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I sentieri di Cimbricus / Per Tokyo Jacok ha gia' scelto

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Sabato 12 Giugno 2021


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Ultimo germoglio di un gruppo dagli stretti vincoli parentali e dalla notevole collezione già accumulata dai fratelli Henrik e Filip, il ragazzino Ingebrigtsen sembra aver rinunciato alla mitica accoppiata 1500/5000.

Giorgio Cimbrico

Tre mesi prima di festeggiare i 21 anni, Jakob Ingebrigtsen, il frutto più acerbo e maturo di una famiglia che corre, è così collocato: 3’28”68 e ottavo di tutti i tempi nei 1500 (davanti un marocchino, un algerino e cinque kenyani), 12’48”45 e dodicesimo nei 5000, preceduto da un ugandese, sette etiopi, due kenyani e un canadese nativo di Mogadiscio, Somalia. Per il dettaglio dei nomi – i soliti noti – si rimanda a una consultazione cartacea o in rete.

Sta per essere celebrato il quarto di secolo da quando un norvegese, e perciò connazionale di Jakob, conquistò l’oro olimpico degli 800, in fondo alla finale di Atlanta che, sino a Londra 2012, venne considerata la più bella, appassionante e generosa nell’offerta di prestazioni memorabili: Vebjorn Rodal 1’42”58, Hezekiel Bungei 1’42”74, Fred Onyancha 1’42”79, Norberto Tellez 1’42”85. Tellez migliorò il record cubano (già mondiale) di Alberto Juantorena e non andò sul podio. In una dimensione occupata dagli atleti delle varie componenti africane (e in questo caso anche da un caribico), Rodal interpretò il ruolo della mosca bianca e dell’uomo venuto dal freddo: nativo di Berkak, non lontano da Trondheim, e aver masticato neve e ghiaccio, l’anno prima aveva ottenuto il permesso di allenarsi nel tunnel della centrale elettrica. In Norvegia molti apparati industriali e energetici sono in caverna.

A Berlino, Europei 2018, Jakob, magnifico ragazzino, ultimo germoglio di un gruppo dagli stretti vincoli parentali e dalla notevole collezione già accumulata dai fratelli Henrik e Filip, vinse il titolo dei 1500 a 17 anni e 324 giorni e concesse il bis ventiquattro ore dopo sui 5000. Nessuno aveva conquistato una corona continentale da minorenne e nessuno mai aveva centrato l’accoppiata 1500-5000. Alle Olimpiadi ce l’hanno fatta in due: Paavo Nurmi e Hicham el Guerrouj.

Jakob è di Sandnes, nella pancia sudovest della Norvegia, è allenato, come i fratelli, dal padre Gjert. Sin dalle prime apparizioni ha messo in mostra un passo così regolare da risultare devastante. Dopo aver subito un paio di smacchi a Doha, quarto e quinto (a 19 anni …), dall’anno scorso, con arretramento del busto che tendeva a portare in avanti, sta sviluppando anche il serrate finale. I 5000 del Golden Gala ne sono una perfetta testimonianza: costretto alla resa Joshua Cheptegei, primatista mondiale, strappato dopo ventun anni il record europeo al marocchino-belga Mohamed Mourhit. Non gli è riuscito sino in fondo il Grande Slam. Il record del meeting, 12’46”53, rimane a Eliud Kipchoge annata 2004, quando il futuro re della maratona agiva ancora in pista.

Tra gli Ingebrigtsen vige una fraterna solidarietà: a Berlino 2018 Filip ha dato una mano a Jakob sui 1500 e Henrik, il più anziano, gli ha fatto da spalla sui 5000. Da sempre il cucciolo di famiglia è uno stakanovista: agli Europei juniores del 2017, non ancora 17.enne, puntò su tre distanze e mise le mani su due, 5000 e 3000 siepi, dopo aver stupito il pubblico americano con il più precoce approdo della storia sotto i 4’ nel Miglio, sempre molto amato negli USA e in particolare in Oregon. Nella panoplia di casa anche tre titoli europei indoor (due freschi, intascati a Torun) e quattro di corsa campestre under-20.

Il trionfale arrivo al Ridolfi – che qualcuno si ostina a etichettare Firenze Marathon Stadium – ha riportato alla memoria lo slalom vincente che a Barcellona ’92 diede l’oro olimpico dei 5000 al tedesco Dieter Baumann che qualche anno dopo risultò positivo al nandrolone protestando a lungo la propria innocenza e attribuendo la responsabilità a un dentifricio. Prima di Jakob, Baumann, originario del Baden Wurttemberg, era stato l’unico europeo “caucasico” con un tempo, 12’54”70, sotto i 13 minuti, barriera scavalcata soltanto da sette bianchi: sei americani e un australiano.

“Posso correre veloce”, ha detto Jakob – come avesse corso piano … – rivelando che una volta tanto a Tokyo giocherà su un solo tavolo: i 1500. La famiglia Ingebrigtsen pratica sottili e accurate analisi e nella scelta può aver pesato il timore di vedere il giovanotto imprigionato e insidiato dalle variazioni di ritmo proposte dalle tre squadre in campo: Kenya, Etiopia e Uganda.

Nei 1500 non sarà una passeggiata ma la situazione pare più fluida, con una sola vera e seria incognita incarnata da Timothy Cheruiyot (uno dei sette davanti a Jakob), uomo di passo e finisseur non elegante (testa e spalle pencolano in avanti) ma terribilmente efficace. Il clan degli Ingebrigtsen è impegnato a studiare il modo per limare gli artigli di Tim. Un mezzo ci sarà. Come diceva Osvaldo Soriano, pensare con i piedi.


Foto FIDAL/Francesca Grana.

 


 

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