- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Il re dello sprint abita qui

PDFPrintE-mail

Domenica 20 Marco 2022

 

jacobs-figlio 


La serata magica di Marcell Jacobs: americani domati con un straordinario record europeo (6"41) e una inconfutabile conferma di Tokyo, oltre ogni malignità. Diciamolo pure: non si poteva chiedere di più. E allora godiamocela.

Daniele Perboni

Chi lo conosce? Da dove è venuto? Una meteora sbucata dall’iperspazio? Che cosa ha fatto prima? Domande inutili allora, interrogativi pleonastici se stiamo parlando di quella “cosa tatuata” che l’estate scorsa ha bruciato tutti sul traguardo a cinque cerchi e a Belgrado, nell’inverno che sta per scadere nel giorno della festa dei papà, si è ripetuto su una distanza che «Non è la mia». Così, con i fatti (6”41, record europeo migliorato di un centesimo, 6”42, del britannico Dwain Chambers che resisteva dal 2009), e con le parole ha dimostrato senza polemiche ed eccessiva enfasi che sì, ora è lui il vero padrone della velocità: dai 60 metri ai 100. 

Ecco quanto riportano i risultati ufficiali: 1. Lamont Marcell Jacobs (Ita) 6”407 (in millesimi, tempo di reazione 0,136: non proprio un fulmine …); 2. Christian Coleman (Usa) 6”410 (0,126); 3. Marvin Bracy (Usa) 6”44 (0,129); 4. Karl Erik Nazarov (Est) 6”58 (0,135); 5. Adam Thomas (Gbr) 6”60 (0,135); 6. Jerod Elcock (Tto) 6”625 (0,121); 7. Bolade Ajomale (Can) 6”627 (0,142); 8. Arthur Cissé (Civ) 6”69 (0,146).

E non è finita. Se certi numeri contano ancora qualcosa eccone un’altra sfilza, tanto per avvalorare la tesi che Marcello potrà essere il numero uno della velocità mondiale anche nell’estate iridata di Eugene e continentale di Monaco di Baviera. Ha concluso la stagione al coperto senza sconfitte, guida le graduatorie mondiali stagionali al pari di Coleman, è quinto nelle liste di ogni tempo sulla distanza.

A domanda risponde: «Ho fatto una magia? Sì, ma alle spalle ci sta anche un duro lavoro. Ho dimostrato di essere il più forte quando conta esserci e quanto ottenuto alle Olimpiadi non è stato un caso. Oggi l’ho dimostrato ancora una volta e proprio nella prova che non è la mia».

Ecco il percorso per arrivare all’oro iridato: 6”53 in batteria (Coleman e Bracy 6”51); 6”45 (record italiano) in semifinale (6”51 Coleman, 6”44 Bracy). Il resto è da mettere in bacheca così da poter raccontare, un giorno, ai nipoti che quel giorno … – VOTO? Dobbiamo proprio assegnarlo? 10 (cum laude).

• Gara coraggiosa, accompagnata da un acume tattico degno di un navigato pirata delle piste sotto tetto, hanno segnato la bella impresa messa a segno da Pietro Arese sempre nei 1.500, 22enne torinese allenato da Silvano Danzi. Sulla carta non aveva grandi possibilità di superare il primo turno, ma, come detto, ha saputo giocarsi le sue carte con enorme perspicacia. Pronti via ed eccolo mettersi nelle prime posizioni, così da controllare senza sorprese la situazione. Dai 900 metri eccolo tallonare, come un segugio che ha fiutato le tracce del cinghiale, il favorito della batteria, l’etiope Samuel Tefera (3’31”04 di personale), sperando in un’andatura che non gli spezzasse gambe e cuore. È stato accontentato. Nella più veloce delle 4 serie si è guadagnato la seconda piazza con 3’37”31, a soli due centesimo dal recente record italiano di Ossama Meslek: 3’37”29, Birmingham 19/2. – VOTO: 7.

• Trent’anni, quarta italiana a superare i due metri (Di Martino 2.03/2007; Vallortigara 2.02/’18; Simeoni 2.01/’78; Trost 2.00/’13), dopo una serie lunghissima di cambi di tecnici e sedi di allenamento (dall’ottobre 2016 fa base a Siena con Stefano Giardi) Elena Vallortigara proprio in questa stagione sembra aver trovato una certa stabilità. 1.92 ai tricolori di Ancona, 1.92 ai Mondiali di Belgrado. Sesta, alla pari con l’uzbeka Sadullayeva, nella gara in cui hanno brillato i colori dell’Ucraina con il volto di Yaroslava Mahuchikh: 2.02, migliore al mondo quest’anno. Per la costanza e con la non segreta speranza di non assistere, nel prosieguo della stagione, all'ennesima delusione o “regressione” di misure. – VOTO: 6,5.

• Qualche visionario si era svegliato immaginando una medaglia portata in regalo dai due oriundi forzuti del peso: Zane Weir e Nick Ponzio. Illusione crollate sotto i colpi di giganti venuti d’oltre oceano. I ragazzi, uno allenato da Paolone Dal Soglio, non sono andati oltre il sesto posto (Weir), però a suon di nuovo record nazionale: 21.67, migliorando il 21.67 di Ponzio (Belgrado, 7 marzo ’22) e settimo posto (Ponzio, 21.30). Buone prestazioni, peraltro ottenute all’ultimo lancio, segno di una tenuta fisica e mentale notevole, ma lontane da ciò che serve per mettere il naso davanti a gente come i tre saliti sul podio: Romani (Bra) 22.53; Crouser (Usa) 22.44; Walsh (Nzl) 22.31. – VOTO: 6.

