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Piste&Pedane / Per ora, tutti rimandati a settembre

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Lunedì 27 Agosto 2018

gazzetta-baldini

Le dimissioni di Stefano Baldini, il meno colpevole del flop di Berlino, qualche domanda dovrebbero pur sollecitarla. O no?

 

di Daniele Perboni

Sono passate due settimane dalla fine dei Campionati Europei di Berlino, manifestazione che ha scatenato un putiferio nel mondo dell’atletica italiana. Si è passati dalle critiche feroci su molti social media, giornali e qualche televisione, alle dimissioni di Stefano Baldini (CT del settore giovanile), se vogliamo il meno “colpevole” del lotto federale. Come se ciò non bastasse, dalle stanze dei bottoni sono giunte, candidamente, innocentemente (colpevolmente sosteniamo, e non siamo i soli), indicazioni del tipo “che, sì, ci penseremo, studieremo la situazione, ci faremo carico di ...”, ma con calma. Molta calma. Troppa calma. Il tutto rimandato a settembre. Consueta tecnica. (foto tratta dal profilo stefanobaldini.net).

Nel frattempo qualcosa succederà e il dito accusatore verrà spostato su altri obiettivi, dall’occhio alla luna. Oppure ... In caso contrario la sorte ci correrà in soccorso. Ed è successo proprio ciò che molti auspicavano: Tamberi è rinato. A Eberstadt è ritornato su livelli di eccellenza mondiale (2.33), chapeau! Naturalmente quel risultato, evidenziato a caratteri cubitali su gran parte della stampa, è proprio quello che serviva per mascherare la disastrata stagione italiana. Tecnica di distrazione di massa (senza voler coinvolgere l’incolpevole Tamberi). Un placebo, blando sciroppo. Scommettiamo che tutto il bailamme del dopo Berlino verrà rimosso? Proprio come si auguravano dalle parti di via Flaminia Nuova a Roma.

Per l’ennesima volta l’antica arte italica del procrastinare un problema ha toccato il suo apice in occasione di un, scusateci il gioco di parole, grande problema. Proprio come sostiene John Perry, filosofo di Stanford, quando nel suo saggio The Art of Procrastination, scrive che “Il problema non è il problema, il problema è la tua reazione al problema”. Il suo consiglio è di non reagire, far finta di nulla. In pratica se stili una serie di impegni da portare a termine in ordine di importanza, parti tranquillamente dal più semplice. Tanto avrai sempre tempo per ...

Attenzione siori e siore, gentile e competente pubblico, pochi lettori che da tanto ci seguite, vi rammentiamo che il signor Perry è stato insignito, nel 2011, di uno dei più importanti premi in circolazione nello spazio stellare, che diciamo, cosmico: l’Ig Nobel, sezione letteratura, con il saggio sopra citato. Ecco la motivazione del premio, tratta dal saggio: “Per essere una persona di grande successo, bisogna sempre lavorare su qualcosa di importante, usando ciò come pretesto per evitare di fare qualcosa di ancor più importante”.

Ed ecco svelata la misteriosa e inevitabile strategia del rimando, che da almeno un quinquennio (lustro) viene efficacemente applicata da nostra signora FIDAL. Va detto, invero, che una strategia è “un piano d’azione di lungo termine usato per impostare e coordinare azioni tese a raggiungere uno scopo predeterminato (lo sviluppo dell’atletica di alto livello? Potrebbe essere ...). La strategia si applica a tutti i campi (...) in cui per raggiungere l’obiettivo è necessaria una serie di operazioni separate la cui scelta non è univoca e il cui esito è incerto” (Wikipedia).

Dunque, se l’esito è dubbio perché si dovrebbe spendere tempo, denaro, energie (consensi elettorali?), nel cercare di raggiungere un obiettivo in cui concorrono infinite variabili? La conclusione è: rimandare al domani con lo scopo di temporeggiare o, addirittura, di non fare ciò che si dovrebbe. Ricordate le parole del presidente Giomi al termine dei Mondiali fallimentari di Londra? “L’obiettivo sono gli Europei del 2018”. Berlino è passata, che ci resta ora? I Giochi di Tokyo 2020, transitando dai Mondiali 2019! Altri due anni a temporeggiare. Sarebbe d’uopo l’intervento di qualche entità superiore. Se i sei, …

Eppure qualcosa di buono in ambito federale in questi anni è stato prodotto. Nei mesi precedenti abbiamo avuto modo di scrivere parole lusinghiere sul settore giovanile e sul lavoro svolto per giungere a quegli ottimi livelli. Merito di Stefano Baldini, dei suoi più stretti collaboratori e dei tecnici personali degli atleti stessi. A detta dello stesso commissario tecnico è il risultato di una partecipazione corale ad un progetto che, alla fine, ha fruttato. Ecco perché le sue dimissioni ci hanno colto di sorpresa.

Evidentemente covava un malessere sotterraneo e la non condivisione di obiettivi con altri elementi (Elio Locatelli, il Consiglio Federale? lo stesso Presidente) che non erano emersi in precedenza e che le mancate medaglie hanno fatto esplodere. Irrituali le sue dimissioni? Certo che sì. Se intendi far deflagrare un problema non stai certo a sottilizzare, usando i classici canali istituzionali. Colpisci duro, nello stomaco. Perché, la risposta del prof. Giomi secondo voi è parsa “rituale”? «Leggerò la sua mail a settembre». Accidenti, in quello stesso momento siamo precipitati in un film di Mel Brooks: “Ricordati di non sottovalutare mai il potere infinito dello sforzo!”.


 

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