- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Bestagno lascia la Reyer: parliamone

PDFPrintE-mail

Martedì 7 Giugno 2022


bestagno 


“Confesso che mi è dispiaciuto. A Venezia sono stata la capitana. La società ha tutto per essere a livello maschile e femminile protagonista sempre: in Italia e in Europa. Avevo ancora un anno, ma le società hanno il diritto di cambiare.”


Andrea Bosco

Martina Bestagno è una cestista della Nazionale che oltre che in Italia ha militato nel campionato ceco e in quello belga. Fino ad ieri è stata la capitana della Reyer. Congedata assieme altre otto compagne dalla società veneziana tornerà a Schio dove aveva già in passato, giocato. L’abbiamo raggiunta telefonicamente a Bordighera. Martina, nata a Sanremo, è di quelle parti.

– Che persona sei, Martina?
“Non mi reputo speciale. Anche se lo sport offre una visibilità superiore alla media. Sono normale, dentro e fuori dal campo. Cerco di essere concreta. E di lavorare sempre per migliorarmi. Credo di aver fatto una buona carriera”.

– Hai avuto un modello cestistico?
“Mio papà, che vedevo giocare in serie D e che adoravo. Mi ha sempre ispirato. Tra le ragazze Lauren Jackson, l’australiana che è stata inserita nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame”.

– Sei un metro e novanta: la tua altezza ti ha mai creato pregiudizi?
Risata. “Dico sempre che regalo centimetri, non numeri di scarpe. Sai, ho il 44 e mezzo ed è sempre difficilissimo trovare scarpe adatte. Specie scarpe con i tacchi, Ma in generale dipende sempre dall’intelligenza delle persone. Certo, quando andavo a scuola, sembravo la mamma dei miei compagni“. (altra risata).

– Hobby?
“All’Università ho studiato lettere moderne. Mi piacerebbe, quando smetto, fare la giornalista. Ho frequentato anche uno stage su Sport e Management perché mi piace conoscere anche l’altra faccia dello sport”.

– Altro?
“Vado, quando posso, al cinema. Amo i polizieschi. E anche le commedie: sono una romanticona. Leggo molto. Mi piace Hemingway, quello di ‘Addio alle armi’ dove dice che ‘a volte la vita ti piega ma rinasci più forte’. Ascolto Beyoncè e musica hip hop americana. Mi piace andare per mostre. Venezia è una città fantastica. Appena potevo entravo al Guggenheim: c’è un quadro di Severini, ‘Mare = Ballerina’ che mi affascina. Ci stavo ore, davanti. Ma anche Kandinsky. Hai presente ‘Verso l’alto’?

– Ho presente. Quando torno a Venezia al Guggenheim ci vado anche io. Parliamo di cosa mangi, ...
“A tavola primi e dolci. Ma devo stare attenta alla bilancia. A Venezia ho scoperto il baccalà mantecato e il fegato con le cipolle. La mia più grande passione però è per la mia cockerina Milla che sta con me da 12 anni e che con me è venuta in ogni luogo dove sono stata”.

– Dove andrai in vacanza?
“Prossimamente in Australia da Alex Ciabattoni (ex Reyer nella stagione 2018/19. NdR). Quest’anno resterò con la mia famiglia, mia sorella Ilaria e i miei tre nipoti. Il giorno 20 faccio il trasloco da Favaro dove ancora abito a Schio.”

– Vita sentimentale?
“Sono tornata single, dopo una storia diciamo lunga”.

– Cambio di maglia dopo cinque stagioni di Reyer: torni da dove eri arrivata.
“Confesso che mi è dispiaciuto. A Venezia sono stata la capitana. La società ha tutto per essere a livello maschile e femminile protagonista sempre: in Italia e in Europa. Avevo ancora un anno di contratto ma è andata così. Le società hanno il diritto di cambiare. E la Reyer nel settore femminile ha deciso di farlo, anche a livello dirigenziale”.

– Ma nove congedi, come ha fatto la Reyer, su undici giocatrici, sono una rivoluzione clamorosa. Hai una spiegazione?
“Sono scelte societarie nelle quali non me la sento di entrare. Come squadra abbiamo avuto una stagione complicata. Dal covid e dagli infortuni. E si sono avvicendati tre diversi allenatori”.

