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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Italian Graffiti / Che i Giochi (speriamo) abbiano inizio

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Martedì 20 Luglio 2021

 

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Saranno 384 gli italiani in Giappone (l'altra volta, nel 1964, furono 168): mai così tanti, anche se non saremo presenti in tutte le discipline. Obiettivo dichiarato: più di 30 medaglie, almeno un terzo delle quali d’oro. Possibile o meno lo vedremo.

Gianfranco Colasante

Tabella di riepilogo e composizione della squadra per Tokyo

Dopo la seconda rinuncia di Chicco Molinari e la prima di Matteo Berrettini che cancella (purtroppo) una possibile rivincita con Nenad Djokovic – chissà perché golfisti e tennisti sono sempre così sfortunati –, la squadra olimpica italiana ha preso il suo aspetto definitivo, o almeno si spera. Saranno così a Tokyo, a scaglioni e in base al calendario, 384 gli azzurri olimpici, come dire 197 uomini e 187 donne, un record assoluto per un equilibro di genere quasi perfetto, apparentemente impensabile solo una ventina danni fa.

Ma questa non è tanto una scelta o un orientamento del CONI – che da tempo ha dovuto smettere ogni parte attiva in questo ambito, limitandosi ad organizzare viaggi e a fornire divise, questa volta francamente inguardabili –, quanto il responso finale dei percorsi di qualificazione e del superamento degli standard imposti dalle federazioni internazionali, accondiscendenti interpreti della volontà insandacabile di Thomas Bach, più che del CIO dal quale ricevono fondi e prebende. E al quale non si può rifiutare nulla. Allora, chiusi i giochi, che i Giochi incomincino.

Se quanto accadrà veramente nei prossimi giorni – in tempo di pandemie rinnovate e di bolle un po’ sbrindellate –, non lo può prevedere nessuno. Possiamo solo provare a stendere qualche dato e azzardare qualche riflessione. Tanto per prepararci al meglio alle lunghe nottate televisive. Com’è noto, i Giochi di Tokyo 2020+1 saranno un’edizione monstre, con l’aggiunta di 5 nuove discipline (Basket 3x3, Karate, Skate, Sport climbing e Surf) più il ritorno di Baseball/Softball! Per non farsi mancare nulla e andare incontro all’interesse dei giovani (?) e soprattutto … soddisfare i diktat delle TV. Il ché la dice lunga sulla distanza che esiste tra le invocazioni al risparmio e alla lesina da parte del CIO e le realtà verificate in soldoni. Per il futuro quindi niente previsioni: per saperne di più citofonare Parigi ’24, Los Angeles ’28 e Brisbane ’32 (qui con buona pace dell’accoppiata Firenze-Bologna: dalle nostre parti la fantasia e l'improvvisazione non fanno mai difetto).

Intanto, non solo per questi nuovi ingressi, ma anche per una diffusa lievitazione delle gare – a fior di programma – in discipline cardine come Atletica e Nuoto (che dire dell’aggiunta delle goffe staffette miste? A quando la corsa dei sacchi, rigorosamente mixed?), le gare da medaglia sono balzate addirittura a 339 – 165 maschili, 156 femminili e 18 miste – rispetto alle 300 toccate nel 2000 (a Roma ’60, tanto per ricordare, fece scandalo l’aver raggiunto quota 150 …). Ovviamente sono cresciuti anche i partecipanti che il CIO prevedeva bloccati al numero di 11.090 (5704 uomini + 5386 donne), ma – dato delle ultime ore – il numero degli iscritti avrebbe già toccato le 13.225 unità. Certo, è pur vero che i conti si faranno alla fine, ma …

Per memoria e diletto, vi propongo questa tabella col riepilogo delle sei edizioni degli anni Duemila che mostra chiaramente l’inarrestabile tendenza al rialzo. Come si legge? Dopo gli anni, trovate il numero delle gare da medaglia, il totale dei componenti la squadra italiana, il distinguo tra atleti ed atlete, e infine la percentuale delle seconde sul totale. Numeri che mostrano, certamente una tendenza al rialzo, ma che almeno dal 2012 non appaiono proprio così rivoluzionari.

