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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Viaggio attraverso i luoghi della storia

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Martedì 1° Marzo 2022

 

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Pensando all’Ucraina, al suo passato lontano e recente, alle sue località che l’umanità ha attraversato, in continuo divenire, scandito dai cambi dei nome e di lingue. Al centro di un’Europa che fatica a comprendere e a conternerla.

Giorgio Cimbrico

Sento dire sempre più spesso “Swift” e penso a Jonathan, decano al Trinity College di Dublino, creatore di Gulliver, autore di due meravigliosi libretti: “Consigli alla servitù” e “Una modesta proposta”. Swift aveva uno spirito acre: insegnava ai servi come fottere i padroni e, di fronte al dilagare dell’infanzia abbandonata, consigliava di trasformare i bambini in tagli di carne tenera e pregiata. Gulliver è un caposaldo delle dimensioni allegoriche e parallele.

La letteratura inglese, in questo senso, è un giardino molto rigoglioso: Alice, Peter Pan, il Signore degli Anelli, Harry Potter. Bene, questo swift non ha niente a che vedere con la creatività, con la poesia.

Altre parole, altri nomi che ronzano in questi giorni: fronte orientale, Kharkiv (che era Kharkov), Lugansk già Voroshilovgrad, Donetsk, Leopoli o Lvov o Lenberg, Kiev minacciata, circondata, navi da guerra nel Mar Nero, Odessa e la scalinata dei leoni.

E’ un viaggio nella storia del XX secolo, nei luoghi natali e di crescita di Sergei Bubka, di Valeri Borzov, di Yaroslava Mahuchikh, nel cinema di Sergei Eisenstein, nella carestia indotta e spaventosa della fine degli anni Venti, nell’Ucraina che i tedeschi battezzarono Gothenland, nelle vicende di Machno e delle sue bande controrivoluzionarie, nelle terre dei cosacchi occidentali da cui veniva Volodja Yashchenko, rapito dal diavolo che abita nella bottiglia, nell’ansa del Dniepr dove si affacciano i conventi profumati di incenso, popolati di voci profonde di una Kiev che aveva ritrovato la fede cristiana dopo la fondazione varega. Allora si chiamava Rus.

Vitali Petrov, il più grande allenatore di salto con l’asta (i fratelli Bubka, Isinbayeva, Gibilisco, Braz) è di Donetsk e una volta raccontò di suo padre che si trovò nel tritacarne di Kharkov, conquistata dai tedeschi nella prima avanzata, quella del ‘41, riconquistata dai sovietici alla riscossa, persa ancora quando venne investita dalle armate panzer, nel marzo del ’43. Si parla molto della guerra casa per casa a Stalingrado. A Kharkov capitò la stessa cosa: la più grande battaglia urbana di mezzi corazzati.

Nomi che affiorano: Zaporozje, quartier generale di Hitler sino a quando von Manstein non lo convinse a tener più occidente le sue conferenze sempre più deliranti; Baby Yar, alle porte di Kiev, dove gli Einsatzkommando massacrarono migliaia di ebrei con il colpo alla nuca: dopo la Varsavia ebraica sparì anche la Kiev ebraica; gli ucraini che si unirono al generale Vlasov e vestirono la divisa tedesca; gli ucraini fedeli alla Rodina, la patria, che con i fronti (corpi d’armata) bielorusso e russo investirono e presero Berlino.

Località che risucchiano nel tempo, come Poltava, dove Pietro il Grande sconfisse gli svedesi; come Voronez che per gli italiani con i piedi fasciati di stracci significava la salvezza; come la carbonifera Donyetsk dove Rudolf Povarnitsyn, lungo e secco, scavalto per primo 2,40. Gli ucraini amano le sfide contro la gravità: Valeri Brumel, baltico per radici, siberiano per nascita, imparò l’arte del volo in quella repubblica.    


 

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