– Avete fatto gare clamorose come a Valencia, altre orrende beccando 40 punti di differenza: come lo spieghi?
“Nello sport ci sono partite che nascono male e non riesci ad aggiustarle. Ma certamente sono stata in spogliatoi più affiatati dell’ultima Reyer. Sono stata in squadre dove in allenamento ci si picchiava e poi si vinceva. La chimica è fondamentale. A volte accade che un poco ci si “perda” di vista. Per tanti motivi. Non serve essere necessariamente amiche. Serve essere coese. E credere nella missione che stai perseguendo.”

– Hanno scritto che vi siete ammutinate contro Romano che ad inizio stagione (e prima di Mazzon) era subentrato al posto di Ticchi.
“Massimo è una bravissima persona. Ma per lui non è stato facile. Credo che il ruolo un poco l’abbia schiacciato. In ogni caso si vince e si perde assieme. E quando si perde, tutti dobbiamo prenderci le nostre responsabilità”.

– A Valencia avete lasciato per due secondi confusionari una Coppa Europea.
“Scelte sbagliate. Avendo dimenticato che ‘finisce’ quando è finita. Diciamo che in quell’occasione è mancata la comunicazione. E che decisamente potevamo fare meglio. Peccato”.

– Il comunicato con il quale, collettivamente, la Reyer vi ha salutate non è piaciuto ai tifosi.
“Diciamo che è stato freddino. Ma non spetta a me giudicare”.

– Ma come vi siete lasciati?
“Tutto sommato direi bene”.

– La Reyer cosa ti ha dato in questi anni?
“Tantissimo. Sono arrivata che avevo bisogno di ricostruirmi. L’ho fatto, ma sono stata anche aiutata. E’ stata una bella esperienza. Ripeto: io sarei volentieri rimasta”.

– Ora Schio.
“So che a Schio avrò un ruolo diverso da quello che ho avuto a Venezia. Ma torno a Schio più matura e consapevole. Dei miei mezzi ma anche dei miei limiti. Prometto ai tifosi tutto il mio impegno per cercare di vincere in una società che ha nel suo DNA la vittoria. E che sa come si fa a vincere”.

– A Venezia potrebbe arrivare Matilde Villa, quella che in molti definiscono il futuro del basket femminile italiano: cosa le consiglieresti?
“Di godersi l’esperienza. Di non accontentarsi mai. Di continuare a lavorare con umiltà per migliorarsi. Lei ha talento. Ma da solo il talento non basta. Le consiglierei di essere ‘seria’. Perché la serietà nel lavoro, paga”.

– Martina, è quasi l’ora dell’aperitivo ...
“A Venezia qualche spritz lo bevevo”.

– Alla salute, allora.
“Viva”.

DIGRESSIONE DOVUTA– Martina (che ringrazio per la cortesia) mi scuserà se chiudo con qualche cosa che non la riguarda. Ma in serata mi ha raggiunto la notizia della morte di Gianni Clerici. Semplicemente: il tennis. La sua prosa meravigliosa sapeva portarti lontano. Lo chiamavi e ti portava in mille aneddoti segnati dal suo impareggiabile garbo e dalla sua poesia. Uno dei suoi ultimi libri. “Il tennis nell’arte” dovrebbe stare nella biblioteca di chiunque ami la cultura. Un lavoro fantastico, pubblicato non senza qualche peripezia.

Gianni li conobbe tutti: gli australiani, Pancho Gonzales, Pietrangeli, Borg, Lendl, Sampras, Agassi, Connors, Nole, Nadal, ovviamente Federer. E Navratilova, Graff, Monica Seles e quella che lui chiamava Serenona: la Williams. Una volta gli chiesi perché tutti, anche quelli che lo detestavano, fossero affascinati da John McEnroe. Mi rispose: “Quello si chiama The Genius: ha avuto la capacità di inventare, nel tennis, il sublime”. Buon viaggio, Gianni.
    

 

Cerca