Piste&Pedane / Prime schegge olimpiche, il gigante e la bambina
Giovedì 30 Gennaio 2020
Mentre è in pieno svolgimento la stagione del cross, che si concluderà a metà marzo con i "tricolori", arrivano i primi segnali in chiave olimpica da parte del pesista Fabbri e dalla marciatrice Giorgi.
Daniele Perboni
Officiato il secondo rito pagano invernale, sui prati di San Vittore Olona, con l’instancabile Yeman Crippa nei panni del volontario agnello sacrificale, restiamo ora in attesa della replica tricolore che si celebrerà a marzo sulle terre toscane di Campi Bisenzio. Dopo i giochi celtici del Campaccio, della 5 Mulini (dove si è rivista in gran spolvero e senza paura una grintosa Nadia Battocletti), e della Vallagarina all’estremo est italico, non ci resta che soddisfare le malsane voglie di atletica volgendo lo sguardo su piste pedane e, perché no, sulle consuete strade che iniziano ad ospitare guerrieri instancabili, continuamente intenti a poggiare freneticamente un passo dopo l’altro a ritmi indiavolati.
Due le prove che hanno stuzzicato l’attenzione del vecchio e disincantato cronista di questa rubrica che da oltre tre anni vi tormenta in ogni stagione che Gaia presenta su questo avvelenato pianeta. Quasi tredicimila chilometri separano Parow, in Sudafrica, da Grosseto. Laggiù, ai confini del mondo, il 24 gennaio, su una pedana conficcata quasi al centro di uno spelacchiato prato, il ventiduenne gigante fiorentino (136 chili piantati su una statura di due metri) Leonardo Fabbri, si è preso il lusso di sedersi su una palla di cannone (forse emulo del barone di Munchausen?) per atterrare dopo 21 metri e 32 centimetri. Misura che può dir tutto e nulla ma che alle nostre latitudini significa molto.
Prima di tutto perché lo sfrontato ragazzone ha fatto meglio del suo maestro, quel Paolone Dal Soglio, sfortunato quarto ai Giochi di Atlanta 1996, che grazie a un lancio vincente di 21.23 si installò saldamente al secondo posto delle liste italiane di tutti i tempi. Liste guidate da tempo immemore da Alessandro Andrei con 22.91 (Viareggio, 12 agosto 1987). Allora anche record mondiale. In secondo luogo con quel 21 metri e una spanna abbondante Leonardo ha raggiunto un altro importante traguardo: il “minimo” olimpico. Dunque porte spalancate per i Giochi di Tokyo in agosto. (foto Colombo/Fidal).
E Grosseto lega il gigante alla trentenne “bambina” di Milano Eleonora Giorgi, unica medaglia azzurra ai Mondiali di Doha 2019. Proprio su quelle strade, il 26 gennaio, l’allieva di Gianni Perricelli si è migliorata di circa novanta secondi sui 35 chilometri di marcia. Poco, tanto? Non ha importanza. Fondamentale è l’incremento, o meglio, il ridimensionamento del crono ottenuto sulla impura distanza: 2 ore, 43 minuti e 43 secondi. Un buon viatico per gli incandescenti 20 chilometri olimpici. Già, perché la 50 che ha regalato il bronzo iridato alla dottoressa in economia non troverà casa alle Olimpiadi. Appuntamento, dunque, il 7 agosto a Sapporo, un migliaio di chilometri più a nord di Tokyo, nella speranza di sfuggire alla calura che in quel periodo dovrebbe attanagliare la capitale del Sol Levante.
Ma perché mai il capoluogo maremmano dovrebbe accomunare il peso di Fabbri e Dal Soglio con la fatica di lunga lena di Eleonora? Semplice: è proprio a Grosseto che l’ex campione, ora entusiasta e bravo maestro, ottenne quel 21.23 che gli ha permesso di stazionare per oltre 23 anni nella zona alta della classifica azzurra. Era l’11 settembre del 1996 e si disputava il triangolare Italia-Ucraina-Russia.
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