- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / "Nave da guerra russa, andate a farvi fottere"

PDFPrintE-mail

Martedì 1° Marzo 2022


kiev 

“L'Europa e gli Stati Uniti hanno ignorato i segnali inviati da Putin per vent'anni: la Cecenia, la Georgia, la Siria, la Crimea prima dell'Ucraina: l'eliminazione dei giornalisti, gli avvelenamenti degli avversari, le carcerazioni dei dissidenti”.

Andrea Bosco

Qualcuno sostiene sia malato. Di sicuro è uno da portare davanti ad un tribunale per crimini contro l'umanità. Morte, distruzione, inermi civili uccisi per strada, mitragliate le ambulanze a Kiev: finora 352 morti ucraini dei quali 16 bambini. Mezzo milione (ma presto potrebbero essere un milione e più) di persone in fuga dalla guerra. Mentre con la protervia che gli è conosciuta, il dittatore russo minaccia – per le sanzioni che il mondo gli ha imposto – di schiacciare il bottone dei missili nucleari. Se l'uomo è fuori controllo, se davvero l'umanità è di fronte a un Dottor Stranamore che ambisce a sganciare l’“arma fine di mondo”, allora il futuro appare fosco.

Anzi: allora il futuro in un cupio dissolvi patologico, non è previsto. Il tiranno russo è un fanatico che reputa di essere stato “umiliato” dall'Occidente e che sogna il ripristino dei confini, ante caduta del Muro di Berlino. Ergo non solo Ucraina, ma anche Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Albania, Moldavia, Estonia, Lettonia, Lituania. E guai a Finlandia e Svezia se mai dovessero osare ad entrare nella NATO. Il fanatico, scriveva uno sconosciuto umorista della Frontiera, tale Shaw (che di nome non faceva Bernard): “E’ l'uomo peggiore che ci sia. La ragione con lui non vale e la legge proibisce di bastonarlo”.

Qui siamo oltre: Putin minaccia una guerra spaventosa, al termine della quale ogni forma di vita verosimilmente verrebbe spazzata via. Una regressione che ha riportato in primo piano la terribile previsione di Albert Einstein: “Non so con quali armi potrebbe essere combattuta la terza guerra mondiale. Ma sono certo che quelle della quarta sarebbero le pietre e il bastone”. Nel 1992 Richard Nixon rilasciò una intervista che oggi mette i brividi: “In Russia il comunismo è stato sconfitto, ma la libertà è in prova. Se non funzionasse ci sarà un'inversione e una spinta verso un nuovo dispotismo. Questo costituirebbe un pericolo mortale per il resto del mondo”.

L'Europa e gli Stati Uniti hanno ignorato i devastanti segnali che Putin per vent'anni ha inviato: la Cecenia, la Georgia, la Siria, la Crimea prima dell'Ucraina. E l'eliminazione fisica dei giornalisti scomodi, gli avvelenamenti degli avversari politici, le carcerazioni dei dissidenti. Tutto alla luce del sole: sfrontatamente. Come ha evidenziato Garry Kasparov celebre campione di scacchi, fuggito a New York per sottrarsi ai sicari di Putin: “Il premier inglese Chamberlain, che non volle agire contro Hitler, sbagliò. Ma non aveva mai fatto affari con il nazismo. L'Occidente con Putin li ha fatti. Si chiama corruzione. Il denaro russo ha influenzato ad ogni livello la vita americana ma soprattutto europea. Che fosse politica, sociale, sportiva, commerciale, finanziaria. Denaro che è andato a Vienna, Monaco di Baviera, Milano, Londra, Parigi, New York”.

In Italia il re della Costa Smeralda con villa di Romazzino comprata da Antonio Merloni è il russo Usmanov, “benefattore” della Regione Sardegna. Due fratelli ceceni amici di Putin sempre in Sardegna hanno acquistato il Forte Village a Santa Margherita di Pula. In Toscana tale Khan miliardario sessantenne ha preso Villa Cacciarella (ex villa Feltrinelli) che domina l'isola del Giglio. All'Argentario dimora anche un re dei gasdotti russi, amico di Putin e suo compagno di allenamenti nel judo. Sul lago di Garda stanzia nello storico Grand Hotel Villa Feltrinelli, Viktor Vekselberg (energia e telecomunicazioni). Pare possieda quindici “uova Fabergè”. Tale Nikolaev imprenditore ferroviario si è pappato invece una azienda vinicola a Bolgheri. Il socio di Abramovich (settore farmaceutico) ha optato per i vini della Franciacorta. Mentre Vasily Dragan, re degli spumanti russi, ha scelto il Veneto: le colline del Prosecco. Roman Trotsenko (che controlla una dozzina di aeroporti in Russia) ha acquisito la maggioranza azionaria dello scalo di Grosseto. L'ambasciatore italiano a Mosca lo ha nominato “Ufficiale dell'Ordine della Stella d'Italia”.

