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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve / Il quattrocentista Ottoz e il decathleta baritono

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Lunedì 1° Ottobre 2018

 

1968

 

Un salto indietro nella storia della Compagnia Atleti dell’Esercito che piange il suo Ippolito “Ito” Giani.


di Vanni Lòriga

 

Precettato dall’inarrestabile entusiasmo organizzativo del Luogotenente Pino Pecorella, già tecnico del Centro Sportivo Esercito, ho partecipato all’incontro che, presso la Caserma Silvano Abba alla Cecchignola, ha radunato molti di coloro che vi svolsero il servizio di leva. Sono così ringiovanito esattamente di 55 anni perché nel dicembre 1963 assunsi il comando della 1ª Compagnia Speciale Atleti. Un paio d’anni impegnativi ma felici ed indimenticabili. Potrei raccontare infinite e talora ignote storie di sport e non è escluso che lo faccia a breve scadenza, parlando di quella che fu la mia “naja”.

Rimettendo piede in quello che adesso è un colossale Centro Sportivo Olimpico ho incontrato tanti personaggi che lì furono protagonisti. Il primo comandante di quello speciale reparto fu Giampiero Casciotti, il Generale che abbiamo ricordato con il figlio, l’ingegnere Roberto. Fra gli intervenuti alcuni degli ufficiali che furono fra i miei successori, fra cui Tommaso Zumbaio (poi Generale di Corpo d’Armata). Sergio Marino (Colonnello), Maurizio Pozzi (Generale di Divisione). Emidio Nicolaci (Colonnello). Presenti altri ufficiali che prestarono servizio alla Compagnia, i colonnelli Rino Fusi (poi comandante del Centro Ippico di Montelibretti) e Romano Alessandrini, in seguito Direttore del Museo storico dei Bersaglieri. Fra i volti noti quelli del colonnello Minissale, vice comandante, e dell’azzurro Antonio Giancaterino.

Stefano Macula il super-sub


Al tavolo della Presidenza vengono invitati gli ospiti d’onore, tre “Ragazzi della Silvano Abba” che hanno lasciato un segno nella storia dello sport italiano. Apro con il bersagliere Stefano Macula, 28 primati mondiali di immersione. Poi, a seguire, due rappresentanti dell’Atletica leggera che ebbi il piacere di conoscere negli anni 64-65. Il primo è Eddy Ottoz di cui praticante tutto sappiamo e che terremo nella dovuta attenzione fra pochi giorni, quando saranno ricordate le imprese olimpiche sue e di Giuseppe Gentile realizzate il 17 ottobre di mezzo secolo fa.

Anticipo solo alcune notizie a molti ignote. Il primo dei suoi cinque titoli italiani sui 110 ostacoli Ottoz lo realizzò nel 1965 con la maglia dell’Esercito, due giorni dopo l’arrivo alla Silvano Abba. Era l’11 luglio e 50 giorni dopo si affermo alle Universiadi di Budapest battendo addirittura Davenport, futuro campione olimpico nel 1968 a Città del Messico. Quei Giochi furono preceduti nel 1967 da una “Semana Deportiva”[FDC1]  in cui Ottoz vinse i 110 ostacoli (13.6 e 13.61 automatico) e per la prima ed ultima volta in vita corse sul giro di pista.

È una storia piuttosto curiosa. Nella 4x400 era iscritta una forte squadra cubana ed in tempi di guerra fredda, soprattutto gli statunitensi, non avrebbero gradito una loro vittoria. Il decatleta e futuro primatista mondiale Bill Toomey propose di fare una squadra mista e chiese aiuto all’Italia. Ad Eddy fu affidata la prima frazione.

Un record personale sui 390 metri
 
“Mi avviai con prudenza – racconta -- e per i primi duecento metri non ci furono problemi. Affrontai baldanzoso la seconda curva ma ignoravo che l’ultimo rettilineo, oltre ad essere in ripida salita, mi dava l’impressione di non andare dritto ma scantonare verso le tribune. In parole povero ero cotto e stracotto. Riuscii miracolosamente a raggiungere la zona cambio e Whitney mi strappò il testimone di mano. Calvesi mi cronometrò il tempo di 47”2 che rimane il mio personale sui … 390 metri”.

Il bello è che alla fine fra in due litiganti vinse il terzo incomodo, la Polonia, con 3’05”2 davanti a Cuba (3’06”1) ed alla cosiddetta squadra internazionale a 3’08”0 che schierò anche il già citato Toomey e McLaren.

Altra curiosità: Eddy partecipò inoltre alla gara di salto in lungo, vinta da Igor Ter Ovanesyan portando il mondiale a 8.35. Ottoz con il suo 7.44 rischiò di andare in finale, ma al terzo salto venne superato dal francese Jack Pani.

Nella stessa “Semana Deportiva” gareggiarono anche Pasquale Giannattasio, secondo nei 100 e nei 200, e il povero Ito Giani. Ci la lasciato venerdì mattina e lo avevamo ricordato domenica scorsa, anche lui un “Ragazzo” della Silvano Abba nel 1968.

Nota – Per i pochi che lo avessero dimenticato ricordo che Igor è la versione russa del nome Gregorio (Dio salva); che Ter significa che gli ascendenti c’è stato un sacerdote, cosa possibile nella chiesa ortodossa) e Ovanessyan è un patronimico che corrisponde a “figlio di Giovanni”.

Dopo Sar e Poserina c’era lui


Mario Piccolo è stato il più versatile multi-atleta ad aver militato nell’Esercito. Il suo record personale ha sfiorato più volte il tetto dei 7000 punti toccando alla fine, nel 1968, quota 6950 a Roma-Farnesina quando militava nella Bruno Zauli. Nato a Sant’Elena di Padova nel 1940, inizia a gareggiare nella Virtus Este. Sin dal 1957 è nella lista di. Sandro Calvesi, responsabile per velocità, ostacoli e decathlon. Nella foto che apre questo “Greve”, scattata il giorno di Capodanno in Trentino, ci sono tutti i migliori con Calvesi, il primo in alto a sinistra. Si riconoscono fra gli altri Morale, Berruti (occhiali da sole anche in pieno inverno), Ottoz e Piccolo. "Ito" Giani è il terzo da sinistra.

Tornando a Piccolo, va detto che in una dozzina d’anni partecipa ad oltre quaranta decathlon e vanta otto presenze in nazionale. Quando militava alla Compagnia Atleti aveva degni compagnoni che affrontavano l’Atletica con grande allegria, Con lui brillavano anche Sergio Ottolina e Raimondo Tauro. Ma al momento di essere seri erano presenti.

Di Mario Piccolo dice tutto il prezioso libro di Gabriele Manfredini dedicato alle prove multiple, ma l’autore non poteva sapere che il nostro personaggio era anche ottimo baritono. In occasione della Pasqua del 1965 durante la messa al campo intonò magistralmente “Panis Angelicus”, accompagnato all’organo elettrico dall’altro decatleta Lovison e dal flauto dolce suonato dal saltatore con l’asta Licciardello.

Bravissimi: purtroppo la Pasqua capita una sola volta all’anno …



 

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