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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Osservatorio / Padri, figli e ... biglietti aerei

Lunedì 27 Agosto 2018

 

tortu-berlino 2

 

Non è tanto il responso tecnico che colpisce, quello è nelle regole, quanto la disinvoltura di una certa gestione.

 

di Luciano Barra


All’indomani di Berlino si è aperto un dibattito dopo l’intervista, già citata, di Emanuela Audisio ad Eddy Ottoz su Repubblica e l’intervento di Stefano Tilli alla Gazzetta, sui rischi nel rapporto genitore e figlio nella crescita di un atleta. Abbiamo sentito al riguardo diverse opinioni ed abbiamo sentito citare positivi esperienze come gli Ingebritsen o i Borleè e persino quello di Sebastian Coe. Dimenticando sempre di sottolineare come queste esperienze siano nate in Paesi dove la cultura sportiva, e familiare, è ben diversa della nostra. Ovviamente pur non essendo mai stato citato, il “caso Tortu” viene chiamato in causa. Non dimenticando i precedenti non proprio positivi dell’atletica Italiana.

Senza entrare nel merito, viste le suscettibilità che il caso ha alimentato, voglio solo raccontare un episodio. Ero seduto nella tribuna di Berlino il giorno dopo la finale dei 100 (nella foto Colombo/Fidal), quando mi arriva un e-mail di un noto giornalista che si chiedeva – commentando un’intervista, forse alla stessa RAI, del nostro giovane sprinter, che dichiarava che dopo Berlino sarebbe andato in vacanza in Sardegna – se era giusto. Da notare che questa osservazione avviene qualche giorno prima del turno eliminatorio della 4x100 e dell’eventuale (anche questo è in discussione) infortunio.

La cosa suscita, di rimbalzo, tutta una serie di commenti di certo non positivi (e in materia ci siamo già espressi), ma non è questo il punto. Io rimango colpito dalla notizia ed essendo seduto in tribuna a poca distanza dal presidente della FIDAL Alfio Giomi, mi piego su di lui e lo informo. Non voglio dire che mi sarei aspettato che il presidente della FIDAL prendesse il suo cellulare e chiamasse il padre/allenatore dell’atleta per chiedergli spiegazioni. D’altronde sono amici ed hanno speso vacanze in Sardegna insieme. Forse era troppo, ma un sussulto me lo sarei atteso. Invece nulla. La cosa viene digerita come nulla fosse. Lì per lì non capisco e mi immagino la reazione che avrebbe avuto Nebiolo ad una dichiarazione del genere e quante cose avrebbe fatto per evitarlo.

Oggi, da fonte, certa mi arriva notizia che già in partenza da Roma il biglietto di ritorno del giovane sprinter era stato emesso dalla FIDAL direttamente sulla Sardegna. Confesso, ne sono rimasto sgomento. Insieme a questa notizia me ne arrivano anche altre relative alle turbolenze sulle formazioni delle staffette del miglio nei turni eliminatori. Con ingerenze e veti di vario tipo.

Devo aggiungere altro? Devo fare commenti di carattere etico/amministrativo o mi devo attenere solo a quelli di natura tecnica? E se il nostro velocista fosse salito sul podio, la sua destinazione di ritorno sarebbe stata la stessa? Forse sarebbe cambiata solo la località. E la convocazione nella squadra Europea per la Continental Cup sarebbe stata egualmente declinata? E cosa dire poi del fatto che l’atleta è tesserato e stipendiato da una società militare e assistito da CONI e FIDAL? Nessuno gli ha ricordato i suoi obblighi?

Ho indagato un poco sulla materia ed ho auto conferma che la cosa era pianificata in tal modo da molto tempo prima, ed ho così capito perché il presidente della FIDAL non fosse sorpreso della notizia che gli avevo – incautamente – dato. Forse lui stesso aveva autorizzato l’emissione del biglietto aereo, destinazione Sardegna! Spero solo che lui anche questa volta non sia in vacanza in Sardegna, assieme ai Tortu. Pensate Nebiolo in vacanza con Mennea!

Mi è tornato in mente un altro fatto, questo si di natura tecnica, accaduto questo inverno. Mi riferisco a quando – iniziata la stagione indoor – il nostro Filippo decide di fare una sola gara indoor, mi pare a Leverkusen. Mi sono chiesto: ma che significato può avere allenarsi per correre le indoor e poi fare solo una gara? Capisco non voler fare Mondiali o Europei, ma una “sola” gara al coperto che significato può avere?

In conclusione, sapete cosa è che mi stupisce? Che nessuno si stupisca. Evidentemente siamo un Paese ormai talmente malandato e senza principi che tutto viene accettato e ingoiato come nulla fosse.

 

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