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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
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La stampa sportiva italiana
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Saro' greve / Da Aosta al Messico, viaggio nella memoria

Lunedì 27 Agosto 2018

 

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L'affollato Trofeo Calvesi, giunto alla quindicesima edizione, come occasione di incontro, verifiche e qualche (ri)scoperta.

di Vanni Lòriga

Sono certo che sabato Sandro Calvesi abbia seguito dall'alto, con lo stesso nostro piacere e commozione, la XIV edizione del Trofeo a lui dedicato e celebrato nel campo di Saint-Christophe, ad Aosta. Nell’arco di una mezza giornata tutti insieme abbiamo vissuto il presente della nostra migliore atletica (quella giovanile che parla di futuro) e rivissuto un passato glorioso che risale a mezzo secolo fa (Messico 1968 con le medaglie di Gentile ed Ottoz), ma che affonda le radici ancora più lontano nel tempo.

Il PRESENTE – Andiamo per gradi. Il “presente” sono i protagonisti delle circa cinquanta gare che hanno visto impegnati atleti dai 3 anni (super-eroi ...) agli Assoluti e i cui (tanti) risultati sono reperibili sul sito www.calvesi.it. Ad alcuni dei vincitori (juniores dei 100 piani e degli ostacoli) sono stati attribuiti Trofei speciali intitolati ad atleti che troppo presto ci hanno lasciato (Silvano Pierucci, Marco Acerbi e Gigi Bertocchi) e ai grandi Maestri Nicola Placanica, Gabre Gabric e Sandro Calvesi.

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La targa marmorea allo Stadio dei Marmi che ricorda l'accademista Calvesi.


LA FAMIGLIA – Tutti sanno che Gabre e Sandro erano i genitori di Mariella e di Lyana, coniugata Eddy. E loro due, con i figli Laurent, Patrick e Pilar hanno costruito questo capolavoro di Meeting, atto d’amore e di sfida alle (non poche) difficolta. Una intera comunità di appassionati si è impegnata per la perfetta e reiterata riuscita di una vera opera d’arte che testimonia la possibilità di fare cose impossibili anche in tempi difficili. Come avrebbe detto il collega Salvatore Massara esiste “una speranza che giammai si muore …”

BRONZI ‘68 – Torniamo ai Giochi del Messico e scopriamo alcune curiosità sui due medagliati (di cui pensavamo di sapere tutto) che ci erano ignote. La prima è che il nome completo di Ottoz è Eddy Jean Paul e che gode di doppia nazionalità. Infatti la mamma Marthe (di Mandeliu la Napoule) gli ha anche trasmesso anche il proprio cognome De Michelis. Per quello i francesi lo volevano rivendicare. La stessa Mamma Marthe spiegava che quel La Napoule legato a Mandelieu è dovuto al fatto che dal locale storico Castello si ha una visione simile a quella del golfo partenopeo.

Con Eddy riviviamo per l’ennesima volta le fasi salienti della sua vita atletica. Iniziò con il salto in alto e per coprire una esigenza della sua scuola negli studenteschi fu costretto a saltare gli ostacoli. Non li ha più lasciati. Ci riassume anche la finale di Messico.

“Il terzo posto non mi rese felice. Studiai la situazione con una certa freddezza e conclusi che non c’erano i presupposti per vincere. Avrei potuto tentate l’impossibile e se lo avessi fatto magari sarei arrivato ottavo. Invece valutai che potevo aspirare all’argento perché Ervin Hall era alla mia portata. Invece commisi un errore al primo ostacolo superato con le anche arretrate e dovetti accontentarmi del bronzo. D’altra parte l’ultimo mese mi ero allenato da solo e risentii della forzata assenza di Calvesi. Lui era il mio occhio esterno e vedeva e correggeva i miei errori.

Giuseppe Gentile aveva invece debuttato in atletica all’eta di 15 anni a Villa Ada in una corsa campestre studentesca. “Partii come un razzo e presi un vantaggio di un centinaio di metri. Passo dopo passo sentivo che gli altri si avvicinavano ma riuscii a resistere sino alla fine e vinsi per un soffio”.

Passò poi ai salti. Dono di famiglia: anche suo padre Vincenzo da giovane aveva praticato l’alto ed in un raduno in Sicilia fu seguito dal grande Comstock, Beppe ricorda che avesse un personale di 1.75 nei primi anni Trenta. Come è stranoto, al Messico Gentile fu terzo e migliorò per due volte il record mondiale, 17.10 in qualificazione e 17.22 nel primo salto di finale.

“In realtà – precisa ora – avrei potuto fare meglio, molto di più. Se questo non successe il 90 per cento della colpa fu mia ed il 10 per cento della federazione che lasciò a casa il mio allenatore Gigi Rosati. Il salto migliore avrebbe potuto essere il quinto, che conclusi con la misura di 16.54 dopo un hop attorno ai 6 metri, uno step di circa 5.50 sbilanciandomi completamente nel salto finale. Non so dove sarei potuto arrivare concludendo in maniera normale ma sicuramente molto lontano … inoltre non avendo potuto mai consultare il filmato di quella quinta prova non ho assoluta certezza sulle misure che ho realmente realizzate, Ma era il salto della mia vita …”

Sono partite ricerche da parte degli specialisti e non è escluso che prima o poi non si riesca a trovare il famoso documento chiarificatore. Magari se ne scopriranno delle belle …

Chiudiamo la parentesi messicana precisando che in quella finale del giorno 17 ottobre 1968 furono realizzati quattro record mondiali. Esattamente:

– Giuseppe Gentile 17.22 alle ore 15,15 locali;
– Viktor Saneyev 17.23 alle ore 16,05;
– Nelson Prudencio 17.27 alle ore 17,00.
– Viktor Saneyev 17.39 alle ore 17,05.

Considerato che la differenza di fuso orario fra Messico City e Roma era di 7 ore è chiaro che per il pubblico televisivo italiano i primati furono stabiliti nella tarda serata del 17 ottobre e l’ultimo nei primi minuti del 18 ottobre. Ma è altrettanto pacifico che la data ufficiale è e resta quella del 17 ottobre.

 

 

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