Evito il catasto delle case di lusso comprate dai russi a Milano nelle zone “in” della città: sarebbe lungo. In Italia tutto è in vendita. Il Bel Paese si è venduto l'anima. E se non fossi vincolato alla decenza direi che si è venduto anche … altro. Se pensate che tutto questo non abbia costi, mediazioni, intermediazioni, facilitazioni, allora facilmente credete che in un lago scozzese viva un mostro preistorico. “Serva Italia” scriveva Dante Alighieri, “di dolore ostello”. Dai suoi tempi non sembra essere cambiato molto.

Negli Stati Uniti una corrente di pensiero vorrebbe l'elezione dell'ex presidente Trump “facilitata” dai quattrini di Putin. Ipotesi mai provate. Realtà è, viceversa, la presenza dell'ex cancelliere tedesco Gerhard Schoder nel consiglio di amministrazione di Gazprom, la potente azienda che convoglia il gas dalla Russia in mezza Europa. Quella Gazprom che sponsorizza la Champion's League e che dopo tentennamenti vari FIFA e UEFA hanno deciso di buttare a mare, sospendendo, da subito, ogni tipo di collaborazione. E' sempre una questione di denaro. Ha scritto bene l'Orso, rammentando che quando per le strade “scorre il sangue” secondo un vecchio adagio di Wall Street, “è il momento di investire”.

L'Occidente che oggi tenta di correre ai ripari con le sanzioni economiche, bloccando le banche russe, ma evitando di chiudere i rubinetti dei pagamenti per l'erogazione del gas (il 40% del fabbisogno europeo arriva dai gasometri di Putin) avrebbe dovuto far tesoro di un altro detto, latino, questa volta: “Si vis pacem, para bellum”. Se vuoi la pace, attrezzati per la guerra. Parole di Publio Flavio Renato Vegezio, funzionario del IV Secolo che probabilmente le aveva rapinate alle “Leggi” di Platone. Avere orrore per la guerra è sacrosanto. La guerra è una follia che ha sempre spinto gli uomini a scannarsi tra di loro: per il predomino territoriale ed economico, non infrequentemente nel nome di un dio, preteso “migliore” di un altro. I “pretesti” di Putin per l'aggressione dell'Ucraina sono vomitevoli. Difendersi e difendere l'Ucraina aggredita, un dovere. Ripudiare la guerra non significa consegnarsi al ceppo e alla mannaia del dittatore russo.

Le responsabilità dell'Occidente sono immani. L'Europa che non si è mai dotata di una politica estera comune e di un comune esercito, ora è (e non metaforicamente) alla “canna del gas”. La situazione deve essere davvero ai limiti dell'implosione se persino la Svizzera (storicamente neutrale durante ogni conflitto) ha deciso di accodarsi alle sanzioni inflitte alla Russia, bloccando addirittura i beni di Putin. Basterà a togliere adrenalina dalla testa del criminale? Capirà che gran parte del mondo lo sta trattando (giustamente) da appestato? Gli assassini sono spietati e difficilmente si fermano. Anche perché Putin può contare in Europa su ampie simpatie.

In Italia tutti hanno (chi più e chi meno) condannato Putin, ed era il minimo. Ma la storia, anche recente, racconta di un Silvio Berlusconi “amico” di Putin, ripetutamente ospite nella sua dacia. Racconta di un Matteo Salvini “simpatizzante” e di affari leghisti in Russia attraverso il “consulente” Gianluca Savoini finito nelle indagini del “Russiagate”. Racconta di un Franco Frattini (recentemente eletto ai vertici del Consiglio di Stato) noto per le posizioni russofone. Racconta dei 5 Stelle (da Grillo a Di Battista a Giuseppe Conte) in “amorosi sensi” con la Russia. Rifondazione Comunista in Italia definisce gli ucraini “etno-nazionalisti, collaborazionisti con il nazismo”. Ma il sottosegretario agli esteri (Movimento 5 Stelle) Manlio Di Stefano merita molte stellette al “demerito”. Avendo sostenuto che “l'Ucraina è un fantoccio della NATO”. Nonostante il becerume intellettuale Di Stefano continua a mantenere la poltrona.