ANNI      GARE     TOT.    U.        D.         %
2000 300 361 246 115 31,8
2004 301 364 229 135 37,1
2008 302 333 203 130 39,0
2012 302 281 158 123 43,8
2016 306 309 168 141 45,6
2020 339 384 197 186 49,1

 
Ora nel dettaglio alcune riflessioni sulla squadra azzurra 2020+1. All'insegna di uno “spezzettamento” che, a piccoli numeri, interessa 40 discipline (anche le nuove, mentre saremo assenti dal Badminton e da cinque tornei a squadre, compreso il calcio U-23 dove non ci qualifichiamo dal 2004: che le annunciate riforme di Gravina vadano anche in questa direzione?).

Nota di servizio: diciamo volutamente discipline e non sport, perché risulta difficile, considerata la struttura dello sport italiano, adeguare i nostri parametri a quelli cui si rifanno le federazioni internazionali che determinano le scelte e i programmi. Per esempio, alla generale dizione Sport Acquatici del CIO noi rispondiamo con cinque diverse discipline compresa la Pallanuoto, tra l’altro il nostro più antico e vincente Sport olimpico di squadra; di contro, quando il CIO dice Tiro noi ci troviamo a fronte di due distinte federazioni, tiro a segno e tiro a volo. S’era parlato in passato di adeguamenti, di accorpamenti, di riforme, … ecco, appunto, s’era parlato.

Ma tornando alla squadra olimpica, facciamo ora qualche sintetica considerazione su persone e numeri.

CLUB – Il primo dato riguarda le società di appartenenza degli olimpici, dove i club militari costituiscono una maggioranza schiacciante: gli atleti e le atlete, a vario titolo con le stellette, sono 252, come dire il 65,6% del totale, monopolizzando del tutto anche discipline radicate in società centenarie come Canottaggio e Scherma. Tanto che c’è chi malignamente fa rilevare che il vero N. 1 dello sport italiano sia ormai da tempo … il ministro della difesa! Per contrappasso, la prima società “civile” – con 9 atleti tesserati – risulta l’esclusivo Canottieri Aniene del past-president Giovanni Malagò. Più nel dettaglio questa è la distribuzione della task force militare che si appresta a sbarcare sulle spiagge giapponesi:

FFOO (Fiamme Oro) 69 atleti
FFGG (Fiamme Gialle) 48
Carabinieri 39
Esercito 31
Aeronautica 30
FFAA (Fiamme Azzurre) 20
Marina Militare 14
FFRR (Fiamme Rosse) 1

PARTECIPAZIONE – Gli italiani che hanno preso parte ai Giochi Olimpici Estivi e Invernali sono stati ad oggi complessivamente 5174. A guardare la squadra di Tokyo, risulta che sono 120 gli atleti selezionati che hanno già alle spalle almeno una partecipazione olimpica. Di conseguenza saranno 264 gli esordienti assoluti, con una percentuale pari al 68”8%. Il maggior numero di gettoni, cinque, li possiede il tiratore a segno Marco De Nicolo, sempre presente dal 2000 al 2016: quando esordì nel poligono di Sydney, una trentina degli atleti che lo accompagnano ora a Tokyo non erano ancora nati. Il tempo scorre veloce …

Gli atleti che contano quattro partecipazioni sono 7 e tra loro Federica Pellegrini, per la prima volta scesa in acqua a 16 anni ad Atene 2004. Gli altri sono: Stefano Brecciaroli, Chiara Cainero, Andrea Cassarà, Pietro Figlioli, Aldo Montano, Simone Venier. Seguono 8 atleti con tre presenze e 30 con due.

MEDAGLIE – Ovvero quelli che già le hanno in tasca. Sono in totale 43 i medagliati dei quali almeno 14 vantano una medaglia d’oro. Il più titolato resta l’eterno Aldo Montano che ne ha aggiunte quattro alla ricca bacheca di famiglia: 1 oro, 1 argento e 2 bronzi. Segue Cassarà con due ori e un bronzo. Con due medaglie – un oro e un argento – sono in quattro: Chiara Cainero, Arianna Errigo, Federica Pellegrini e l’arciere Mauro Nespoli.

ANNI DI NASCITA – Tra i sei minorenni, la più giovane della spedizione è la nuotatrice piemontese Giulia Vetrano che – nata il 5 dicembre 2005 – al momento dell’inaugurazione dei Giochi non avrà ancora virato la boa dei 16 anni, ma conterà appena 15 anni e 230 giorni. Altra nata nel 2005, la fenomenale Benedetta Pilato che i 16 anni li ha però compiuti a gennaio. Si noti che per la prima volta i nati nel 21° Secolo toccano la rispettabile cifra di 43!

