverse delusioni in saccoccia. Pessimisti? Forse solamente un cicinin realisti. 

 

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