- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Doping? Si tratta di una pianificazione

Giovedì 27 Settebre 2018

 

doping-1

 

Trent’anni dopo la gara più sporca della storia, cos’è il doping? Un impegno costante, un programma di vita.
 
di Giorgio Cimbrico

Trent’anni fa, dopo i 100 di Seul, la gara più sporca della storia, sir Arthur Gold, a lungo presidente dell’Associazione Europea, disse parole profetiche: “All’antidoping verrà preso chi non ha prestato attenzione o chi non è stato ben avvisato”. Gold, classe ’17, era della vecchia scuola, come Lord Burghley, e aveva le idee chiare: “Barare non è come rubare una tavoletta di cioccolato: il doping non è la decisione di un momento ma un impegno costante, un programma”. Ancor oggi questa visione – quella giusta – provoca sorpresa, sconcerto. Ma come, il doping non è la pillola miracolosa che regala più ossigeno al sangue o che gonfia i muscoli sino a renderli placche da applicare al corpo come quelle di Big Ben? No, il doping, è una condizione, è una cura, è una pianificazione, è un meccanismo, è un sistema.

È una rete in cui hanno e hanno avuto parte attiva, di fiancheggiamento, di complicità, di apparente estraneità, tutte le componenti dello sport e del mondo moderno: governi, federazioni internazionali, sfera del grande capitale, network televisivi. A seguire, quelli che, scoperti, hanno finito per recitare da prim’attori e sono solo le pedine: gli atleti, gli allenatori, i preparatori, i medici, i ricercatori e i ricettatori.

È una dimensione di vasi comunicanti in cui viene distillato il denaro. C’è, e può esser molto, moltissimo, se chi lo mette in circolazione, chi organizza e gestisce, sa di poter contare su un’attività sempre più fitta, di alto e altissimo livello che garantisca la formazione di figure che oggi è d’abitudine definire iconiche, finanziariamente convenienti.

Tutto questo, a grandi linee, è il sistema dello sport. Il doping è un compagno non tanto segreto. C’è, non c’è, compare, viene combattuto, non viene combattuto abbastanza, è un affare privato (vedi casi americani), continua a essere un affare di stato: vedi caso Russia, con addentellati corruttivi arrivati sino ai vertici della IAAF.

Il doping è la piaga dello sport: l’abbiamo sentito dire migliaia di volte. Ma la Wada continua a essere contigua al CIO, molte federazioni (un esempio? Il tennis) si fanno gli affari loro, alcuni paesi (Turchia, Kenya, Marocco, Giamaica) forniscono poche e lacunose informazioni. E certe draconiane decisioni possono essere smontate con una certa facilità. Si può andare avanti senza la Russia che una volta, come diceva Kubrick, aveva “ordigno fine di mondo” e ora è una potenza economica e energetica che può prendere alla gola’ Sì, proprio in quel senso.   

Come tutto quel che capita in un mondo divorato dal profitto, stiamo assistendo a progressive e violente accelerazioni. Si gioca e si gareggia sempre, in una tempesta di pubblicità, in un uragano di spot sulle scommesse, in un calendario che è un delirio. Il rugby era rimasto indietro? Aveva mantenuto la sua allure romantica, spensierata? Bene, è bastato meno di un quarto di secolo per metterlo in riga, per fargli sostenere i ritmi a cui gli altri sono già abituati. Qui in più c’è la pericolosità dello sport di combattimento, del peso dei giocatori che cresce assieme alla velocità di esecuzione. Niente pericolo: c’è pronto un bel programma – protocollo suona meglio – sui danni cranici e cerebrali. E intanto gli isolani del Pacifico, per un paio di generazioni almeno, potranno fornire carne da cannone.

Questo è il quadro, così grande e globale che è diventato un affresco, la Cappella Sistina dei dannati dello sport. Ma se uno viene beccato, vergogna, vergogna, e fuori da questo Eden che sembra la Banhofstrasse di Zurigo. Oppure, lunghi intrattenimenti a base di carne gonfiata, di dentifrici e shampoo dalle doti anabolizzanti, di colliri e di spruzzetti anti-asma che devono esser stati inventati da Morgana o da Calypso, di fellatio e cunnilingus (anche il sesso vuole la sua parte, …), di medicinali che entrano e escono dalle liste delle sostanze illecite.

E così alla guerra al doping, tuonano. Ricordano quel funzionario francese che, accalorato da un discorso di de Gaulle erruppe in un “Morte alla stupidità”. “Programma ambizioso”, replicò il generale, accennando un sorriso tra l’amaro e il rassegnato.

 

 

Cerca