Se parliamo poi delle “decadi”, il maggiore affollamento lo troviamo nell'intervallo 1990 al 1999 con punta massima nel 1993-1994, un biennio che registra un totale di 270 nati, per una percentuale appena superiore al 70% del totale complessivo. Il più “maturo” della spedizione risulta il cavaliere Stefano Brecciaroli che sul passaporto riporta annotati 46 anni e 323 giorni, due anni in più di Marco Di Nicolo.

CAMPANILE – Di gran lunga è la Capitale la più rappresentata in squadra con 34 atleti nati in città (37 se ci allarghiamo alla provincia). A rispettabile distanza seguono Milano con 17 (8 + 9), Napoli e Torino con 15. Se poi estendiamo l’analisi alle Regioni, la Lombardia balza nettamente in testa con 59 presenze a fronte delle 41 del Lazio e le 36 del Veneto. Ma non c’è Regione che non abbia almeno un rappresentante che ne onori la bandiera, scendendo fino a Valle d’Aosta e Molise, presenti con un atleta ciascuna.

Qui però va detto che quasi mai la località di nascita coincide con l’inizio e il prosieguo della pratica sportiva. In una società fluida come la nostra e che ha da tempo accantonato tradizioni e consuetudini, questo è di per sé un dato trascurabile. Più interessante sarebbe calcolare l’apporto della provincia rispetto ai grossi conglomerati. Ma qui il gioco si fa più complicato e, senza accorgercene, stiamo scivolando nella sociologia spicciola …

NATI ALL’ESTERO – Con un malcelato orgoglio, o per mettere le mani avanti, è stato proprio il CONI a segnalare per primo che almeno una cinquantina sono gli azzurri nati all’estero. Una cifra che cresce di molto se si considera l’apporto dei cosiddetti italiani di seconda generazione: quelli nati in famiglie arrivate da noi per lo più dall’Africa, ma non solo, e che qui hanno conosciuto e iniziato a fare sport: due esempi per tutti, il siepista Abdelwahed, "romano de Roma" con famiglia egiziana; il triathleta Stateff, addirittura di terza generzione, con padre nato a Roma in una famiglia fuggita nel dopoguerra dalla Bulgaria comunista. Certo, ogni caso è una storia che non si può catalogare in semplici schemi. Fermandoci al primo dato, risulta che la pattuglia più numerosa viene dagli Stati Uniti da dove arrivano una decina di atleti (quattro sono i cubani). Ma il quadro è piuttosto complesso e affonda le radici in ogni angolo di mondo.

Diverso il caso di chi semplicemente si trasferisce in maglia azzurra dopo aver già gareggiato ai Giochi con altre entità nazionali. Per i soli Giochi estivi, in questa condizione si trovano almeno 18 atleti: almeno altri quattro se ne aggiungeranno a Tokyo. Si tratta del nuotatore d’origine siciliana Santo Condorelli (nel 2016 col Canada) e dei pallanuotisti Oscar Echenique (nel 2016 con la Spagna) e Pietro Figlioli (nel 2004 e nel 2008 con l’Australia), del lottatore Abraham Conyedo Ruano (nel 2010 con Cuba ai Giochi Giovanili). Benvenuti nel nostro mondo globalizzato …

FAMIGLIE – Una radicata tradizione che avrà ancora qualche episodio in Giappone. Parliamo dell’apporto delle famiglie. Fermandoci al passaggio delle generazioni, a Tokyo gareggeranno diversi figli di padri o di madri che li hanno preceduti ai Giochi. Sarà il caso di Anna Bongiorni (il padre Giovanni, quarto con Mennea nella 4x100 a Los Angeles 1984), l’amazzone Arianna Schivo (il padre Gianmarco, finalista nell’alto nel 1972), Elisa Longo Borghini (la madre Guidina Dal Sasso, tre presenze nello sci di fondo ai Giochi Invernali), Nicolò Melli (la madre americana Julia Vollertsen argento nel volley nel 1984), Simone Venier (il madre Annibale ha gareggiato sempre nel canottaggio nel 1976 e nel 1988).

C’è perfino il caso di una … nipote: si tratta della quattrocentista romana Maria Benedicta Chigbolu il cui nonno – Julius Chigbolu – fu nono per la Nigeria nell’alto ai Giochi del 1956 andando poi a presiedere la federazione d’atletica del suo paese.

Come concludere? Buoni Giochi a tutti, a chi li farà e a chi cercherà di guardarli in TV lottando con il sonno.

 

 

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