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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Osservatorio / Verso un nuovo modello sportivo?

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Mercoledì 23 Febbraio 2022

 

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I Giochi di Pechino hanno evidenziato che il modello sportivo italiano – se ancora compiutamente valido – è ormai un ricordo: sostituito da una curiosa forma di paternalismo che sta accantonando ogni contenuto tecnico.

Luciano Barra

Mai potevo immaginare che il post Giochi Invernali di Pechino servisse ad azzerare tutto quanto ho appreso in oltre sessant’anni di dirigenza sportiva. Eviterò qui di ricordare nel dettaglio tutte le diverse vite vissute in questo lungo percorso. Sarebbe troppo lungo e molto autoreferenziale, così come eviterò di citare tutti (e sono tanti) quelli che sono stati per me insegnanti ed ispiratori. Non vorrei che questo “outing filosofico sportivo” li screditasse.

La foto che apre questo articolo (scattata nei primi anni Sessanta da Roberto Frinolli, mi ritrae durante una Coppa Speranza di “berriana” memoria) indica un inizio fondamentale a cui hanno fatto seguito tutta una serie di esperienze importanti che, partendo dalla promozione sportiva di base, è arrivata all’organizzazione dei Giochi Olimpici. Per chi volesse saperne di più è disponibile il mio CV, inclusa la fedina penale sportiva.

Ora grazie ad una breve intervista del presidente del CONI rilasciata a Paolo Marabini il giorno della chiusura dei Giochi tutto quanto avevo appreso, e che era divenuto perno e forte convinzione sull’esatto modello sportivo da seguire, viene spazzato e cancellato.

Ecco cosa è stato scritto nella domanda e nella risposta.

D. (Paolo Marabini): “A Milano-Cortina bisognerà puntare anche su atleti che hanno superato la trentina. Anche importanti, …”.
R. (Giovanni Malagò): “Dei nomi importanti in età longeva me ne occuperò personalmente io”.

Avevo capito che la filiera sportiva partisse dalla Scuola, per poi passare alla Società Sportiva, quindi ai Tecnici Sociali, alla Federazione di appartenenza, ai Tecnici Federali. Ora questa filiera viene scardinata da un rapporto diretto Atleta/Presidente del CONI. È un unicum nel sistema sportivo mondiale ed inverte tutte le tendenze, tutti i modelli e tutte le prassi di questo ultimi cento anni.

Questo apre un nuovo modello e c’è da prevedere che, almeno in Italia, sarà d’esempio nelle Federazioni Sportive ed apra anche qui un sistema Atleta/Presidente. Personalmente ho vissuto un tentativo simile una trentina di anni fa quando un presidente con cui collaboravo si innamorò, atleticamente parlando, di un talentuoso giovane saltatore in lungo. Sappiamo come andò a finire. Personalmente ho rischiato di essere decapitato. L’accorciamento di tali distanze può portare a deviazioni.

A parte il nuovo modello che l’affermazione del Presidente del CONI annuncia, modello che dovrà dimostrare la sua bontà, c’è ben altro che mi preoccupa. Forse il presidente del CONI si illude che grazie al successo dei Giochi di Tokyo tutto questo possa essere replicato. Sempre dimenticando che a Tokyo – se si sottraggono le 5 medaglie d’oro dell’atletica, a cui nessuno, neanche i Presidenti della FIDAL avrebbero mai scommesso –, saremo sprofondati nel medagliere al 17° posto con solo 5 medaglie d’oro.

Da parte mia pensavo che, finiti i Giochi di Pechino, le prime preoccupazioni del presidente del CONI dovessero essere: la collocazione del CONI stesso nella legislazione italiana; il suo futuro finanziamento; la gestione dei Giochi di Milano/Cortina con i suoi cronici ritardi e con le preoccupanti incompatibilità (almeno tre) nei suoi ruoli di Membro del CIO, presidente del CONI e presidente del Comitato Organizzatore; o sul futuro assetto del CONI una volta che lui dovrà lasciare la presidenza.

Sperando che nessuno ora agli chieda di occuparsi anche di uno dei problemi attualmente più importanti dello sport italiano, la rottura fra Francesco Totti ed Ilary Blasi. Non vorrei che il CV sportivo di Giovanni Malagò lo convinca che la gestione del CONI equivale alla gestione del Circolo Aniene.

Ovviamente assisto a tutto questo preoccupato non solo perché, come detto all’inizio, tutto ciò ribalta le mie convinzioni sportive, ma anche perché non posso dimenticare che – nel lontano 2007 – ero stato uno dei primi che nel visitarlo allo “sprofondo” dei suoi uffici alla SAMOCAR, e molte altre volte in seguito, lo pungolai a proporsi per il presidente del CONI. Un’altra colpa delle tante maturate in questi sessant’anni?

 

 

 

 

 

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