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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / La Torre muove solo in avanti

Venerdì 27 Settembre 2018


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Toccherà a questo professore universitario far ripartire la dismessa atletica italiana. Prossima fermata: Tokyo 2020.


di Giorgio Cimbrico


Sulla scacchiera screpolata, dalle caselle malferme, dell’atletica italiana, sta per muovere La Torre. La pedina non va in diagonale, non effettua i salti del cavallo: sempre diritta, in orizzontale e in verticale. Nel caso di Antonio, in avanti. Come la sua vita. Metalmeccanico alla Breda, sindacalista, quando Sesto San Giovanni era ancora la Stalingrado d’Italia, il sessantotto vissuto da ragazzo ma abbastanza da fargli brillare gli occhi, che brillano ancora oggi, dopo mezzo secolo. La speranza, la futura umanità sono fuochi che è difficile estinguere e buttar le braci è delittuoso.


Antonio, uno dell’ordine cavalleresco che non ha cavalli se non quello che un tempo veniva chiamato di San Francesco, la marcia. Vent’anni fa, nella fornace di Siviglia, tutti commossi per l’impresa d’argento di Ivano Brugnetti che sarebbe diventata d’oro dopo la squalifica di quel buonanima di German Skurygin. Io e Antonio cercavamo un po’ d’ombra in quel patio del Barrio e raccontavamo l’un l’altro identiche origini e passioni: in politica, musica, modi di affrontare il mondo.


Cinque anni dopo, ad Atene, ancora Ivano detto Husky per via degli occhi di ghiaccio: oro diretto, dopo sedici anni di attesa: ultimo azzurro a vincere ai Giochi, Gelindo Bordin. “Sai quale è la specialità di Husky? Gli fai vedere un cerchione e lui ti dice da che macchina viene. Non sbaglia mai”. Bel materiale da ficcare in un’intervista.

Antonio è uno di quei personaggi che escono da pagine di romanzi molto reali, solidi, senza trine o merletti, senza damine che svengono e vengono soccorse con i sali: progredire, per lui, non significa arrampicarsi; studiare diventa il mezzo per dispensare agli studenti che gli stanno attorno. Dalla Breda alla cattedra dell’Università di Milano: lui dimostra che si può fare, anche per un figlio di pugliesi che erano andati a Germania, prima di sistemarsi nella banlieue milanese.

Rughe che possono fiorire sulla fronte, capelli fitti e d’argento (non diventerà mai calvo), occhi di acquamarina, un incarico di coordinatore della preparazione olimpica al CONI e un altro alle specialità di endurance – di corsa o marciata – alla FIDAL. È una formazione che non finisce mai e che lo porta a rifiutare, almeno due volte, la “sciabola” che ha finito per accettare, provare a scuotere di dosso all’atletica italiana il vestito dimesso, il saio del pellegrino che non trova più la strada giusta per arrivare sino a Santiago de Compostela: ultimo campione mondiale, quindici anni fa, ultimo campione olimpico, a Pechino 2008, ed è un nome imbarazzante da pronunciare. Prima era diverso e gli Europei erano giardini di delizie.

Una telefonata prima di vestire i gradi: “Ho venti mesi per preparare l’Olimpiade di Tokyo”. Nessun aggettivo, solo una constatazione. Una missione ispida come un riccio, contando in questo momento sugli estri da purosangue di GianMarco Tamberi, sulla crescita progettata di Filippo Tortu, sul viso melanconico e mai rassegnato di Elena Vallortigara, sul mondo da cui Antonio proviene, la marcia, e andando a poggiare sui giovani leoni e sui cuccioli svezzati da Stefano Baldini, dimissionario e dimissionato. È ancora giovane e per lui c’è ancora molta sabbia nella clessidra.


Non so come andrà a finire, non lo sa neanche lui, anche se nel frattempo io sono rimasto uno che mette in fila le parole e lui è diventato uno scienziato. Mi sento felice perché ci vediamo poco, di sfuggita, ma è un amico sincero, uno della mia generazione, con le idee – e gli ideali – che nessuno ha saputo smontare. Prossima mossa? La Torre muove solo in avanti. 

 

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