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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Ed ora affidiamoci a Nostra Signora della marcia

Sabato 11 Agosto 2018


mattuzzi 2


Si va verso la conclusione: i fasti di Spalato '90, di cui si era favoleggiato, restano solo nella memoria.


di Daniele Perboni

 

Spiace dirlo, ma questa trasferta berlinese sta ricalcando, grosso modo, altre avventure di anni addietro. Dopo la sbornia delle manifestazioni di inizio estate (Giochi del Mediterraneo, europei e mondiali giovanili), che avevano alimentato sogni di gloria, siamo ripiombati nell’incubo che troppo frequentemente ci ha accompagnato. Poche medaglie, almeno sino ad ora, quando mancano due sole giornate alla chiusura, pochissimi finalisti, tante, troppe, controprestazioni che non hanno un perché, una causa, un movente. O forse sì, ma chi di dovere si guarda bene dall’andare a tappare quella falla. Forse perché occorrerebbe incidere profondamente nella carne per strappare il male e scompaginare, contemporaneamente, fragili equilibri politici?


Non siamo così addentro alle logiche romane e delle varie parrocchie. Preferiamo restare al sicuro nel nostro piccolo angolo ai confini dell’Impero.

Nel frattempo piccole Nazioni, atleticamente parlando, ci stanno surclassando. Un esempio? La Grecia, massacrata a livello economico, quasi sull’orlo della rovina eppure... tuttavia ha già vinto tre ori e un argento: lungo uomini, triplo e asta donne (qui anche l’argento). Nel frattempo le possibilità di agguantare nuove “patacche” diminuiscono a vista d’occhio. Chi vede il bicchiere mezzo pieno sostiene che abbiamo a disposizione ancora diverse possibilità, specialmente nella marcia. Non lo mettiamo in dubbio, però anche Libania Grenot, tanto per non fare nomi a casaccio, veniva additata come una medaglia pressoché sicura.


E che dire di Yadi Pedroso, l’italo-cubana, giunta quinta nei 400 ostacoli? Anche la dolce signora originaria de L’Avana, poteva ambire, anzi doveva, ad un posto sul podio. Purtroppo è giunta all’appuntamento con una falla nel motore e si è dovuta accontentare non meglio che del quinto posto, correndo quasi un secondo più lenta della sua miglior prestazione stagionale.

Nel tentativo di giustificare queste défaillance sentiamo mormorare da più parti che “Siamo stati anche sfortunati, troppe esclusioni di atleti per pochi centesimi o centimetri”. Sarà pur vero, però la tentazione di rispondere “Bastava andare più forte, saltare o lanciare meglio...” è irresistibile. E mentre scriviamo queste note una piccola riflessione sale insistentemente. Da quanti anni parliamo, discutiamo, ci arrabattiamo cercando cause, effetti, rimedi a una congiuntura che peggiora di anno in anno?


E così ecco partire una piccola ricerca negli archivi della memoria e dei nostri trascorsi sui campi in giro per il mondo: le risposte fornite dagli atleti alla fine delle loro prestazioni, soprattutto negative. Una costante fluisce inossidabile: “Stavo bene eppure... Non so cosa sia successo. Oggi le gambe non giravano. Mi sentivo strano. Gareggiare la mattina... gareggiare la sera tardi... Troppo caldo. Troppo freddo. Non ho dormito”. Basta! Mentre lasciamo lo stadio, dopo l’ennesima giornata colma di delusioni e poche soddisfazioni, una domanda corre fra i compagni di viaggio: “Cambierà mai qualcosa?”.

Fra tanto buio, una piccola luce pare essersi accesa nella tempesta: Isabel Mattuzzi (nella foto Colombo/Fidal), occhialuta e timida studentessa di lettere antiche, nata, e cresciuta a Rovereto, una terra che sa di atletica come il Parmigiano sa di formaggio. Specialista delle siepi, si è presentata in Germania con l’intento di migliorarsi in una specialità, relativamente giovane, che mai ci ha visto primeggiare, neppure nel Vecchio Continente. Con una corsa coraggiosa e sfrontata è andata all’arrembaggio. E l’ardimento è stato premiato con l’ingresso in finale e con il quinto tempo fra le finaliste.


Oltre 16 secondi in meno rispetto al precedente primato personale. In termini metrici è come se avesse corso 90 metri in meno dei fatidici tremila. Non male per una ragazza che nell’inverno era andata incontro a diversi problemi fisici che l’avevano costretta al palo per molti giorni. «Ma se hai testa e credi in te stessa, alla fine puoi arrivare lontano. Oggi mi sono fidata e in finale cercherò di fidarmi ancora». In termini statistici il suo 9’34”02 è la seconda prestazione italiana di tutti i tempi, alle spalle del 9’27”48 di Elena Romagnolo realizzato alle Olimpiadi di Pechino 2008.

Per oggi chiudiamo, in attesa della marcia, tradizionale miniera dell’atletica azzurra. Che Odino abbia un occhio di riguardo.

 

 

24. CAMPIONATI EUROPEI
Berlino - 6/12 Agosto 2018

5. Giornata (10 Ago)

Uomini

1500 m - 10. Mohad Andikadar Sheikh Ali, 3'39"95
1500 m - 11. Joao Bussotti Neves Junior, 3'41"31
110 ost. - [10.] Lorenzo Perini, sf4) 13"50/-0,1
110 ost. - [11.] Hassane Fofana, sf4) 13"52/0,0
110 ost. - [18.] Paolo Dal Molin, sf6) 13261/0,8
4x400 - Nazionale, b2) 3'04"08
(E.Scotti, M.Tricca, V.Aceti. D.Re)
Triplo - [13.] Simone Forte, Qlf) 16.35/1,4
Triplo - [20.] Fabrizio Donato, Qlf) 16.15/-0,9



Donne
200 - [15.] Irene Siragusa, sf6) 23"30/0,2 [b2) 23"60/-0,5]
200 - [18.] Gloria Hooper, sf7) 23"43/1,4 [b2) 23"28/0,4]
3000 Siepi - Isabel Mattuzzi, b5) 9'34"02 (PB)
3000 Siepi - Martina Merlo, b8) 9'41"05 (PB)
3000 Siepi - Francesca Bertoni, b12) 9'47"75

400 m ost. - 5. Yadisleidy Pedroso, 55"80
4x400 m - Nazionale, b1) 3'27"63
(M.B.Chigbolu, A.Folorunso, R.B.Lukudo, L.Grenot)
Alto - 8. Alessia Trost, 1,91


 

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