• Oltre alla Bogliolo il Bel Paese pare abbia trovato un’altra buona ostacolista: Elisa Di Lazzaro. Pur essendosi fermata alle semifinali la triestina, di stanza Almuñécar, in provincia di Granada dove è seguita dal tecnico italiano Alessandro Vigo, nel secondo turno dei 60 con barriere con 8”11 ha eguagliato il personale (8”11), passando per l’8”16 delle batterie. Diciassettesima assoluta, ma una grinta non comune e, soprattutto, tempi cronometrici nelle occasioni che contano. Di più e di meglio non le si poteva chiedere. VOTO: 6 (di incoraggiamento).

• Dai funamboli dell’asta, questa volta in chiave femminile, continuano ad arrivare gioie e dolori. Sorrisi a trentadue denti? Pochi. Chiaro, scuro, soleggiato, sprazzi di pioggia. Arrivi ad altezze di discreta elevata internazionale e subito dopo precipiti. Qualcosa sembra non quadrare, lo avevamo già scritto in altre occasioni. Attenzione! Nessuno si attendeva misure o piazzamenti da urlo. Questo no, stante i primati personali e stagionali di Elisa Molinarolo e Roberta Bruni.

In una prova vinta a quota 4.80 dalla statunitense Sandi Morris, le ragazze si sono fermate rispettivamente a 4.45 (4,30 alla terza prova, 4.45 alla prima, 3 nulli a 4.60), ottava, e 4.30 (4,30 alla prima, 3 nulli a 4.45), undicesima. Si poteva chiedere/puntare a qualcosa di meglio? Personalmente no. Servono quote, stabili, attorno ai 4.50 per ambire a piazzamenti di rilievo. L’una tantum a 4.70 (Bruni lo scorso anno all’aperto, mentre Elisa non è ancora andata oltre i 4.55, 4.46 nell’inverno) lascia il tempo di una gara … – VOTO:Molinarolo 5,5; Bruni 5 (scarso).

• Un Giovanni Galbieri ritrovato aveva fatto un poco sognare, con il 6”60 di Ancona. Realisticamente, però, il compito assegnatogli non era dei più facili. Certo, poteva anche passare il turno, ma avrebbe dovuto non solo ripetersi ma addirittura migliorarsi. Difficile: 6”62 l’ultimo crono utile per il ripescaggio. Sesto in batteria (6”66) e 21º dei 43 atleti che hanno concluso i turni eliminatori. Sufficienza? No. È in queste occasioni “calde” che serve dimostrare di essere un agonista freddo. Tutto il resto conta solo ai fini statistici. – VOTO: 5.

• Evidentemente l’assenza di Gaia Sabbatini ha fatto male alla vicentina di Schio Elena Bellò. Il top l’aveva infatti ottenuto sulla pista anconetana con l’entusiasmante duello fra le due acerrimi rivali. Pare si tratti di odio quasi puro, come ai bei tempi della rivalità (si sarebbero sbranati e non solo agonisticamente parlando) Cova, Bordin, Mei, Panetta. Pronti via. Bellò a condurre, Sabbatini incollata come l’edera. Vince la seconda per l’inezia di 28 centesimi. Ecco, così si sarebbe dovuta comportare per raccogliere il frutto della promozione. Non si è fidata delle sue capacità? Timore di non reggere il ritmo o peggio, sudditanza al cospetto di eccellenti avversarie?  Il risultato finale è un 2’02”35 (5ª in batteria) che non soddisfa nessuno. Si passava il turno con 2’01”70, con un primato personale di 2’01”45. Insomma, si poteva fare. Per la mancanza di acume tattico e di un tantino di coraggio in più, VOTO: 5.

• Tre minuti, cinquantacinque secondi e … rotti. Non vale neppure la pena sprecare spazio e tempo per segnalare i centesimi con cui Nesim Amsellek ha indegnamente chiuso la prova dei 1500 metri. Partendo da un personale stagionale di 3’38”42 è riuscito nell’obbrobrio di un crono a livello regionale. Alle spalle si è lasciato solo Gaylord Silly, trentaseienne rappresentante delle Seychelles che non frequentava piste coperte dal gennaio 2019. Evidentemente aveva in serbo, Amsellek, di chiedere lumi su una eventuale vacanza da quelle parti. Chi meglio di un abitante delle favolose isole dell’Oceano indiano?

Serve andare oltre? Anche per Amsellek valgono le domande posteci per Bouih e Meslek: si ignoravano completamente le sue condizioni di forma? Si poteva evitare una figuraccia simile? Perché? Il mezzofondo, così già disastrato e alla disperata ricerca di un possibile rilancio meritava tutto questo? – VOTO: zero (per un vuoto pneumatico difficile da colmare).

Medaglie – Il successo di Jacobs ha avuto anche il merito di “muovere” il medagliere italico. Ora siamo al sesto posto, al pari di Belgio, Brasile, Canada, Cuba, Spagna, Francia, e Grecia (1 Oro, 0 Argenti, 0 Bronzi), in una classifica guidata dall’Etiopia (2/1/2), seguita da Stati Uniti (1/7/7), Bahamas (1/1/0), Portogallo (1/1/0), Svizzera (1/1/0). 

Confessatelo: chi avrebbe scommesso due euro sulla vittoria di Jacobs?

 

 

 

Cerca