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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / Si e' arreso anche l'ultimo dei cavalieri

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Sabato 26 Febbraio 2022

 

          landy 


Con la scomparsa di John Landy si chiude per sempre un’era lontana, quando lo sport – e, soprattutto, l’atletica – viveva altri ritmi e perseguiva altri valori. Non superiori a quelli di oggi, semplicemente diversi.

Giorgio Cimbrico

A 91 anni se n’è andato John Landy, l’uomo che concesse soltanto 46 giorni di vita a uno dei grandi record dell’atletica. Più che un record, una conquista: la discesa sotto i 4 minuti nel miglio. Roger Bannister, consigliato dell’errante e geniale Frank Stampfl e aiutato dai due Chris, Chataway e Brasher, aveva aperto le porte il 6 maggio 1954: 3'59"4 sulla pista di Iffley Road, Oxford.

Dopo una sorprendente incursione nei pressi dei 4’02” in Australia, Landy, che seguiva i consigli del rivoluzionario Percy Cerutty (all’origine del miracoloso Herb Elliott), portò il suo attacco il successivo 21 giugno, nel giorno del solstizio d’estate, nella città di Paavo Nurmi, al Turun Urhellupuisto Sports Ground, e come Roger ebbe l’assistenza, nella seconda parte, di Chataway, lepre ante litteram, secondo in entrambe le storiche occasioni.

Il confronto dice che Bannister partì forte (1’58”2 contro 1’58”7), ebbe una netta flessione (3’00”5 contro 2’57”2), venne costretto a finir forte (58”9 contro 60”7) sino a raggiungere quell’atteggiamento del corpo e quell’espressione, entrambi drammatici, tramandati da una foto esemplare.

La regolarità di Landy portò l’australiano a diventare in un colpo padrone del miglio metrico e di quello imperiale: 3’41”8 di passaggio e 3’58”0. Il detronizzato sui 1500 era l’americano Wes Santee che pochi giorni prima, a Compton, aveva fallito l’attacco ai 4 minuti, 4’00”6, ma aveva ritoccato di due decimi il record di Lennart Starnd e di Gunder Hagg.

I Giochi del Commonwealth, al tempo ancora Empire & Commonwealth Games, di Vancouver divennero il terreno per il faccia a faccia a faccia e quel miglio si trasformò in uno dei primi fenomeni mediatici generati dallo sport. Più tardi quel duello divenne un gruppo statuario. “La moglie di Lot si voltò e divenne di sale, io mi voltai e divenni di bronzo”, sorrise Landy quando vide l’opera e ripensò al momento del sorpasso. Bannister scese sotto i 3’59”, record personale britannico ed europeo, Landy finì a otto decimi. Per lunghi anni preferì non confessare che, prima della gara, pestando il bulbo d’un flash buttato da un fotografo, si era ferito a un piede: necessari quattro punti di sutura.

Due anni dopo Landy intraprese un lungo viaggio negli USA per promuovere l’immagine della sua città, Melbourne, che stava per ospitare i Giochi Olimpici. Abituato a correre spesso su erba, ebbe noie ai tendini andando spesso a calcare le dure piste americane. Non era al meglio e nella finale olimpica si arrese al vertiginoso finale dell’irlandese Ron Delany, studente a Villanova, cedendo per un centesimo la medaglia d’argento al tedesco (est) Klaus Richtzenhain.

“Sir Roger – chiesero molti anni dopo a Bannister – quel record è stato il momento più alto della vostra vita?”. “Sono certo di no. I momenti più alti della mia vita sono i quarant’anni che ho dedicato alla neurologia”. Erano propri altri tempi: Sir Roger medico e ricercatore, sir John governatore dello Stato di Victoria, naturalista, ambientalista, grande collezionista di farfalle, generoso (l’immagine in cui soccorre Ron Clarke rovinato al suolo è entrato nella galleria dello sport inteso in un senso ormai lontano), ricco di humour sino alla fine. Con John un’era è scomparsa per sempre.

 

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