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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / La sfacciata ferocia agonista di "Gimbo"

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Lunedì 21 Marzo 2022

 

tamberi-belgrado 


Ora e sempre. Come si potrebbe diversamente accogliere l’ennesima impresa del capitano azzurro? Che ci sta abituando agli ex-aequo, ma che è pur sempre presente agli appuntamenti che contano. Anche quando non te l’aspetti.

Daniele Perboni

Lucida Follia. No, non abbiamo nessuna intenzione di illustrare o recensire il capolavoro della regista e attrice berlinese Margarethe von Trotta (Ofelè, fa el to mesté!). Più semplicemente commentare quella “lucida follia” che ha portato Gimbo a partecipare ai Mondiali Indoor di Croazia (in un parterre, va detto, ancora un po’ ristretto). Scelta maturata nell’ultimo giorno utile, dopo una sola seduta tecnica «Quando solitamente ne dedico almeno una trentina e sei sette gare. Questa estate ci divertiamo…», le parole di Tamberi.

Decisione che lo ha proiettato comunque verso un bronzo iridato che, forse, solo l’oro di Tokyo era in grado di sostenere, conscio delle enormi possibilità offertegli da madre natura e dalla sua innata caparbietà, determinazione e ferocia agonistica. Sette salti, iniziati dal modestissimo 2.15, per giungere con pochissime sbavature al 2.31 del bronzo in comproprietà con il neozelandese Hamish Kerr.

Da sottolineare la vicinanza di Gimbo al dramma dell’Ucraina e dei suoi atleti. Solidarietà dimostrata con una bandiera disegnata sulla spalla e mostrata alle telecamere con grande orgoglio, oltre ai nomi dei colleghi e amici di pedana Protsenko e Bondarenko scritti con il pennarello sempre sul braccio destro. Gesto più che degno per un campione come l’oro olimpico. E ancora più significativo nel quasi silenzio di tutto lo sport italiano.

Gara vinta, come da pronostico, dal venticinquenne Woo, l’unico capace di oltrepassare l’asticella a 2.34, primo atleta coreano nella storia a vincere un titolo mondiale indoor. – VOTO: 9.

• Ecco i migliori salti degli gli ultimi dodici anni di “Gimbo”:

2011 – Indoor: 2.21, Ancona 12 Feb / Open: 2.25, Bressanone 17 Giu
2012 – Indoor: 2.20, Ancona 8 Gen / Open: 2.31, Bressanone 8 Lug
2013 – Indoor: 2.30, Banska Bystrica 6 Mar / Open: 2.25, Milano 28 Lug
2014 – Indoor: 2.20, Trinec 29 Gen / Open: 2.29, Ancona 27 Ago
2015 – Indoor: 2.28, Praga 7 Mar / Open: 2.37, Colonia 1° Lug
2016 – Indoor: 2.38, Hustopece 13 Feb / Open: 2.39, Montecarlo 15 Lug
2017 – Indoor: infortunato / Open: 2.29, Londra 11 Ago
2018 – Indoor: 2.25, Hustopece, 27 Gen / Open: 2.33, Eberstadt 26 Ago
2019 – Indoor: 2.32, Ancona 15 Feb / Open: 2.29, Doha 1° Ott
2020 – Indoor: 2.31, Siena 29 Feb / Open: 2.30, Ancona 28 Giu
2021 – Indoor: 2.35, Ancona 21 Feb / Open: 2.37, Tokyo 1° Ago
2022 – Indoor: 2.31, Belgrado 20 Mar

• Samuel Tefera /3’27”77), Jakob Ingebrigtsen (3’33”02), Abel Kipsang (3’33”36), finiti nell’ordine in una finale dei 1500 che sembrava ipotecata dal norvegese. Invece… anche lui è umano, più che umano. Come tutti: debolezze e dubbi compresi. Inquietudine che gli è cresciuta nella testa quando si è accorto che non riusciva a domare l’etiope. Inquietudine che si è trasformata in paura negli ultimi cento metri. Ora sappiamo che non è imbattibile. In cotanto parterre Pietro Arese si è ripetuto, con una gara giudiziosa e coraggiosa. Senza strafare si è piazzato all’ottavo posto avvicinando ancora una volta, con 3’37”60, il record italiano di 3’37”29.

«Con il mio allenatore ci siamo dati una parola d’ordine: curiosità. Andiamo a vedere la distanza che ci separa dal top mondiale e dove possiamo migliorare. Il record (italiano) è sempre lì, a pochi decimi ma queste gare non sono da buttare. Torno a casa con un bagaglio di esperienza». – VOTO: 7.