Come finirà? Le vicende che si stanno accavallando non invitano a pensare positivo. Tra gli accenti “pilateschi” di Infantino che voleva (poi ricredutosi) aggirare la protesta che si sta sollevando in tutto il mondo (anche a Mosca, dove in migliaia sono finiti in galera per le contestazioni a Putin, anche a Kiev dove alcuni carristi russi hanno svuotato i serbatoi dei tank per non procedere contro la popolazione civile) facendo disputare le gare della Russia in campo neutro e con una scritta ridicola sulle maglie. Tra quelli patetici di Gravina, presidente della FIGC che ha voluto dare un “segnale” facendo iniziare le gare di campionato con 5 minuti di ritardo (mecojoni er segnale, …).

Tra le infinite vergogne di chi ha la coscienza sporca ma che ora sproloquia invocando moderazione perché l'export italiano vende per “sette miliardi di euro l'anno” in Russia, perché le banche italiane si sono infognate in investimenti sconsiderati in Russia, perché se Putin dovesse mai mettere il tappo alle condutture del gas sarebbero cazzi per le aziende italiche, perché “i bambini italiani non possono restare al freddo” (ma evidentemente quelli ucraini possono crepare sotto i colpi dei russi) c'è anche chi ha la faccia tosta di rimpiangere le cose “non fatte”. Tipo estrarre il gas in casa nostra: dalla terra e dal mare. Tipo rivedere la tafazziana normativa sul nucleare. Farisei.

Beh: c'è anche chi “dice no”. Come il palazzo continentale del basket che ha escluso club russi e relativi incontri. Come la Formula Uno che ha cancellato il Gran Premio di Russia. Come la Polonia che contro la Russia (neppure in campo neutro e con maglia farlocca) non ci sente di giocare. Infantino, stante l'enormità valutaria che la Russia da anni sta pompando nel calcio mondiale, si sentiva probabilmente in dovere di “lenire e sopire”. Ma la determinazione dei polacchi lo ha costretto a “retrocedere”.

Oggi dovremmo urlare in faccia a Putin: “siamo tutti ucraini”. Evitando di credere alle promesse di un bugiardo seriale, spregiatore del genere umano. Mentre erano in corso le “trattative” per una tregua tra Russia e Ucraina, le bombe continuavano a piovere su Kiev. Forse l'arma più letale contro la Russia la sta affinando Anonymus, la misteriosa banda di hacker che ha messo sotto tiro vari siti strategici russi. Ha ufficialmente “dichiarato guerra” a Putin. L'obiettivo potrebbe essere la Borsa russa. Tradotto: la paralisi del paese.

Ci vorrebbe saggezza, quella del monumento del calcio italiano Dino Zoff che compie 80 anni, che vinse scudetti e trofei, culmine il Mondiale di Spagna e che da allenatore fu liquidato dalla Juventus dopo aver vinto una Coppa Italia e una Coppa UEFA, per far posto ad un profeta del “calcio champagne”. Rivelatosi al dunque “champagne fatto con polverine”. Saggezza è parola ripudiata nel mondo impazzito che produce criminali dispotici. “Sapere aude” scrive Orazio nelle Epistole: “Abbi il coraggio di comportarti saggiamente”. Ci sta provando il vescovo di Roma: ma in questa stagione è dura per tutti.

Quando questa drammatica vicenda sarà archiviata, comunque vada, resterà agli atti della storia la frase dei 13 militari ucraini che presidiavano l'Isola dei Serpenti nel Mar Nero. Un brandello di terra senza importanza strategica verso il quale una fregata russa si era rivolta con un perentorio: “Qui nave da guerra russa: arrendetevi, o verrete uccisi”. La risposta (che ha rammentato quella del re spartano Leonida) è stata: “Nave da guerra russa: andate a farvi fottere”. Tredici morti decretati eroi nazionali. E quel file sul web diventato iconico . Simbolo della resistenza ucraina .

 

Cerca