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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
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Duribanchi / Se le pippe si reputano campioni

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Martedì 6 Ottobre 2020

 

napoli-pulman 


C’è una nuova rogna in città: il pianeta calcio senza pace. Se in FIGC non sono dei pazzi, dovrebbe prevalere la “ragion di stato”. Che, quasi sempre, è odiosa. Ma che quasi sempre si rivela indispensabile.

Andrea Bosco

Ha spiegato il vescovo di Roma che “siamo tutti sulla stessa barca”. Oggettivamente il suo pensiero non può che essere questo. Ma da incallito peccatore, pur nella consapevolezza che in molti sulla loro barca non mi vorrebbero, devo confessare che a certa gente in circolazione in Italia e nel Mondo impedirei di salire sul mio battello. Il Piemonte è in ginocchio. Il maltempo ha prodotto disastri. Con libidine (si rendono conto i colleghi che nel dare conto dei disastri ci vorrebbe misura, che per i morti ci vorrebbe anche nel tono del resoconto pietas?) i TG sparano a raffica le brutte notizie: ponti crollati, fiumi usciti dall’alveo, campi distrutti, api in fuga, animali annegati, uomini dispersi, qualcuno ucciso dalla furia delle intemperie. Colpa della natura?

In parte. L’uomo ha le maggiori responsabilità. In un paesino montano del Piemonte risiedono mille persone. Ma appena si presenta la neve, in quel paesino si riversano fino a 25.000 turisti. Hanno fatto gli alberghi e i ristoranti, le piste da sci, ma avranno fatto anche il resto? Avranno messo in sicurezza tutta la zona? Le strade, la rete idrica, quella elettrica, la viabilità, il rispetto della montagna, le immondizie, il rispetto dei torrenti: avranno provveduto? Le calamità naturali ci sono sempre state. Ma oggi nella calamità si vive per 365 giorni l’anno. Se non è la siccità è la pioggia. Se non è la pioggia, è la neve. La verità è che l’incuria porta ai disastri. Se non porti la tua auto a fare i tagliandi, prima o poi si pianta per strada.

Ne avevo parlato un anno e mezzo fa: passaggio pedonale a Milano in via Boccaccio, attiguo a Piazzale Virgilio. Due buche prodotte dentro alle strisce dalla pioggia e dalla neve. Immagino avrete intuito: le buche sono ancora lì. Perché? Ma perché rifare le strade, i marciapiedi, la manutenzione urbana ha un costo. Interventi che non portano voti. Quindi meglio investire su altro. Su cose e situazioni che al momento delle elezioni “rendano”.

L’emergenza ambientale, in tempo di Covid, diventa ancora più pesante. E la rabbia ti prende per la presenza di certi ministri al governo del tuo paese. E non è una questione di destra o sinistra. Quelli scarsi non sono tali perché indossano una casacca: lo sono e basta. Dopo mesi non c’è traccia del programma del Governo relativo al recovery found, i quattrini che l’Europa dovrebbe dare all’Italia. Il governo sta litigando su tutto. Le priorità non sono quelle relative all’emergenza (economica, sanitaria, sociale). La priorità pare sia l’archiviazione dei decreti sicurezza. Ditelo a quelli che hanno al collo il cappio delle tasse, che la priorità è quella.

C’è una nuova rogna in città: il pianeta calcio senza pace. Dimenticata la vicenda Suarez, sotto i riflettori è ora Juventus-Napoli. Che non si è giocata per mancato arrivo, a Torino, del Napoli. Ergo, da regolamento, 3-0 e un punto di penalizzazione in classifica. Perché il Napoli non è arrivato a Torino? Perché è stato impedito da una Asl. Ragionevole, visto che aveva avuto due positivi, che aveva giocato con il Genoa (tutti positivi nei giorni successivi), che la Campania da una settimana è la regione con il più alto numero di contagi. Il Napoli farà ricorso e si rigiocherà? Non è detto.