• Per superare lo scoglio della semifinale dei 60 con barriere ad Hassane Fofana serviva un miglioramento cronometrico sinceramente in questo momento impensabile (7”66 di personale e stagionale) ma «Ero consapevole che la finale era fuori dalla mia portata. Però… un pensierino lo avevo fatto. Accidenti all’ostacolo incocciato che mi ha fatto perdere l’equilibrio». Analisi concreta e ineccepibile, oltre che realistica. Alla fine, nel turno dove lo statunitense Grant Holloway ha pescato il 7”29 del record mondiale eguagliato e da lui stesso ottenuto lo scorso anno a Madrid, con la sesta piazza si è migliorato di un centesimo, portandosi a 6”65. Lavoro ben fatto e con giusto spirito. – VOTO: 6,5. 

• Giovane, emozionata, divertita: ecco Larissa Iapichino. Il futuro gioca a suo favore. Si puntava ad un ingresso fra le prime otto. Non è stato così ma: «Mi sono divertita e mentalmente ho affrontato la gara come dovevo. Qualcosa mi rimprovero, però me la sono goduta a stare in pedana con grandi campionesse». Si è fermata a 6.57 (decima) in una gara dominata dalla serba Ivana Vuleta-Spanovic, unica oltre i 7 metri (7.06, suo miglior salto degli ultimi 5 anni). Amarezze e dolori sembrano superate. Ora testa bassa e lavorare … – VOTO: 6 (di incoraggiamento).

• Bandiera nera per Dariya Derkach, trentenne triplista che sembrava esser ritornata su misure che in passato l’avevano proiettata in nazionale. Dotata di un personale all’aperto di 14.47 (Rovereto, 17 giugno 21) e di uno stagionale al coperto misurato 13.67, obiettivamente non aveva possibilità di buoni piazzamenti in una gara dove, per la prima volta in assoluto, le prime dieci sono atterrate oltre i 14 metri. Alla fine non è andata oltre 13.67, quindicesima, in una gara dai livelli stratosferici. – VOTO: 4,5.

Rojas – Spendiamo qualche riga in più per questo triplo da record del mondo, grazie al 15.74, ottenuto all’ultimo tentativo, così come successe anche a Tokyo 2021, con il quale la venezuelana Yulimar Rojas ha migliorato il già suo record all’aperto (15.67). Terzo titolo iridato indoor consecutivo, che si affiancano all’alloro olimpico (Tokyo) e all’argento di Rio 2016 e ai due successi iridati di Doha 2019 e Londra 2017.

«Ogni giorno è una grande sfida e cerco sempre di diventare una persona migliore. Non solo come atleta ma anche come persona, per essere più forte tecnicamente e mentalmente. Sapevo che questa era l’occasione giusta per raggiungere l’obiettivo prefissatomi e l’ho colto al volo. Guardando al passato, penso di essere rimasta l’identica persona, sono solo migliorata tecnicamente e mentalmente. Ora voglio concentrarmi sui prossimi Campionati Mondiali outdoor in Oregon e penso che ci sia anche l’opportunità di doppiare: lungo e triplo, se sarò in perfetta forma e le condizioni buone naturalmente. Il traguardo dei 16 metri è il mio grande obiettivo per il futuro. Forse un giorno sarò ricordata come “la ragazza del sesto salto”».

L'ucraina Maryna Bekh-Romanchuk, alla sua seconda gara di salto triplo dal 2013 (personale di 13.07), ha portato a casa l'argento con un eccezionale: 14.74, passando, all’ultimo balzo, da ottava a seconda. Nel pomeriggio si è ripresentata in pedana nel lungo, piazzando un 6.73 che le è valso la sesta piazza (con 12 salti in una giornata!). Bronzo alla giamaicana Kimberly Williams: 14.62 ed ennesimo primato personale.

