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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Piste&Pedane / Giani e Sar, due grandi che ci hanno lasciato

Lunedì 1° Ottobre 2018

 

giani

 

Un breve ricordo di due personaggi che hanno contribuito alla grande atletica degli anni Sessanta, insieme a Tokyo 1964.

 

di GFC

 

Se ne sono andati a distanza di poche ore e di pochi chilometri l'uno dall'altro. L'uno a Varese, il biondo ed elegante velocista Ippolito Giani che tutti chiamavano "Ito" (nella foto), e l'altro a Monza, il decathleta Franco Sar. Due grandi atleti, ma soprattutto due persone di qualità, protagoniste della ricca atletica degli anni Sessanta, insuperata vetrina di un'epoca nella quale lo sport era innervato solo dal valore dei singoli e dal calore dell'ambiente. In queste occasioni, si tende ad elencare i risultati agonistici di chi ci lascia, anche se per loro sono tanti ed importanti, e vanno dai campionati nazionali fino ai Giochi Olimpici: non per nulla entrambi fecero parte della squadra d'atletica per Tokyo 1964. Quando Giani gareggiò nei 100 e Sar - che aveva otto anni di più - disputò il suo secondo decathlon olimpico, dopo i fasti di Roma '60 (nessun altro italiano ha saputo eguagliarlo).


Sarebbe invece doveroso tratteggiare la personalità di chi ci lascia. A Franco - sardo anomalo e multiforme, in perenne sfida con se stesso -, alle sue radici e alla bella storia che ha interpretato, attraversando almeno mezzo secolo di sport italiano, aveva recentemente dedicato un suo "Sarò greve" Vanni Loriga. Per chi lo avesse perso lo riproponiamo qui.


Ma è anche doveroso richiamare il grande impegno di Sar come tecnico e come dirigente, nella Lilion Snia prima e nell'Atletica 2000 poi, la società che aveva fondato e nella quale sono cresciute tante belle realtà dell'atletica lombarda e nazionale. Su un piano più personale vorrei ricordare sommessamente la grande umanità che lo contraddistiguenza, la cordialità che lo accompagnava e quel sorriso aperto col quale arricchiva ogni stretta di mano, riuscendo di colpo a mettere signorilmente a proprio agio chiunque si trovasse di fronte.


Che dire invece di Ito Giani? In una scheda tecnica compilata da Gabre Gabric Calvesi sul finire degli anni Sessanta, si trova scritto: "Velocista e staffettista, nato a Varese il 4 settembre 1941, studente di economia e commercio a Pavia, attualmente militare, tesserato per il CS Esercito, [...] Ha deciso di dedicarsi all'atletica per dare sfogo al suo naturale desiderio di cimentarsi nell'agonismo". In chiusura, alla domanda su quali gare gli avevano dato le maggiori soddisfazioni, si legge la seguente risposta: "Tutte quelle nelle quali batto Preatoni".


Risposta scherzosa, ma neppure tanto ... A quel tempo Ennio Preatoni e Giani costituivano la seconda e la terza gamba di un quartetto veloce pieno di titoli che - lanciato da Ottolina e concluso da Berruti - a Citta del Messico si proponeva di scalare il podio. Benchè non avesse tempi straordinari - 10"4 e 20"9 restano i suoi limiti -, Giani sapeva veramente trasformarsi in staffetta. Nelle riunioni preolimpiche del 1968, in quella formazione la 4x100 azzurra aveva prima eguagliato (39"3) e poi migliorato con 39"2 il primato nazionale. Ma a pochi giorni dalla gara olimpica, Giani riportò un infortunò e fu costretto a farsi da parte, sostituito da Angelo Sguazzero. La squadra raggiunse egualmente la finale correndo in 39"21, ma chiudendo al settimo posto. Con più d'un rimpianto.


 

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