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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Osservatorio / Sara' Milano la citta' olimpica 2026. Lo merita

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Giovedì 26 Luglio 2018

malago-18 2


Tutto lascia intendere che il 1° agosto la scelta del CONI cadrà su Milano. Proviamo a capire perchè.


di Luciano Barra

 
Distratto dall’atletica non ho seguito con attenzione la vicenda Milano vs Torino vs Cortina. A dire il vero, una situazione tutta italica e stucchevole. Ma sono stato bacchettato da amici e giornalisti perché non mi esprimo. Allora ve la dico tutta. Non solo Milano sarà scelta dal CONI la prossima settimana come candidata olimpica per gli Invernali 2026, ma vincerà a settembre del 2019 il voto dei membri del CIO. I segnali ci sono tutti e li enumero. Ma prima, da romano, voglio ricordare che Milano è la vera Capitale morale del Paese e merita questa investitura. Lo ha dimostrato in questo ultimo decennio ed ora è giusto che questa riconoscenza sia legittimata anche nello sport.


Sapete quale è un’indicazione che i milanesi sono seri e professionali? Nello sport organizzato (manifestazioni, dirigenze, ecc.) e nell’impiantisca sono sotto zero. Hanno volutamente scelto di occuparsi di cose più serie e sostanziali. Ed hanno ragione.

Ovviamente la strada per ottenere questo ambito onore non è facile, ma come detto i segnali ci sono tutti. Le altre candidature di cui si parla sono soggette ad un feroce “spoil system” pari a quanto già avvenuto negli anni passati. Caduta Sion, ed in previsione di altre rinunce possibili, il CIO vede solo Milano come soluzione migliore. Può il CIO, a fronte dei contratti televisivi con l’americana NBC e con Discovery (per l’Europa), permettersi di andare per la terza volta consecutiva in Asia? Tra l’altro più il CIO manda in giro il mio amico Christophe Dubi a sostenere la bontà delle varie Candidature Olimpiche, più le stesse vengono impallinate. E per fortuna che in Italia non c’è l’obbligo di un referendum, …

GRANDI EVENTI - In questa situazione il presidente del CONI Giovanni Malagò si sta muovendo con scaltrezza. Alcuni mesi fa si trovava di fronte al punto 24 del “contratto” siglato da M5S e Lega che prevedeva un ridimensionamento del ruolo del Comitato, anche con chiari segnali di sofferenza da parte delle forze ora al governo, nei suoi confronti. Segnali ancora presenti grazie all’attivismo del Sottosegretario alla Presidenza delegato allo Sport che sta creando un’unità sportiva presso la Presidenza del Consiglio utilizzando persino dipendenti provenienti dal CONI. Per fare cosa? Neanche a farlo apposta, per gestire i grandi eventi.

Malagò, finora, ha saputo affrontare la questione delle tre candidature italiane in maniera furba. La situazione non era facile perché le forze politiche in campo erano una contro l’altra e il CONI avrebbe rischiato di trovarsi a fare il vaso di coccio. Torino con i M5S, Cortina con la Lega e Milano con il PD. Le prime due si sono suicidate da sole. Torino con una diatriba interna pericolosissima per chi ambisce ad un’investitura così importante; Cortina perché troppo piccola per una Candidatura Olimpica che oggi ha dimensioni ben superiori all’edizione 1956. Voilà, non rimane che Milano ed il Governo si vede costretto dai fatti ad ingoiare un successo del PD. Nella speranza che in future elezioni amministrative le carte si possano ribaltare.

IN CARROZZA - Altro segnale che il CIO vuole Milano è la immediata proposta di elevare al soglio olimpico il presidente del CONI. Sia chiaro, non è uno scandalo. Con Pescante e Carraro in via d’uscita dall’organismo era normale che ciò dovesse accadere. Tra l’altro Malagò e il CONI rappresentano una forza per il movimento olimpico. Ma l’aver anticipato la sua nomina alla prossima sessione del CIO di Buenos Aires è una forzatura che si spiega proprio nella volontà del CIO di sostenere il CONI ed il suo presidente in un momento politico di difficoltà e con ciò rafforzare la candidatura di Milano. Perché definisco la proposta di nomina una forzatura? Perché in base alle nuove norme del CIO, un Paese può avere solo un Membro effettivo a titolo individuale.


L’Italia ha Pescante che esce, ma ha anche Carraro che rimane Membro CIO fino al 2019. È vero che c’è il precedente del Sud Africa. Altra lettura del sostegno del CIO per Milano è la proposta, che sarà presentata nella sessione di settembre, di permettere a Milano di essere candidata anche se la sessione in cui verrà presa la decisone si svolge in Italia.

Detto questo, e dubito che verrò smentito dai fatti, Milano può considerarsi in carrozza. E dal 1° agosto sarà la candidatura ufficiale dell’Italia. Me è qui che la parte seria del lavoro incomincia. Non certo per trovare i voti, a quello ci pensa il CIO, ma per trasformare una Candidatura, per ora sulla carta, in qualcosa di molto più serio. Ci sono possibilità e tempo. Se non viene fatto questo lavoro ora si rischia di avere una candidatura priva di sostanza e soprattutto si riproporre di un bis o un tris di quanto è accaduto –e ancora accade – con altre manifestazioni svoltesi e da svolgere in Italia. Evito di citarle, ma la situazione delle Universiadi a Napoli è emblematica, ci sarebbero le risorse ma, …

C’è quindi bisogno di mettere in campo, a supporto della candidatura italiana, non solo gli uomini di sport ma altre figure professionali, come architetti esperti di urbanistica, bocconiani esperti di mobilità, tecnici esperti di economia e di diritto amministrativo, ecc.

ROMANOCENTRICITÀ - In Italia si pensa sempre che questi siano problemi da affrontare dopo l’assegnazione. Gravissimo errore. Questi sono problemi che rafforzano la fattibilità della candidatura, la serietà della proposta, la necessità di uno studio di fattibilità finale che non sia limitata al giochino del “monopoli” su dove collocare gli impianti e soprattutto che produca i numeri certi sui costi che dovrà sostenere lo Stato.


È noto che il Sindaco di Milano ha chiaramente indicato che la città non ci metterà un euro e che tutto dovrà venire dal Governo. Sette anni di tempo, dal momento dell’assegnazione, non sono sufficienti in Italia per realizzare opere e finanziare progetti. Guardate la storia dello stadio della Roma da costruire su un terreno privato e con risorse private. Sono passati 4 o 5 anni e non si vede ancora la posa della prima pietra.

Il presidente del CONI si trova ora in questa comoda posizione e deve saperla sfruttare. Fossi in lui, mi taglierei la barba bianca che si è fatto crescere, lascerei Sabaudia (quasi fosse Hemingway intento a scrivere “Il Vecchio ed il mare” e a sognare altre scalate olimpiche) e mi installerei il più a lungo possibile a Milano per dimostrare che la “romanità” rimane a Roma.

D’altronde l’ha chiaramente criticata il Sottosegretario Giorgetti la “romanocentricità” del CONI. Eviterei soprattutto questa perenne confusione fra CONI e Circolo Aniene per cui non si capisce chi è chi e con chi. Milano non l’accetterebbe e non merita questo approccio.

 

 

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