• Ecco l’evoluzione atletica della Rojas negli anni. In successione anno, alto, lungo e triplo. (Ricordiamo che è nata a Caracas il 21 ottobre 1995 ed è allenata da Ivan Pedroso)

2010 – 1.63 / 5.42/ -
2011 – 1.81 / 5.57/ -
2012 – 1.75 / 5.93 / -
2013 – 1.87 / 6.23/ -
2014 – 1.82 / 6.48 / 13.65
2015 – 1.80 / 6.57 / 14.20
2016 – - / - / 15.02
2017 – - / - / 14.96
2018 – - / - / 14.63
2019 – - / 6.26 / 15.41
2020 – - / 6.59 / 15.43
2021 – - / 6.88 (7.27w) / 15.67 RM
2022 – - / 6.81 / 15.74 RM

• Progressione del primato mondiale

14.54 - Li Huirong (CHN) Sapporo 1990
14.95 - Inessa Kravets (URS) Mosca 1991
14.97 - Yolanda Chen (RUS) Mosca 1993
15.09 - Anna Biryukova (RUS) Stoccarda 1993
15.50 - Inessa Kravets (UKR) Göteborg 1995
15.67 - Yulimar Rojas (VEN) Tokyo 2021
15.74 (i) Yulimar Rojas (VEN) Belgrado 2022

Duplantis – Conclusione più emozionante non si poteva avere, quasi fosse stata scritta e preparata da uno sceneggiatore da Oscar. Tutto è finito. Mancano solo le staffette (vinte dal Belgio, 3’06”52, fra gli uomini e dalle giamaicane, 3’28”40, fra le donne) che interrompono la corsa verso l’oro e il nuovo record del mondo di Armand Duplantis: due tentativi andati a vuoto, ma il terzo è pressoché perfetto. L’asticella traballa ma non cade. 6.20 il responso. C’era da dubitarne? Ora sono quattro i record stabiliti dal 22enne svedese: 6.17 a Torun nel febbraio 2020, seguiti dal 6.18 una settimana dopo a Glasgow, dal 6.19 di Belgrado il 7 marzo ed ora ecco la ciliegina finale di 6.20.

Con questo di Belgrado, il terribile ragazzino porta a 40 i salti sopra i sei metri. Un club ristretto di cui fanno parte solo 22 soci (fra prestazioni all’aperto e Indoor): Duplantis, Sergey Bubka, Sam Kendricks (Usa) Maxim Tarasov (Rus), Renaud Lavilleine (Fra), Brad Walker (Usa), Okkert Brits (Rsa), Jeff Hartwig (Usa), Thiago Braz (Bra), Piotr Lisek (Pol), Igor Tradenkov (Rus), Timothy Mack (Usa), Yevgeniy Lukyanenko (Rus), Björn Otto (Ger), Rodion Gataullin (Urs), Tim Lobinger (Ger), Toby Stevenson (Usa), Paul Burgess (Aus), Brad Walker (Usa), Steven Hooker (Aus), Timur Morgunov (Ana), Cristopher Nilsen (Usa), Jean Galfione (Fra), Daniel Ecker (Ger), Shawnacy Barber (Can), KC Lightfoot (Usa).

Come tutti i “circoli” che si rispettino anche questo ha un suo consiglio di amministrazione. Cioè i migliori dei migliori oltre i sei metri. Eccolo:

Presidente: Sergey Bubka, 46 volte sopra quella misura; vice-presidente vicario: Duplantis, 40; consiglieri: Lavillenie 21, Tarasov, Gataullin e Hartwig 7, Hooker e Kendricks 5.

Medagliere – L’Italia è tredicesima, grazie all’oro di Jacobs e al bronzo di Tamberi. Ecco la classifica: Etiopia 9 medaglie totali (4 ori, 3 argenti, 2 bronzi), Stati Uniti 19 (3/7/9), Belgio 2 (2/0/0), Svizzera 3 (1/2/0), Svezia 3 (1/1/1), Bahamas, Brasile, Spagna, Francia, Portogallo, Ucraina 2 (1/1/0), Giamaica 3 (1/0/2). In totale sono 30 le nazioni “andate” a medaglia.

Punti – L’ufficio stampa federale informa che questo “è il migliore Mondiale indoor dal 1993 per la Nazionale italiana nella classifica a punti. A Belgrado gli azzurri concludono con […] 24 punti nella placing table e complessivamente sette piazzamenti tra i primi otto, i cosiddetti “finalisti”, meglio di quanto fatto nelle precedenti tredici edizioni della rassegna iridata in sala: per risalire a un’edizione più ricca, bisogna tornare a quella di ventinove anni fa a Toronto, quando furono altrettanti i finalisti e 31 i punti. E per la prima volta da Barcellona 1995 l’Italia conquista due medaglie nella stessa edizione (allora furono oro Di Napoli nei 3000 e argento nella 4x400 uomini)”.

Lo stellone del presidente Stefano Mei ha brillato per l’ennesima volta. Decisamente è un uomo fortunato. Per ora fine delle trasmissioni.


Foto: FIDAL/Colombo.

 

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