Il Napoli, come tutta la serie A, aveva firmato (la Federazione, ergo la Lega, ergo le società) un protocollo. Che il Napoli ha disatteso, non andando in “bolla” dopo l’accertata positività di Zieliski, come previsto. Ma lasciando libertà ai calciatori di tornare a casa. I complottisti ti spiegano che il Napoli non si è presentato a Torino perché oltre a Zieliski positivo, aveva anche Insigne infortunato. Chiamatelo se volete Codice Andreotti. Ora la Federazione è nei guai. Perché De Laurentiis potrebbe andare al Tar, come un qualsiasi Gaucci. E dal Tar ottenere soddisfazione: che la gara, cioè, si giochi in altra data. Pare ci sia un solo slot disponibile. Il 13 di gennaio: a quattro giorni da Inter-Juve e a otto dalla Juve-Napoli di Supercoppa.

Ma queste sono bazzecole di fronte al vero problema. Se il Napoli viene penalizzato, sul campionato si gettano ombre di tutti i tipi. Ma se ottiene quanto si prefigge, il campionato può essere considerato “defunto”: sarebbero le Asl a stabilire la cronologia delle gare. Questa è l’Italia, bellezze. E un Napoli che ottenesse di poter giocare la gara tra qualche mese, costituirebbe un precedente. Con la possibilità che molti club ci “marcino”, considerato che appare scontato che nel corso della stagione altre società possano avere propri tesserati positivi al Covid . E un conoscente tifoso ad un Asl, può essere sempre trovato.

Il Corrierone ha rivelato che De Laurentiis e De Luca, governatore della Campania sono pappa e ciccia. Il patron del Napoli si era speso per De Luca prima delle Regionali: roba mai vista prima. De Laurentiis dopo essere stato di destra si è scoperto “intellettuale di sinistra”. De Luca (paradosso che farebbe impallidire quelli di Zenone) è un campano che becca i voti dei partenopei. Ma tifa Juventus.

Personalmente reputo che il protocollo siglato tra Governo e Federazione, sia stato fatto con i piedi. E sempre personalmente: le vittorie assegnate a tavolino mi ripugnano. Ma qui non si scappa: se il Napoli viene penalizzato sarebbe (a mio parere) una ingiustizia sportiva. Ma se il Napoli ottiene di giocare a gennaio il sistema rischia di implodere. Dura lex , sed lex. De Laurentiis non è Lotito e non mi pare frequenti il diritto latino. Ma questa, credo, non abbia bisogno di traduzione. Se in Figc non sono dei pazzi, dovrebbe prevalere la “ragion di stato”. Che, quasi sempre, è odiosa. Ma che quasi sempre si rivela indispensabile.

Le truppe cammellate sono già in azione sugli opposti fronti. In ogni caso: una orrenda storia. Ha fatto brutta figura il Governo. Pessima l’ha fatta il Palazzo del calcio. E il silenzio di Gravina, presidente della Figc, non ha spiegazioni “riferibili”. Ma consideri il numero uno del calcio italico che la pazienza dei tifosi, vale a dire dei clienti del calcio, è ai minimi storici. La sua Federazione, incapace di produrre riforme, non è credibile. La grande nave a forza di sbattere sugli iceberg, inevitabilmente affonderà. Forse con Gravina intento, incollato alla sedia, al suo tavolo davanti all’orchestra, a siglare il protocollo per i play-off.

A Venezia, il Mose ha funzionato. Poca acqua da respingere, ma abbastanza copiosa da poter allagare Piazza San Marco. Le paratie si sono alzate e il segnale è stato confortante. Segnalo (benché la Reyer faccia notizia solo quando conquista un trofeo) che hanno vinto sia i maschi che le femmine. E in quella maschile, Walter De Raffaele ha mostrato (non serviva, ma le conferme fanno piacere) il perché la Reyer sia un gruppo di ferro, guidata da uno stratega che sa fare il bene del basket. La Reyer ha quest’anno in organico il giovane Casarin. Che negli juniores spopolava: un giovane dotato di qualità. Contro Cremona, ad un certo momento Casarin si è esibito in un passaggio dietro alla schiena, spettacolare ma non andato a buon fine. Risultato? Cambio e panca per Casarin. Vietato castrare l’iniziativa dei giovani. Ma vietato farli crescere nella bambagia. Poi ti ritrovi in campo giocatori viziati (dalla critica) con una sconsiderata opinione di se stessi. Insomma: delle pippe che si reputano campioni.  

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